COSENZA “Era bastato un soffio istituzionale per comprendere che il principale ostacolo allo sviluppo del settore turistico era l’assenza di un documento di programmazione richiesto da tutta la normativa di riferimento e senza il quale si poteva fare ben poco, in termini di utilizzo dei fondi comunitari, per il rilancio del comparto in Calabria. E così, tra numerosi incontri, dati, analisi e bozze venne alla luce, dopo circa 50 anni di regionalismo, il primo Piano regionale di sviluppo turistico sostenibile per il triennio, indicante finalmente obiettivi, azioni, aree a maggiore attrattività turistica e risorse da impiegare. Era il 7 novembre del 2011. Ci vorranno altri 8 anni per rivedere un nuovo libro bianco del turismo calabrese”.
Amareggiato ma con una concretezza acquisita dall’esperienza, smanioso di spiegare la sua idea di turismo consapevole per l’immediato futuro ma con un pragmatico senso autocritico rispetto al passato. Questo lo stato d’animo con cui Raffaele Rio, esperto riconosciuto nella complessa materia turistica ci rilascia questa intervista per promuovere i contenuti di Ritorno al Turismo (Rubbettino Editore, p.112, luglio 2019), suo ultimo lavoro editoriale, intriso di racconti inediti, azioni concrete e possibili scenari al 2024.
Più volte ci mette in guardia sui danni della semplificazione. Una preoccupazione quasi ossessiva sembrerebbe…
“Si è vero. La semplificazione fagocita e distrugge ogni cosa, facendoci scorgere verità che, in molti casi, contrastano con la realtà dei fatti”.
Si spieghi meglio…
“Anche io, qualche tempo fa, sono stato vittima del processo di semplificazione della realtà. Quando nel maggio del 2010 fui chiamato a guidare il dipartimento Turismo della Regione Calabria avevo una profonda convinzione, sulla quale avrei scommesso tutto l’oro del mondo, come credo in tanti. E cioè che l’Ente Regione disponesse di ingenti quantità di risorse provenienti dall’Unione europea, che ne spendesse molte e piuttosto male. In verità, quella si dimostrò una convinzione totalmente distorta, o almeno per metà, a voler essere intellettualmente onesti. Ebbene, mi accorsi all’istante che, oltre a una quasi mancanza di governance interna, vigeva anche una scarsa capacità di spesa”.
E quindi?
“Tradotto in soldoni, su una dotazione complessiva per il turismo pari a circa 184 milioni di euro relativa al settennato dell’agenda comunitaria per il 2007-2013, la spesa erogata al servizio della crescita del sistema turistico calabrese, aggiornata al secondo semestre del 2010, era ferma a soli 969mila euro pari allo 0,5% della dotazione complessiva mentre gli impegni non avevano raggiunto la soglia degli 8 milioni di euro. E così compresi, finalmente, che l’Ente Regione disponeva senza alcun dubbio di ingenti risorse comunitarie ma che, al contrario di ciò che si era radicato nella mia mente, la spesa era quali-quantitativamente quasi irrilevante”.
Nonostante le difficoltà, però, tutti ritengono il turismo una scommessa per la nostra economia regionale…
“Sono quasi 30mila gli imprenditori calabresi che pongono lo sviluppo della filiera turistico-culturale in vetta alle priorità della programmazione dei fondi comunitari e della crescita economica locale. Un orientamento impossibile da non condividere per un comparto che, nel 2018, ha generato un valore aggiunto pari a 4,4 miliardi di euro, circa 9 milioni di presenze turistiche e offerto occupazione a circa 23mila unità, quali lavoratori dipendenti”.
Passiamo all’immediato futuro. Cosa dobbiamo aspettarci?
“Io sono fiducioso, a patto che l’insieme della comunità dei portatori d’interesse, con in testa la Regione Calabria, si muova all’unisono per costruire un turismo consapevole. E cioè un processo di programmazione principalmente delle risorse comunitarie che parta dalla consapevolezza del contesto in cui si trovano ad operare i nostri imprenditori turistici, dalla presenza costante di dati sui flussi turistici e sulle previsioni degli arrivi e delle presenze, dall’osservanza della tempificazione dei bandi per il sistema imprenditoriale, dalla formazione delle maestranze e dalla competenza della burocrazia”.
Così elencati, questi propositi sembrano più avvicinare il suo lavoro ad un “libro dei sogni” che ad uno strumento di supporto decisionale. Non crede?
“Dissento. Senza alcun dubbio, la possibilità di disporre di un turismo consapevole non è da ‘bacchetta magica’ ma richiede una sana dose di tempo, visione e interventi concreti per affrontare, con maggiore consapevolezza, gli oltre 400 milioni di euro di cui, secondo le mie stime, il settore turistico potrà beneficiare nei prossimi anni. Nel mio lavoro indico numerose possibili azioni, quali, ad esempio, gli 007 della promozione, l’Accademia delle maestranze e delle professioni, il progetto ‘Calabria, ospitalità diffusa’ e l’evento Bit da realizzare nella nostra regione e, tante altre.
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