Da Il Gazzettino – Ed. Rovigo del 12 luglio
La detenzione è il risultato del fallimento della civiltà di uno Stato. Che poi si possa mitigare il peso morale dell’affermazione riallineandola su un livello di male minore, necessario, assolvibile perché non evitabile (o forse proprio per questo) la catastrofe istituzionale, civile e sociale della pena detentiva com’è intesa e applicata in Italia, è marchiata a fuoco in tutti i suoi aspetti.
Lo sa bene Livio Ferrari, uno dei massimi esperti in Italia di cosa sia e di come sia vissuto e gestito il carcere. Il suo libro “No Prison”, edito da Rubettino, fotografa alla perfezione il pianeta carcere oggi ìn Italia «senza dietrologie e giustificazioni» precisa l’autore. «A 40 anni dalla legge 354 – spiega Ferrari -, il fallimento è una realtà su tutti i fronti. Lo hanno constatato tutti coloro che, a vario titolo, hanno a che fare con il mondo penitenziario. Sia l’aspetto punitivo che rieducativo nonché di sicurezza, sono collassati. Vanno ripensate le modalità di esecuzione delle condanne eliminando dal nostro lessico il termine “pena” che tanto ricorda la gogna e il suo retaggio culturale e corporale di afflizione e sofferenza». Ferrari richiama al valore umano dei soggetti coinvolti: «Il vero fine debbono essere le persone. Va ridata dignità agli esseri umani coinvolti, i condannati ma anche gli operatori pubblici e privati. L’intero impianto e le convenzioni che ruotano attorno al mondo della giustizia e della conseguente esecuzione sono da resettare e ricostruire dalla radice».
Di Franco Pavan
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