Breve recensione del saggio del semiologo Luigi Tassoni
Luigi Tassoni: Diario di lettura e letteratura. Nell’immaginario collettivo di ogni singolo lettore c’è la strenua convinzione che siamo noi a voler scegliere i libri da leggere o da consultare. Nulla di più fallace, poiché pare che sia esattamente il contrario, ossia che i libri inseguano noi, proprio come uno dei tanti misteri che ruotano intorno alla straordinaria bellezza della letteratura.
Ed è stato proprio così (esperienza personale, lo giuro) per il prezioso volume del semiologo locale Luigi Tassoni “Diario di lettura e di letteratura “, edito da Rubbettino, che per fortuna mi è riapparso misteriosamente sotto gli occhi dopo averlo scartato in edicola la scorsa estate. Un volume che è un condensato di storie, ricordi, viaggi, pensieri con al centro la letteratura che si legge come un lungo diario, uno scrigno ricolmo di articoli e saggi letterari raccolti e riuniti per l’occasione, strappandoli a vecchi diari consunti dall’uso.
Ed è facile gioco perdersi tra le storie siciliane intrise di mafia di Leonardo Sciascia, quelle calabresi di Mario La Cava e Lorenzo Calogero, il “baule” dell’ungherese premio Nobel Sandor Marai, l’aristocrazia di Tomasi di Lampedusa, la pipa di Maigret, i Canti leopardiani, i monologhi dirompenti di Imre Kertesz.
Un saggio che si legge come una lunga storia, che attraversa l’Italia e l’Europa tra i fondali di una letteratura che pulsa di vita propria, che sbaraglia il campo dai facili cliché, che non s’intimorosce di nuotare controcorrente, anche se di fronte ti trovi “ una sagoma stereotipa “ che non pare somigliare molto a quella di Italo Calvino, scrittore scandagliato da ogni italianista che si rispetti. Proprio come faceva il più grande semiologo di sempre, Umberto Eco, gigante tra i giganti, che riusciva a spaziare con eguale disinvoltura tra un testo di Victor Hugo ed una disamina sulle “qualità “ di Mike Bongiorno.
Un saggio che riesce a riannodare storie apparentemente lontane come quelle di Calabria e quelle del nord Europa, che ci apre mondi e confini insospettabili, che vorresti non finisse mai, tanto è profonda ed acuta l’analisi dell’autore. E che pone anche un grido d’allarme per i “troppi libri di scarsa qualità promossi, premiati e reclamizzati ad opera di falsi autori prepotentemente in vetrina”.
Una letteratura che, come diceva qualche anno addietro Giulio Ferroni, “ si moltiplica e contemporaneamente arretra, assediata dall’impero dei media, dalla vacuità della comunicazione, dalla degradazione del linguaggio della vita civile”.
Riprendiamoci il valore – ammonisce Tassoni – di entusiasmarci per un testo letterario, di sognare per una storia, d’incuriosirci per mondi sconosciuti, di perdersi sfogliando un testo, di imparare a pensarla diversamente, di lasciarci conquistare non dalla bellezza canonica, ma dalla “bellezza come pensiero , come linguaggio, come percorso, persino come impegno. La lettura, quindi, vista come atto di coraggio e dispensatrice di infiniti effetti positivi, la narrazione come seduzione, la poesia come atto rivoluzionario. Comprate questo bel volume e leggetelo tutto d’un fiato. Non ve ne pentirete.