Quando le rondini migrano verso i paesi caldi, io – rondine all’incontrario – volo oltre le Alpi, per venire a svernare nei luoghi dove ho trascorso buona parte della mia vita di emigrata.
Nel bagaglio per questo „piccolo tour“ metto sempre il libro che più ho apprezzato durante la mia ormai tradizionale „estate di lettura“ in Calabria. Quest’anno e’ toccato ad un’opera di una cinquantina di pagine, in un formato molto agevole da sfogliare, con la copertina di un’eleganza che solo la semplicita’ sa dare.
Al suo interno il libro di Franco Tuscano non esibisce – come le pubblicazioni di questo tipo – le usuali pagine patinate che paiono voler creare un’algida distanza con il lettore. Qui l’occhio scorre volentieri le righe stampate su carta ecologica per farsi subito catturare da una fotografia di Bova Marina, un’immagine che definirei “vestita da dipinto” perche’ ha la composizione e la delicatezza di un quadro paesaggistico.
La foto successiva rappresenta un mandorlo dal fusto ancora sottile, ma dalla maestosa chioma in piena fioritura che sembra volersi proporre come l’emblema di una certezza: i fiori, i frutti, la gioventù di questa nostra terra sono molto più forti della (apparente) esilità del fusto e delle radici di un’antica cultura diventata ora minoritaria e purtuttavia ricca della sapienza, dei valori e del coraggio che la mantengono miracolosamente viva nel tempo.
Non e’ difficile intuire il grande amore che essa ispira all’Autore, nè il misurato ma non per questo meno profondo slancio di commozione che gli fa inserire questa breve, pregnante citazione:
Amìddalo glicìo ene to chùmama
enan meli ti thorùme stin imèra…
Scorrendo le pagine alternate a citazioni e dipinti d’epoca, si scopre che il Grand Tour potrebbe aver avuto inizio addirittura con Platone e Paolo di Tarso, e che la peculiarità della Calabria – quel suo mantenersi “isola ancora greca” in un’Italia ormai latinizzata – deve aver contribuito non poco all’immagine diversa (negativa) che da secoli caratterizza la nostra regione.
Solo coloro che vi si avventuravano, affrontando pregiudizi radicati e percorsi impervi, scoprivano nella nostra terra, assieme allo splendore dei paesaggi, la grande ricchezza di valori umani, primo fra tutti la filoxenia di chiara matrice greca.
Per un lungo periodo molti archeologi, filosofi, politici, diplomatici, letterati d’Oltralpe hanno considerato indispensabile alla loro formazione il Grand Tour che vedeva nella Calabria l’ultima frontiera d’Europa, ma anche una terra di purificazione e di rigenerazione.
L’Autore espone accuratamente la cronologia di questi percorsi, dedicando particolare attenzione a quelli di Edward Lear e di Gerhard Rohlfs e conclude la sua opera con un dato di fatto: la nostra regione e’ stata raccontata spesso da altri, ed è merito proprio di quei viaggiatori stranieri se oggi disponiamo di preziose testimonianze in merito alle bellezze naturali della Calabria ed alla generosa ospitalità dei suoi figli.
Oggi questa terra sta apprendendo finalmente a raccontarsi da se’. E’ quindi ovvio che, trattandosi ancora di acquisire la necessaria familiarita’ con la materia, qualche faux pas sia del tutto inevitabile. Però, trascorsa questa „fase di crescita“, la Calabria saprà sviluppare e potenziare un suo profilo originale all’interno dell’universo letterario in Italia ed all’estero.
La competenza, l’accuratezza e la serietà dimostrate da Franco Tuscano rappresentano un ottimo esempio di come ci si possa muovere già ad alti livelli. All’eleganza dello stile, alla misuratezza della sua preziosa opera ben si attaglia questa recente affermazione di Paolo Conte: „La facilita’ e’ una forma di perfezione che contiene la sostanza di un lungo lavoro.“
Altre Rassegne
- zoomsud.it 2019.02.06
LA RECENSIONE. Il grande tour nella Calabria estrema, di Franco Tuscano (Rubbettino)
di Emma Chiera