“Rita Levi-Montalcini, una donna libera” è il titolo della prima biografia completa sull’unica donna Premio Nobel per la Medicina (nella foto). L’ha scritta la giornalista Carola Vai. Il volume (edito da Rubbettino, trecento pagine in vendita a 18 euro) ripercorre l’intera vita della scienziata e senatrice a vita. Quando a 78 anni ricevette il premio Nobel per la medicina – quinta tra gli italiani dopo Camillo Golgi, Daniel Bovet, Salvatore Luria e Renato Dulbecco e prima donna a essere iscritta nell’albo d’oro della medicina italiana – continuò a studiare per altri vent’anni trascorsi a lavorare, viaggiare, incantare persone di tutte le età, ruoli professionali e scientifici, a ricevere premi, a tenere conferenze, indifferente verso qualche detrattore e alcune violente critiche. Per scoprire cosa ha condotto questa straordinaria donna a contrastare, con successo, dogmi ritenuti insuperabili, la giornalista torinese Carola Vai si è cimentata in una biografia dettagliata. L’autrice che nel corso della sua attività professionale ha avuto l’opportunità di conoscere la scienziata, analizza le principali caratteristiche motrici di un successo mondiale non solo scientifico, ma pure di immagine. Innamorata della ricerca scientifica, ma anche appassionata di viaggi, arte, moda, Rita Levi-Montalcini per tutta la vita ha contrastato, con risultati positivi, dogmi fino ad allora considerati inviolabili. E pur non sposandosi, ha sempre affiancato agli interessi personali attenzione verso la famiglia e gli amici superando la lontananza con lettere, telefonate e, appena possibile, visite accompagnate da tanti regali. Dotata di un’abile bravura nello sbarazzarsi dai condizionamenti ambientali e dalle influenze negative, Levi-Montalcini era profondamente autonoma, con uno spirito indipendente da qualsiasi mondo che non fosse il suo mondo personale. Nnacque in un periodoin cui non c’erano aerei, cellulare, internet, sanità pubblica, ferie pagate ai lavoratori, pensione di anzianità. A sessantacinque anni beneficiò della sanità pubblica, delle ferie e della pensione. Di quest’ultima non era contenta. “La pensione è la morte delle persone. Andrebbe abolita”, disse, senza ripensamenti. E lavorò fino a pochi mesi prima di morire, a 103 anni, dopo aver utilizzato aerei, telefonini, computer. L’avanzare dell’età non annullò il suo entusiasmo e la sua curiosità verso la vita, la scienza, la modernità. Si sentiva a proprio agio in ogni occasione, maestra nell’affrontare la vecchiaia in salute mentale e fisica, esempio da imitare in un’epoca con ultracentenari in continuo aumento. Fu indicata come “simbolo mondiale della scienza”, “icona del potere dell’intelligenza”, “immagine pubblica della scienza italiana”, “principessa della scienza”, “signora di ferro”. Una popolarità eccezionale per una scienziata al punto che, ormai quasi centenaria, in una classifica di gradimento tra i ragazzi scavalcò persino il campione mondiale motociclistico Valentino Rossi che in quel periodo aveva l’età di un suo possibile pronipote.La morte non distrusse il suo mito. La sua scoperta scientifica è diventata materia di studio in tutto il mondo, mentre il suo volto è finito su un francobollo italiano commemorativo. Rita Levi-Montalcini oggi è anche un asteroide in orbita tra Marte e Giove su decisione, nel 2010, della International Astronomical Union. Motivazione: la scoperta dell’NGF, Nerve Growth Factor, la molecola che controlla la proliferazione delle cellule nervose. Il libro punta a illustrare la personalità e la vita della scienziata, a ricostruire storicamente, sulla base di fatti accertati con lunghe ricerche, la sua biografia ambientata nel suo secolo di vita. Il libro non tenta di perpetuare il mito della torinese più conosciuta al mondo. L’intenzione è narrare la sua abilità diplomatica, e quella comunicativa – insieme a cultura, visione e capacità di controllare le emozioni – percorrendo in chiave giornalistica, attraverso la storia di un secolo, la sua esistenza, il clima famigliare, politico e sociale che contribuirono, pur tra varie peripezie esistenziali, a condurla sul podio mondiale, “star” all’età di cento anni per meriti scientifici e sagace destrezza di catalizzare l’attenzione di uomini e donne di tutte le età ed esperienze. Carola Vai, laureata in Lingue e Letterature Straniere, ha lavorato all’AGI dal 1988 al 2010 dove è stata titolare della redazione Piemonte-Valle d’Aosta. Ha lavorato ai quotidiani “Gazzetta del Popolo”, “La Stampa”, “Il Mattino”, “Il Giornale” di Indro Montanelli. Ha pubblicato: “Torino alluvione 2000”, “Evita, regina della comunicazione”, “In Politica se vuoi un amico comprati un cane”. Il libro sarà à presentato a Lamezia Terme (Cz), sabato 25 gennaio nel seminario arcivescovile della città, nell’ambito della rassegna “Il sabato del villaggio”.
