da ilfoglio.it del 29 Novembre
La provocazione è grossa – “Meno stato e più comunità per arte e ricerca”, è il sottotitolo del saggio – e l’autore stesso si dichiara disponibile ad accettare il dissenso, ma la tesi da cui parte è documentata. “Papa Urbano VIII, intorno al 1630, pur commissionando opere artistiche, chiese, sculture e affreschi, fece fondere i bronzi di epoca romano-imperiale che rivestivano il soffitto del pronao del Pantheon per fare il Baldacchino della Basilica di San Pietro. Il Pantheon adesso è uno dei monumenti più fotografati nel mondo e considerato come una bellezza assoluta e intoccabile, mentre pochi secoli fa il Papa lo spogliava per prendere il metallo che occorreva al ‘suo’ Baldacchino”. Anche il Partenone, lo consideriamo “l’esempio massimo di un’architettura solenne ed essenziale che ci viene dalla classicità. Un’architettura pulita, spoglia nella sua impressionante solennità. Ma il Partenone che vediamo (o meglio, quel che resta di lui) non è affatto il Partenone delle origini. Quando fu costruito nel V secolo a.C. era tutto variamente decorato: il frontone aveva sculture, le metope avevano bassorilievi e fregi che correvano tutto attorno all’edificio”. Seguono altri esempi, tesi a dimostrare che, se la storia è un fluire continuo, “non vi può essere nessuno che determini una volta per tutte cosa sia il patrimonio. Né la legge né un re né un comitato di saggi né un consiglio scientifico di storici dell’arte”. La proposta per far rinascere la cultura e la ricerca in Italia di Luca Nannipieri (saggista e scrittore che si occupa di arte e beni culturali) fa perno su un cambiamento radicale che dia centralità alla persona e alle libere comunità che nascono nei territori. Dal momento che la cultura non è né un obbligo né un diritto ma un desiderio, sostiene Nannipieri, nessun museo, biblioteca, archivio, festival o università deve essere preservato senza che siano gli individui e le comunità a volerlo. Un museo come gli Uffizi può essere domani trasformato o chiuso e le sue opere disperse, se così vorranno gli individui e le comunità. Il peso dello stato deve pian piano regredire e permettere che le comunità si riapproprino dei loro patrimoni e territori e trasformino le loro culture come meglio credono, senza che vi sia un supervisore onnipotente che ne orienti le scelte con divieti o appoggi. Nannipieri auspica dunque un cambiamento della Costituzione e delle leggi, l’abolizione delle Soprintendenze e degli Istituti centrali, e una trasformazione profonda dei paradigmi che dominano l’asfittico sistema culturale italiano.
Clicca qui per acquistare il volume al 15% di sconto
Altre Rassegne
- ilfoglio.it 2013.11.29
“Libertà di cultura” di Luca Nannipieri - Corriere della Sera 2013.12.02
Liberare la bellezza dallo Stato – Non funziona la tutela accentrata del patrimonio culturale
di Marco Romano