«Il danno recato dal monopolio statale dell’istruzione non è dissimile dal danno recato da ogni altra specie di monopolio ». Non solo: «La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola è indipendente dal controllo dello Stato». E infine «la scuola pubblica non avrebbe molto da guadagnare dalla scomparsa della scuola privata». Non si tratta di un recente dialogo tra sostenitori della scuola paritaria, bensì il pensiero di tre esponenti della cultura italiana destinati a sorprendere il lettori. Sono infatti frasi – nell’ordine – di Luigi Einaudi (liberale, economista e presidente della Repubblica italiana dal 1968 al 1955), di Antonio Gramsci (fondatore del Partito comunista italiano, morto nelle prigioni fasciste) e di Gaetano Salvemini (storico, esponente socialista). Tre voci «sorprendenti», a cui si potrebbero unire anche quelle di don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare («Finché la scuola in Italia non sarà libera, nemmeno gli italiani saranno liberi »), di Nicola Matteucci, fondatore de Il Mulino («La religione non può vivere nelle catacombe»), di Antonio Rosmini, filosofo e teologo ora beato («È un diritto naturale quello dei genitori di scegliere i maestri dei propri figli ») e di John Stuart Mill, filosofo ed economista britannico del XIX secolo («Un’educazione di Stato generalizzata non è altro che un sistema per modellare gli uomini tutti uguali»). Senza dimenticare la lettera di don Lorenzo Milani ad Aldo Capitini a difesa di «una libera e reale pari concorrenza » tra scuola statale e scuola non statale. Una carrellata per certi versi inedita quella che propone la prima parte del libro scritto a quattro mani da Dario Antiseri e suor Anna Monia Alfieri, dal titolo «Lettera ai politici sulla libertà di scuola» (edito da Rubbettino nella collana La Politica, pagine 120, euro 12). Per i due autori è quanto mai urgente «sottoporre all’attenzione dei politici – e in special modo dei nostri governanti -, degli insegnanti e delle famiglie argomenti relativi alle ragioni della libertà di scuola e a concrete e ragionate proposte per realizzarla». E infatti il libro si divide in due parti. La prima, affidata a Dario Antiseri, permette di fare arrivare quasi alle radici del problema, seguendone quindi l’evoluzione, e l’applicazione anche con uno sguardo europeo. «In Italia la scuola libera è libera solo di morire» titola amaramente il capitolo nel quale Antiseri dimostra come più volte istituzioni internazionali ed europee si sono espresse per la libertà di scelta delle famiglie in campo educativo e come gli Stati siano chiamati a rendere possibile questo diritto: dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 2000, passando dalla Risoluzione dell’Europarlamento sulla «libertà di insegnamento» del 1984. Per Antiseri si tratta di superare «una visione ideologica » per lasciare posto – anche davanti a voci come quelle citate prima – all’idea che la competizione diventi uno strumento per il miglioramento di tutti. «Chi difende la scuola libera non è contrario alla scuola di Stato – sottolinea ancora l’autore –: è semplicemente contrario al monopolio statale nella gestione della scuola». E proprio agli strumenti per raggiungere la parità, è dedicata la seconda parte del libro, affidata a suor Anna Monia Alfieri. Nella sua analisi l’autrice mostra come un sistema scolastico libero, che non discrimina una parte delle scuole, ottiene migliori risultati nel campo dell’apprendimento linguistico, matematico e scientifico. Interessante il panorama offerto al lettore con tanto di dati e tabelle che aiutano a comprendere la «posta in gioco». Ma l’analisi di suor Alfieri, pur dando conto degli strumenti in campo, offre come strada maestra per una vera libertà di scelta, accompagnata anche da una riduzione dei costi del sistema, quella della definizione del «costo standard di sostenibilità per studente ». È «la strada per migliorare l’efficienza del sistema scolastico italiano» afferma l’autrice, che parla di uno strumento per «rendere sostenibile la buona scuola di qualità ma senza sprechi». Insomma un doppio binario (efficienza e assenza di sprechi) su cui indirizzare la scuola italiana. Un percorso disegnato e indicato con chiarezza dall’autrice nel suo contributo, per mostrare come «il costo standard è l’anello mancante nel Sistema nazionale di istruzione», perché «l’idea è quella di porre al centro lo studente, individuando un costo 4/11/2018 AGORÀ 2/2 Copyright © Avvenire standard di sostenibilità da applicare ad ogni allievo della scuola pubblica italiana, sia statale che paritaria». L’aspetto decisivo, conclude suor Alfieri , «sta nel riconoscere concretamente la titolarità educativa della persona e della famiglia e nell’accrescere il potere della domanda rispetto all’offerta scolastica garantita ». Insomma il costo standard «si fonda sul diritto inviolabile della libertà di scelta educativa».
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