“Il senso delle parole. Dalle crisi al futuro dell’informazione” è il titolo del convegno promosso dalla Slc Cgil di Puglia, con la collaborazione di Cgil regionale, Assostampa, Fnsi e Ordine dei Giornalisti di Puglia, per domani, mercoledì 22 gennaio presso l’Hotel Excelsior a Bari. Una sorta di stati generali dell’editoria che vedrà tra gli altri la presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e l’editoria, Andrea Martella. L’analisi di contesto da cui è partito il Sindacato Lavoratori della Comunicazione “è quella di una crisi che riguarda tanto la carta stampata che il sistema radio televisivo pugliese, per non parlare dei macroscopici problemi che vive il mondo editoriale pugliese. Chiusura di testa giornalistiche, di centri stampa, il fallimento di emittenti televisive, insieme a decine di librerie ed edicole che soffrono le scarse vendite di libri e giornali, rappresentano un quadro devastante del sistema editoriale pugliese. Ma l’iniziativa vuole essere soprattutto un momento di approfondimento rispetto al futuro, a quello che si può fare, in termini di salvaguardia dei posti di lavoro e per provare a capire da qui ai prossimi cinque anni che tipo di sviluppo avrà il settore – pensiamo a sviluppo del 5g che non potrò non influenzare strategie imprenditoriali – e quali politiche pubbliche devono accompagnare questo processo”. L’apertura dei lavori prevista alle 10 con i saluti del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e a seguire un dialogo tra la giornalista Enrica Simonetti e Sergio Bellucci, autore del libro “L’industria dei sensi”. Alle 10.30 la relazione del segretario generale della Slc Cgil Puglia, Nicola Di Ceglie, e a seguire la presentazione di una ricerca commissionata dalla categoria sul sistema informativo pugliese allo scrittore e sociologo Leonardo Palmisano. Quindi gli interventi del sottosegretario Andrea Martella; del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo; del Presidente del Consiglio della Regione Puglia, Mario Loizzo; del segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso; del presidente dell’Ordine dei giornalisti di Puglia, Piero Ricci. La conclusione dei lavori del segretario generale della Slc Cgil, Fabrizio Solari. Ai lavori parteciperà anche Giulia Guida, della segreteria nazionale Slc.
Nell’ambito di ART CITY Segnala 2020 in occasione di Arte Fiera, Teatro Arena del Sole di Bologna ospita la mostra fotografica Mutazioni Resistenti che verrà inaugurata al pubblico venerdì 24 gennaio e sarà visitabile fino al 15 febbraio (ingresso libero). Al centro dell’indagine di Mutazioni Resistenti c’è la città nella quale le continue trasformazioni stanno cambiando il modo di vivere delle persone e la fruizione dello spazio urbano. Bologna rappresenta una delle città italiane che vivono il paradosso di una tensione verso un cambiamento nei confronti del quale si creano contemporaneamente opposizioni, che prendono la forma di una resistenza legata sia ai suoi abitanti che ai suoi luoghi. Mutazioni Resistenti è una ricerca che, attraverso l’osservazione partecipante e una sperimentazione antropologica e relazionale sul campo, rappresenta l’avvio pilota di un progetto più ampio e complesso con uno sguardo nazionale e internazionale. Il percorso espositivo si delinea come una passeggiata nel tempo e nei luoghi della città fatta di persone, storie, conflitti, comunità, legami. L’obiettivo fotografico ne documenta i fenomeni di resistenza più o meno manifesti, riscoprendo la sua natura militante. Negli spazi del Teatro dell’Arena del Sole 15 fotografie di grande formato si alternano in un gioco di in and out entrando nell’occhio del ritratto per poi uscire osservando gli spazi aperti, combinando e mescolando tre generi fotografici: architettonico, ritrattistico e di reportage. A fare da immagine guida alla mostra è il ritratto di Fiorenzo, realizzato in occasione di una delle proiezioni estive all’Arena Puccini per Cineteca di Bologna, luogo resistente per funzionalità ed estetica (la perfezione dell’imperfezione) in una zona come quella della Bolognina che si sta trasformando nel centro urbano di domani manifestando la tensione tra cambiamento e resistenza. Tra le immagini, i luoghi diffusi sul territorio si alternano a quelli del centro storico: dalle torri del quartiere Pilastro, simbolo di resistenza sociale, alle Popolarissime del Quadrilatero Scalo – Malvasia, passando per manifestazioni culturali come “Assedio” in Montagnola e dal centro nevralgico della città, di cambiamento come i binari della stazione visti dal Ponte Matteotti. La Piazza è protagonista di tre fotografie diverse tra loro, ma accomunate dalla visione della stessa come luogo di aggregazione. A partire dal Cinema Ritrovato e Sotto le Stelle del Cinema che ogni estate la trasformano con i loro suoni, i loro colori, le loro luci, riportando le persone a vivere il luogo centrale della città; come Green please, il prato che non ti aspetti che lo scorso settembre, grazie al progetto europeo ROCK – portato avanti da Fondazione per l’Innovazione Urbana, Comune e Università di Bologna – ha cambiato il volto di Piazza Rossini restituendola alle cittadine e ai cittadini. Infine, come nell’evento conclusivo di Bologna Portici Aperti realizzato da Cantieri Meticci, la Piazza come luogo delle persone capaci di mutarne la fruizione e la funzione in un porto di accoglienza con il più umano dei gesti di resistenza: l’aggregazione. Mutazioni Resistenti è un progetto fotografico di Margherita Caprilli e a cura Chiara Sponza realizzato con il patrocinio di Università di Bologna – Dipartimento di Architettura Dipartimento di Eccellenza MIUR, in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione, Cantieri Meticci, Fina Estampa s.r.l., Le cornici ed Chicci e DLF Bologna. Si ringraziano tutte le realtà che portano avanti Fenomeni di Mutazione Resistente in città, che hanno stimolato riflessione sul tema consentendo l’avvio del progetto.
Altre Rassegne
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Carola Vai ospite a Milleeunlibro