Dal Quotidiano del Sud del 4 settembre
Le anime nere della Calabria non abitano solo ad Africo (vecchia e nuova), a San Luca, o a Locri o a Plati’.
Abitano anche nei palazzi del potere della politica, a Catanzaro e a Reggio Calabria, dove vecchi e giovani marpioni hanno perso l’ultima occasione, almeno per tacere, di fronte ad un avvenimento che proiettava l’immagine della Calabria fuori dai suoi confini.
Riassumiamo: Anime Nere (stavolta tutto in maiuscolo) è un film presentato alla Mostra del Cinema di Venezia con uno strepitoso successo di pubblico e di critica. Qualcosa come 13 minuti di applausi alla proiezione in sala grande ed articoli entusiasti da parte di tutti i giornali italiani (citiamo solo Paolo Mereghetti del Corsera e Natalia Aspesi di Repubblica) e stranieri. Questo film – che uscirà nelle sale tra 15 giorni – è tratto da un romanzo scritto da un calabrese di Africo, Gioacchino Criaco; pubblicato da una casa editrice calabrese (la Rubbettino di Soveria Mannelli); è stato girato tutto nella Locride; attori e maestranze sono quasi tutti calabresi.
Dicono che concorre ad uno dei premi maggiori in riva alla Laguna. Tra qualche giorno lo sapremo ma non è importante se vincerà o meno un premio: ha già oggi proiettato l’immagine bella di una parte della Calabria che cerca di leggere dentro di sé con trasparenza, onestà e senza pregiudizi e retorica, ovviamente con i toni forti di un film che il regista Francesco Munzi ha poi con nettezza commentato dicendo che da lì si vede forse meglio cosa è l’Italia.
Ebbene: la Calabria politica ha dato nell’occasione forse il peggio di sé, con silenzi innanzitutto, tanti e rumorosi; poi con dichiarazioni ambigue, frasette con i soliti complimenti di circostanza subito seguite, però, dall’altrettanto solito e insopportabile vessillo che la Calabria non è solo quella di anime nere ma è altro, guai ai giornali che deturpano l’immagine, etc etc.
Certamente che la Calabria è altro, solo che questa solita, trita e maleodorante tiritera porta poi quello stesso potere politico (di tutti i colori) a mettere su un esempio tanto per restare nel tema – una film commission che scompare se paragonata all’opera lunga e meritoria di quelle del Piemonte, del Veneto, del Friuli, della Puglia ma anche della vicina Basilicata. L’ultima perla e’ quella del neonominato presidente, il quale candidamente ha detto che lui di cinema capisce poco. Guarda la tv….
Ora: ha ragione da vendere Mimmo Gangemi, il più noto oggi tra gli scrittori calabresi assieme a Carmine Abate. Gangemi ha detto infatti di considerare «Anime nere un gran bel romanzo, che denuncia e che anche per questo merita la ribalta cinematografica. Riconosco un fatto positivo portare sulla scena nostre negatività innegabili, perché prenderne atto, senza inutili coperture partigiane, è un punto buono da cui ripartire per costruire un futuro migliore. Mentre registro il colpevole ritardo della politica su tutti i fronti, e i suoi gravi silenzi, plaudo al risveglio culturale-letterario di questa terra e a Gioacchino Criacoche ne è uno degli artefici principali».
Sull’immagine: ha scritto cosi’ Maria Franco, fine intellettuale reggina «L’immagine della Calabria è stata (ed è) deturpata da chi ha sfrantumato (o continua a lasciar sfrantumare) le sue coste e le sue montagne, le sue campagne e il suo artigianato, non sviluppato un’economia adatta al territorio e alla modernità, non adeguatamente conservato e valorizzato le ricchezze che la sua lunga storia le ha lasciato, non sufficientemente contrastato illegalità di gruppi e di singoli, svilito la sua anima. Di contro, chi ne favorisce l’immagine è chi salvaguarda ed esalta le sue potenzialità, chi prova a renderla più vivibile, più capace di interagire con il mondo, più umana. … ».
Davvero – dunque – questa classe politica calabrese, che non sa nemmeno fissare una data per le elezioni regionali dopo cinque mesi che il governatore in carica non c’è più, può pensare che la polvere sotto il tappeto si possa mettere all’infinito, magari tacendo così come sta sostanzialmente avvenendo ad esempio – sull’altro caso dei Bronzi di Riace? A Napoli quella stessa classe politica di governo (di eguale schieramento politico, guarda un po’, di quella calabrese e cioè di centrodestra) sta reagendo nella maniera più nobile ed elevata alla richiesta che Expo ha fatto – dopo i Bronzi – di avere a Milano anche un quadro di Caravaggio esposto alla Cappella di via dei Tribunali del capoluogo campano. Hanno detto no ma non su una linea stracciona o – peggio – tracheggiando tra un sì, un mezzo sì e un mezzo no, tanto per non scontentare Sgarbi. L’assessore Nappi ha cosi’ scritto: «Non è forse il tempo, piu’ che di condurre politiche di circostanza e d’occasione, di puntare alla valorizzazione del territorio meridionale con progetti stabili? (…) Tante proteste forse nascono dal fatto che specie nelle terre del sud persiste un certo spirito predatorio».
Il punto è che le anime nere abitano dovunque si cela l’ignoranza, l’avidita, la furbizia, la cattiva politica. La verità è che Criaco e Munzi hanno già vinto una scommessa contro molti, dimostrando che in Calabria si può fare un grande film, lo si può fare insieme ai calabresi, dicendo cose durissime senza scatenare la suscettibilità nostrana. Si è potuto fare un film di qualità con attori e maestranze calabresi, alla faccia di una politica miope che non ha alcuna visione prospettica ed è priva di qualsiasi capacità di valutazione.
di Filippo Veltri
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