Da Il Mondo – 08/2012
Le provocazioni di Delzìo e i rischi di rivolte di chi paga.
Sentimiento nuevo. Gli italiani ormai considerano l’evasione uno dei principali problemi da risolvere per rimettere il Paese in carreggiata. A intercettare questo orientamento è l’ultimo libro di Francesco Delzìo. Giovane manager, che già in un altro pamphlet intitolato Generazione Tuareg, ha azzeccato l’analisi di una schiatta di giovani tra i 20 e i 35 anni costretti a muoversi nel deserto del precariato e della flessibilità. Delzìo in Lotta di Tasse evidenzia l’intollerabile livello di evasione fiscale da cui origina una profonda ingiustizia fiscale. A essere penalizzate sono sempre di più alcune categorie. Lavoratori dipendenti e pensionati si sobbarcano il 78% dei gettito fiscale, pur detenendo solo il 30% della ricchezza nazionale. Un carico che si traduce in una pacchia fiscale per autonomi e liberi professionisti. Si prospetta perciò il rischio di una nuova lotta di classe non più sul terreno del mercato e dei fattori di produzione, quanto su quello delle risorse pubbliche e dei servizi garantiti dallo Stato.
E proprio il diffondersi di questa nuova coscienza, che secondo Delzìo prende consapevolezza dell’ingiustizia fiscale, può rappresentare il countdown verso nuove forme di boicottaggio organizzato contro professionisti e commercianti che evadono. «Lo spartiacque tra categorie diverse di contribuenti è uno dei temi che potrebbero caratterizzare il prossimo decennio, commenta Giorgio Santini, segretario aggiunto del Cisl, sottolineando l’intuizione del libro. Che contiene un appello per un nuovo patto di giustizia sociale contro gli evasori. L’autore si spinge oltre le misure (maggiore tracciabilità del denaro, forte limitazione del segreto bancario e nuovo redditometro) adottate dal governo di Mario Monti. La fedeltà e la lealtà fiscale devono diventare la scelta più conveniente mettendo al confino l’evasione e l’elusione. «L’essere fedeli al fisco dimostra che può esistere un trend virtuoso come emerso in occasione dei versamento dell’Imu, a dispetto dei tanti inviti a non pagare la nuova imposta municipale» osserva I sottosegretario delle infrastrutture e dei Trasporti, Guido Improta. Serve, però, un patto di giustizia fiscale e per raggiungerlo vengono fissate quattro norme sociali che se introdotte costituirebbero una vera rivoluzione economica e culturale.
L’obiettivo è l’espulsione dal campo di gioco dell’evasore che ha commesso fallo non pagando le tasse. Tradotto vuol dire prima di tutto un bonus fiscale per chi denuncia episodi di evasione. Segue il secondo suggerimento: fissare cioè un principio generale per cui l’esercizio di un’attività commerciale o di uno studio professionale è consentito solo nel rispetto delle regole fiscali. In pratica chi sgarra non battendo scontrini o dimenticando le fatture rischia la chiusura del negozio o dello studio. La terza misura punta invece a incentivare modelli virtuosi con una sorta di bollino blu per gli esercizi commerciali gestiti in maniera fiscalmente fedele.
Per contro chi evade si vedrebbe iscritto In una black list online… Sono proposte shock per richiamare l’attenzione sul tema.
Aggiungo, inoltre, che considero molto efficaci le sanzioni che impattano sul livello reputazionale dei contribuenti, continua Improta. C’è, infine, la quarta gamba su cui regge la ricetta dei libro. Una medicina forte che propone la sospensione dell’erogazione dei servizi pubblici per i contribuenti colpevoli di reiterati e acclarati reati di evasione fiscale.
«Sono strumenti perfettibili che assumono la veste di provocazioni, ma vanno considerati, aggiunge Santini. Ancora più netto è Improta che seguendo la traccia del libro arriva a dire che agli evasori fiscali non dovrebbe essere assicurato l’accesso al servizio sanitario nazionale, se non per le cure di pronto soccorso.
Di A. D.
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- 2012.07.27
Lotta di classe anti-evasione