Da Italia Oggi del 6 giugno
Sembra che il 2015 sia l’anno zero della Repubblica: un po’ la naitivité del personale politico inventato da Bersani, un po’ la banda sciamannata condotta da Grillo&Casaleggio in Parlamento, un po’ la rimozione della storia di cui il premier Matteo Renzi è portatore, tutto contribuisce all’approssimazione e al dilettantismo istituzionale. A rompere il dilettantismo, interviene Giampiero Buonomo, valoroso consigliere parlamentare nel Senato, con «Lo scudo di cartone», Rubettino editore, che sarà presentato nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera, in via di Campo Marzio 78, lunedì 8 giugno alle 17 con Giovanni Crema e Marco Follini, già presidenti della Giunta immunitaria (dall’estate dei “furbetti del quartierino” al voto sul caso Ruby) e con Nello Rossi, procuratore aggiunto a Roma. Moderatrice Fiorenza Sarzanini, giornalista del Corriere della sera.
La monografia potrebbe anche intitolarsi «Dal dogma della sovranità parlamentare alla modernità dello Stato di diritto». La questione è attuale perché riguarda i cruciali rapporti tra giustizia e politica, che hanno perso il loro equilibrio costituzionale per la continua erosione delle prerogative parlamentari e per l’affermarsi di un generale rifiuto delle stesse, considerate privilegio di persone ingiustamente beneficate. Sottovalutato il valore etico e politico dell’immunità, si è arrivati a entrare nel merito di scelte specifiche, rilevando improprie o illegali induzioni delle stesse: un’operazione che dovrebbe essere riservata ai medesimi organi parlamentari, non a un soggetto esterno, espressione di un diverso potere peraltro dotato della «forza» (polizia giudiziaria e un improprio, acritico supporto mediatico).
Buonomo, con il suo volume, sviscera il problema, partendo dalle sentenze della Corte costituzionale per arrivare a definire una linea di confine tra le contrastanti posizioni del Parlamento e della magistratura: insomma l’operatività del duplice concetto, quasi un’endiadi, di inviolabilità e garanzie. Buonomo entra nel merito di questioni calde e recenti come il processo per la compravendita del senatore De Gregorio, la responsabilità del direttore di un giornale che pubblica le dichiarazioni di un parlamentare, la discussa perquisizione della sede della Lega Nord in via Bellerio, le visite di parlamentari a carceri o caserme, le intercettazioni telefoniche a carico di utenze intestate a un deputato o a un senatore, il lodo Alfano e l’autonomia giudiziaria, detta autodichia.
È interessante l’affaire Lega Nord per la perquisizione di via Bellerio. Nel 2004,1a Corte costituzionale aveva affermato che la prerogativa costituzionale dell’inviolabilità personate personate e del domicilio comprendeva gli spazi ulteriori identificabili come tale (domicilio). La Cassazione, nel 2009, s’era adeguata. Sulla vertenza apertasi per la perquisizione di via Bellerio la parola fine venne quindi messa dalla Corte costituzionale che ribadì che l’autorità giudiziaria non aveva l’autorità di farla eseguire, in quanto «luogo di fatto adibito a ufficio», se non dopo autorizzazione a procedere della Camera dei deputati.
Buonomo esamina anche, in punto di diritto, il procedimento per corruzione e finanziamento illecito di partiti nei confronti del deputato Silvio Berlusconi per il caso De Gregorio. Qui, emerge la discutibile idea giudiziaria dell’insussistenza della tutela costituzionale del«cieco arbitrio del parlamentare». Rimane sullo sfondo, il mutamento delle sensibilità popolari, sempre meno attente alle garanzie, sempre più desiderose di giustizia purché sia, anche quando essa contraddice i principi storici della società democratica e dello Stato di diritto. Insomma, una lettura risolutiva, scevra da pregiudizi parlamentaristi o antiparlamentaristi, idonea a consegnare ai lettori un’affidabile bussola per esprimere un giudizio consapevole su quanto sta accadendo sul piano dell’attuazione della Costituzione nel delicato campo delle prerogative e dei doveri dei componenti delle camere.
di Domenico Cacopardo
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