Claudio Donatelli, Annalisa Nicastro
L’invincibile estateStorie di sport e di vita. Trionfi, cadute e rinascite
Il prologo è spesso la chiave di apertura, creando nel lettore lo spirito giusto per gustare il libro. Giovanni Malagò, presidente del CONI, raramente rifiuta il ruolo quasi istituzionale e nella fattispecie è ricco di elogi e stima per l’opera di autori uniti anche nella vita, che hanno voluto raccontare con entusiasmo e partecipazione, le atmosfere personali di ogni atleta, dirigente o anche giornalista, intervistandoli nel modo più diretto e semplice. Fuori dagli schemi usuali, per cui ogni soggetto si rapporta, dedicandosi esclusivamente al ruolo richiesto, anche se spesso esce dal contesto personale per rientrare dopo pause riservate ad altri soggetti. Tutti protagonisti di imprese, nell’anno della riscossa, quel 2021 che segna il confine tra la tragedia del Covid e l’uscita dall’incubo. Confesso che temevo di leggere un già visto, come un pacchetto confezionato molto bene, ma trovando all’interno la sorpresa deludente. Invece ho scoperto che ci può essere una buona lettura senza salire su vette sublimi, ma offrendo la naturalezza della semplicità, raccontando fatti e riscontri, sensazioni ed emozioni, evitando paroloni e voli pindarici. Pane al pane e vino al vino. Completati da assortimenti naturali, non adulterati. Ovvero nessuna forzatura. Anche se come debuttanti, possono insegnare a molti. Quando intervistano Irma Testa, la farfalla del ring, la prima pugilessa italiana capace di vincere una medaglia olimpica, costruiscono altre storie, di famiglia e di ricordi. Inserendo nel contesto diversificazioni con episodi peraltro molto simpatici. Nella località francese, chiamata Clairefontaine, dove si trovava Stefano Donatelli al seguito dell’Under 18, in qualità di preparatore atletico, anni prima un addetto; era stato inviato dalla nostra Federcalcio in Francia, per un servizio sulla nazionale transalpina. La zona è stupenda, il centro francese si trova in mezzo ad una foresta senza soluzione di continuità, circondata da un alto muro. Che deve scavalcare con enorme fatica, trovandosi davanti invece della nazionale in allenamento, il deserto assoluto. L’armata transalpina si era trasferita altrove da tempo. Al ritorno a Roma, si prese pure il cazziatone dall’allenatore degli azzurri per non aver concluso nulla. Un ricordo nel passato, mentre conversa con Irma dando corpo agli ultimi minuti del terzo round contro la filippina Petecio, che vale la finale, il verdetto negativo e altre considerazioni. Nel contempo osserva il figlio Pietro, giocare la partita nei pulcini nella squadra di quartiere. In questa corsa al quadrato, un posto importante lo occupa Patrizia Panico che nella trasferta francese ha il ruolo di allenatrice, conversando amabilmente con l’autore. La particolarità è che il lettore non fatica tenere legati i fili di tanti episodi. Non fa eccezione la chiacchierata in treno con Gianluca Vialli, a sua volta fonte di ispirazione per il suo futuro lavorativo. Tra un dribbling e l’altro, tra il distinguo qualità e quantità, lo specifico argomento sul talento e altre situazioni non meno importanti, ecco il cambio direzionale, il focus e su Maurizio De Giovanni ex pallanuotista, che racconta la trasformazione da atleta a giallista di fama. La fantasia ha il potere di annullare le distanze, per cui da Napoli a Genova impieghi un nulla e incroci Dalma Caneva, il gioiello della lotta libera azzurra, figlia d’arte, intervistata mentre si allena in palestra. Attenzione anche per il direttore di Tuttosport, del quale ha una specie di venerazione, considerato lo spazio che gli dedica in avvio e conclusione del libro. In questo caleidoscopio di imprese, non poteva mancare Sofia Goggia, bandiera azzurra sulle piste di sci del mondo e il mondo del calcio dove mister Mancini e un senatore come Chiellini hanno posti privilegiati. Non viene dimenticata la pallanuoto azzurra, sulla cui tribuna d’onore troneggia Pino Porzio, il vate assoluto in acqua e fuori, da giocatore ad allenatore. Gli ultimi capitoli hanno sapore più agro che dolce, tra il Covid 19, mascherine e zone di vario colore. L’incontro con Agnese Rossi, già gloria dell’atletica che a 51 anni ha l’entusiasmo di una ragazzina, fa risalire il termometro della fiducia nel futuro. Buona lettura.