da Nuovo Quotidiano di Rimini del 2 Dicembre
Che brutte storie raccontano gli Autori di questo volume, un giornalista e un avvocato. Storie che a coloro che vogliono bene alla nostra vicina Repubblica del Titano fanno male. Ma queste storie sono riprese da cinque anni di inchieste giudiziarie che hanno prodotto intercettazioni, arresti, condanne. Scrivono nella bandella del volume gli Autori: “La crisi economica ha colpito San Marino in maniera molto più grave che l’Italia e, a causa della levata di scudi nei confronti dei paradisi fiscali, San Marino è stata costretta a rinunciare in pochi anni ai suoi capisaldi (anonimato societario e segreto bancario) senza aver il tempo di adeguarsi. Spariti i soldi degli evasori hanno cercato il denaro da qualche altra parte e hanno trovato il denaro della mafia”.
Le storie che racconta il libro partono dal 2008, quando le banche sammarinesi avevano nei propri forzieri 14 miliardi di euro. Metà di questa cifra venne persa in pochi mesi nel 2009 a causa dello scudo fiscale di Tremonti. Sotto i colpi della magistratura italiana nel 2008 il primo a cadere fu Stefano Ercolani, presidente di Asset Banca che in una intercettazione si definiva “il re del nero”. Poi seguirono la Cassa di Risparmio di San Marino, il Gruppo Delta ed altre ramificazioni finanziarie italiane e sammarinesi. Una inchiesta tira l’altra e dentro ci finì il riciclaggio di denaro del narcotraffico internazionale, usura, “lavaggio” di denaro sporco proveniente da attività illecite. Sono storie che sembrano avallare il vecchio detto latino “pecunia non olet”, il denaro non fa odore. Ma non è vero. “Con la crisi le banche sono arrivate ad accettare di tutto. Ma con i soldi arrivano gli uomini: i soldati, i mazzieri, gli estorsori e, cosa più preoccupante, il metodo mafioso ha finito col contagiare anche i sammarinesi”. Sono imprenditori, uomini delle forze dell’ordine e della magistratura, politici sammarinesi quelli che finiscono nella rete delle inchieste.
Gli Autori arrivano ad individuare tre “famiglie” mafiose che operano a San Marino e sulla Riviera Adriatica: la banda di Acerra (guidata dai fratelli Luciano e che avevano il loro padrino in Giuseppe Mariniello, detto zio Peppe), la banda di Forcella (che ha in Francesco Vallefuoco il terminale sammarinese del capofamiglia Raffaele Stolder), la banda di Pesaro – Casal di Principe (guidata dal marchigiano Francesco Agostinelli e che fa riferimento alla famiglia dei casalesi). Ma sostengono anche che “i clan nella riviera non ci sono: la Romagna e San Marino sono la frontiera selvaggia colonizzata dai ‘cani sciolti’ in odore di camorra”. “La magistratura ha contestato solo ad alcuni di questi cani sciolti il reato di associazione mafiosa (anche se per quasi tutti c’è l’aggravante dei metodi mafiosi)”.
Il 19 settembre 2012 viene presentata in Consiglio Grande e Generale la relazione della Commissione antimafia sammarinese e questa si conclude con l’affermazione che Fiorenzo Stolfi e Gabriele Gatti, due dei massimi dirigenti politici sammarinesi degli ultimi vent’anni, sono stati i referenti politici di Francesco Vallefuoco. Difficile da credere, terribile se vero.
Nel libro non c’è lieto fine, e le vicende sammarinesi finite nuovamente sui giornali in questi ultimi giorni non lasciano pensare che questo potrà esserci a breve.
di Paolo Zaghini
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