Per economia si intende l’organizzazione dell’utilizzo di risorse scarse (limitate o finite) attuata al fine di soddisfare al meglio i bisogni individuali o collettivi e un sistema di interazioni che garantisce un tale tipo di organizzazione, che si chiama sistema economico. La nozione di economia, provate a consultare qualsiasi dizionario, non si discosta da questa. Cambiano, talora, alcune parole, o l’ordine in cui si succedono, ma non il significato, la sua cognizione.
Conveniamo che il concetto – ve l’assicura chi scrive da oltre 30 anni di giornalismo economico e dunque di economia – è piuttosto arido, algido, anodino: non coinvolge, non scalda i cuori del lettore o dell’ascoltatore. Che resta interdetto, spiazzato. Se poi ci si mettono i professoroni o gli esperti che adoperano per parlarne del linguaggio tecnico e talora paludato, stiamo freschi.
Le obiezioni non mancano di certo: si osserverà che, in fondo, l’economia non è per tutti. Che siamo al cospetto di una scienza mica di una schedina del Totocalcio (un acronimo, quest’ultimo, che sta per Totalizzatore calcistico) e, quindi, di una materia complessa che abbisogna per essere studiata, compresa, assimilata, di conoscenze. Niente di più sbagliato, di più lontano dal vero.
Un esempio di come si possa parlare di economia in maniera semplice ed efficace allo stesso tempo ci viene offerto dal saggio L’economia di Clara. Breve viaggio nella scienza del quotidiano (Rubbettino, pagg. 142, euro 13,00) scritto da Pierangelo Dacrema, economista ed ex docente dell’Università Luigi Bocconi di Milano, oggi professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università della Calabria, prolifico saggista e da questa testata più volte intervistato.
La sua è un’opera meritoria. Vi domanderete: e perché mai? È presto detto: in appena sette brevi capitoli, peraltro caratterizzati da un livello progressivo di difficoltà, ma intimamente collegati tra loro, per quanto ciascuno di essi possa essere letto indipendentemente dagli altri, dà prova – se ce ne fosse stato bisogno – che l’economia non è affatto una materia oscura, complessa, impenetrabile. Forse dipende da chi la maneggia, ovvero da chi ne scrive e ne parla renderla alla portata di tutti. A patto che chi la conosce sappia spiegarcela con un linguaggio semplice e suggestivo.
Nel nostro caso, la voce narrante è infatti quella di una bambina di dieci anni di nome Clara. La narrazione è ricca di esempi tratti dalla storia vera (per esempio, la vita dell’uomo delle caverne) o dalla vita quotidiana (come funziona una banca).
Il testo risponde a quesiti specifici (che cos’è la moneta, cosa sono i prezzi, che cos’è il capitalismo) o di ordine generale (che cos’è un’economia di mercato, perché c’è il divario tra ricchi e poveri, perché un dipinto può valere più di un altro) e chiarisce il ruolo dei grandi pensatori dell’economia (Karl Marx e John Maynard Keynes). Lo stile narrativo e l’approccio sono fondamentali e consentono dunque di far comprendere abbastanza chiaramente ad adulti e bambini cosa sia l’economia, a cosa serve e come funzione. È poco? È tanto? A voi lettori l’ardua sentenza.
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