La terza via? È la Buona Politica!

del 24 Luglio 2012

Dopo la presentazione a Milano del libro La buona politica di Stefano Rolando, con i due prefatori Fabrizio Barca e Giuliano Pisapia, è il sindaco di Milano ad approfondire il tema su Repubblica.
Milano, 23 luglio 2012
– A seguito della presentazione del libro “La buona politica” di Stefano Rolando, edito da Rubbettino, avvenuta nei giorni scorsi al Circolo De Amicis a Milano in cui sono intervenuti il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, è proprio il sindaco Pisapia ad approfondire sulle colonne di Repubblica oggi (“Centrosinistra oltre i partiti dove trovare la terza anima per vincere come a Milano”, intervista a cura di Ettore Livini) il concetto di “buona politica” applicato alla transizione verso la scadenza delle elezioni politiche nazionali del 2013.

“Cosa vuole dire buona politica?” chiede l’intervistatore.

Significa disegnare il programma dal basso – risponde Giuliano Pisapia – fare primarie vere, di coalizione. Garantire parità di genere e mettere un limite di due mandati. Chi è da troppo tempo ai vertici deve avere la generosità di mettersi a disposizione senza incarichi di governo o un seggio in Parlamento. C’è fermento. È tornata la voglia di impegno politico. Serve un salto di qualità per intercettare le persone impegnate sul territorio per creare partecipazione, non solo in campagna elettorale, ma coinvolgendole pure nell’esperienza di governo”.

All’autore del libro “La buona politica” – che ha le prefazioni di Giuliano Pisapia e Fabrizio Barca – abbiamo chiesto di commentare questa presa di posizione.

 

Stefano Rolando:

La transizione ha molte anime. Pensare che ABC chiudano in Parlamento regole elettorali e nelle segreterie romane la dinamica partecipativa da qui al 2013 vuol dire non avere gli occhi sul paese reale. Quella di Giuliano Pisapia è una voce autorevole, perché si è sperimentata in una lunga marcia, ha proposto un modello di superamento delle vecchie rissosità della sinistra e soprattutto un patto tra partiti e società civile, ponendo ai partiti istanze concrete di rinnovamento. Grazie a ciò ha dimezzato le preferenze di Berlusconi e chiuso l’esperienza di centro-destra dopo 17 anni continuati di governo. A quel “patto” fa ancora appello, pensando che in Italia ci siano istanze partecipative importanti da stimolare per ridurre il drammatico rifiuto della gente verso la politica attualmente rappresentata dai partiti. E fa appello a concreti progetti di legge attorno a cui stringere accordi a condizione che le regole non le faccia la casta ma un comitato di vigilanza, appunto, della “buona politica”. Comincia insomma un confronto non solo personalistico, di aspiranti leader. La posizione di Pisapia è chiarissima al riguardo.  Ma un confronto di modelli, di regole e di innovazione per salvare la democrazia. Se l’estate offrirà idee creative in questa direzione (qualche spunto ho cercato di trattarlo in quel libro) misureremo in autunno chi lavora per far galleggiare la seconda repubblica e chi guarda a ciò che molti “cantieri” aperti offrono per la salvezza del paese”. 

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