Da Il Giornale di Brescia del 10 luglio
La conquista del potere è da sempre il motore dell’azione politica. Da essa discende anche la costante tensione tra etica e politica, perché il potere essendo il fine ultimo dell’agire umano in politica difficilmente può sottostare alle logiche morali. Va tuttavia tenuto conto che nel corso dei secoli anche i parametri della morale sono mutati e con essi le conseguenti interpretazioni dei processi di conquista del potere.
In questa cornice sono particolarmente illuminanti due volumi apparsi in questi mesi. Il primo è l’ultima fatica edita da Rubbettino del politologo Alessandro Campi che scandagliando l’intera opera di Niccolò Machiavelli ha lavorato sull’idea di congiura così come è stata interpretata dal pensatore fiorentino. Il secondo l’ultimo lavoro di Marcello Flores(edizioni Il Mulino) dal titolo «Traditori. Una storia politica e culturale», che ripercorre il concetto di traditori nella storia e delle sue continue mutazioni, un aspetto questo strettamente collegato ai tentativi di conquista del potere.
I consigli al politico. La congiura per ottenere il potere, per abbattere il principe o un regime. La congiura è un’azione che attraversa le epoche fino alla nascita della democrazia moderna comportava lo spargimento di sangue, oggi viene consumata attraverso altri mezzi certo non mortali, ma altrettanto violenti. Basti pensare alla caduta di un governo o al processo di selezione politica interna ai partiti.
Secondo Campi, Machiavelli ha sempre accarezzato l’idea di scrivere un saggio sulle congiure, una sorta di manuale sia per chi con un afflato di libertà voleva sbarazzarsi del tiranno, sia per i principi che volevano evitare di esserne vittime. Il fiorentino, che viveva nel periodo magmatico dell’Italia del ‘500 in cui congiure e complotti erano all’ordine del giorno in tutte le corti, è incredibilmente attuale. Secondo lui spesso le congiure sono destinate al fallimento: dalla preparazione alla presa del potere, ovvero nelle varie fasi dell’operazione vi sono spesso troppe incognite che possono causare continuamente effetti non previsti. ieri come oggi, poi, i congiurati che decidono di colpire un principe devono tenere conto della popolarità delle vittime, questo perché senza il popolo anche una congiura che va a buon fine non può avere seguito.
Congiurati e traditori. Machiavelli negli scritti in cui tratta il tema delle congiure, a partire dal III libro dei discorsi, assume un atteggiamento ambivalente nei confronti dei congiurati. Spesso sono proposti come figure che si battono per la libertà e per questo cercano di abbattere il principe generalmente per un ideale repubblicano. Fino alla rivoluzione americana e a quella francese, come ci ricorda Flores, costoro erano considerati traditori e quindi se scoperti processati e condannati a morte.
Erano traditori in Inghilterra coloro che nel ‘700 proponevano attraverso associazioni politiche maggiori diritti di voto. Non solo, erano traditori coloro che criticavano il re nei loro libelli e per questo rischiavano la prigione e nella peggiore delle ipotesi la forca. Poi coloro che fino a quel momento sarebbero stati considerati traditori, come i coloni americani che si rivoltano contro la Corona inglese, sono divenuti patrioti. A quel punto i ruoli si sono invertiti con la condanna a morte di Luigi XVI e sua moglie Mariantonietta consideranti in Francia traditori. Insomma il concetto di traditori è mutato con il mutare dei sistemi politici che hanno caratterizzato le varie epoche storiche. Ma le due opere si intrecciano perché un traditore è di solito il mandante di una congiura. Traditore che può addirittura diventare un eroe se la congiura va a buon fine e permette la conquista del potere.
Di Carlo Muzzi
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