La recensione di Filippo Ceccarelli su “Repubblica” ai Diari di Fanfani (Repubblica)

di SSAPORI CON STURZO, del 11 Luglio 2013

Fanfani segreto
Presidenti, oroscopi e manie nei diari che voleva bruciare
Da Repubblica del 11 luglio 2013

Chi ama la storia, e volentieri s’immerge nei suoi reconditi meandri cercandovi sorprese tali da far comprendere meglio uomini, eventi, atmosfere e illuminanti dettagli, può passare davvero qualche anno tra le carte di Amintore Fanfani, che l’Archivio Storico del Senato, in collaborazione con la Fondazione Fanfani, ha incominciato a mettere a disposizione; mentre continua un ciclopico lavoro che tornerà senz’altro utile a ciò che forse più manca all’Italia di questo tempo: la memoria.
Si tratta di una ciclopica mole di documenti: i quaderni compilati in Svizzera e le 38 agende di cui lo statista toscano era a tal punto geloso da conservare nel panciotto la chiave dell’armadietto in cui erano conservate, poi relazioni, resoconti di colloqui con i Grandi della Terra, appunti, carteggi, foto e bigliettini che sostituivano gli odierni sms. Una montagna di scritti tanto più significativi quanto meno destinati alla pubblicazione. Per quanto riguarda i Diari, che Rubbettino pubblica in quattro volumi che coprono il periodo 1943-1963, scrive Ignazio Contu nella sua interessante e affettuosa introduzione che Fanfani intendeva anzi bruciarli: per «non infastidire i vivi né disturbare i morti». Ma come spesso accade, al proposito non venne dato seguito. Non solo, ma ne11999 le carte vennero salvate dall’incendio che divampò nell’appartamento di via Platone. Oggi le agende si trovano nella Sala dei presidenti di Palazzo Giustiniani. Dalle loro pagine viene fuori un personaggio che già al suo tempo accese l’immaginario destando in egual misura ammirazione, ostilità e anche paura. Egocentrico, sanguigno, fattivo, instancabile, a tratti tenero, a volte sprezzante, più religioso e anche mistico di quanto si potesse immaginare e tuttavia prepotente e comunque privo di qualsiasi senso dell’umorismo e del ridicolo. Ma tutto ancora da scoprire e magari, visto l’andazzo, anche da riscoprire.

OROSCOPO ELETTORALE
Le agende del 1957 e del 1958 contengono diversi appunti anonimi dattiloscritti e anche uno specchietto astrologico che indicava quali domeniche fossero negative (esempio: “16 marzo, giornata pestifera”) e quali propizie (“6 aprile, splendido”) per fissare la data delle elezioni. Le quali si tennero il 25 maggio (“discreto”) del 1958, con il record storico di voti per la D c, 42,3 per cento.

DECRETO ANII-BOCCIATURA
Escluso (anche) per un veto vaticano dalla corsa per il Quirinale del dicembre 1964, Fanfani sfoga la sua rabbia scrivendo di suo pugno un ddl di applicazione costituzionale (mai presentato) sulle elezioni presidenziali. I Grandi Elettori sono praticamente isolati come nel Conclave; sanzioni penali contro chi sia ritenuto colpevole di «criticare, menomare e influenzare la libertà e la segretezza del voto»; previste delle aggravanti se il reato è compiuto anche «abusando dell’ autorità spirituale».

MILIONI AL CONCILIO
Da Presidente del Consiglio: «Scrivo al Papa inviandogli venti milioni per contributo alle spese del Concilio, ed augurando pieno successo» (1962).

INTROMISSIONI DI MATTEI
Che finanzia una corrente nellaDc (1955) . «Viene dame e lo affronto bruscamente dicendo che son disposto a battermi fino in fondo, perché non tengo a nulla, nemmeno al posto di Segretario; ma proprio per questo non tollero intromissioni indebite nel Partito. Si rabbonisce e dice che è venuto per chiarire ogni malinteso, ed in breve mi promette che non interferirà più».

BATTIBECCO CON ANDREOTTI
In direzione: «Polemica e diatriba pettegola di Andreotti contro tutti e universale critica di tanto cinismo. Lo interrompo due volte vivacemente» (1950).

KRUSCEV HA PAURA
Visita di Stato in Urss (1961): «Ho dormito discretamente nella villetta messa a disposizione dai sovietici.Alle 10 lo dico a Kruscev, che mi ribatte di aver dormito male, perché ieri sera gli ho fatto paura. Forse si riferisce alle parole chiare; oppure è il primo frutto delle mie lunghe preghiere».

SUKARNO BUNGA BUNGA
Il presidente indonesiano in visita a Roma (1959): «Ho incontrato il capo del cerimoniale e ha spiegato il mancato banchetto al Quirinale con la sua stranezza, che lo ha portato a chiedere quattro donne al Grand Hotel per suo uso».

DON CAMILLO
«A sera con Bianca (la moglie, ndr), dopo un gran tempo, andiamo al cinema a vedere “Don Camillo”, film controproducente per la Dc e favorevole peri il Pci» (1952).

VINO E SCHIAVITÙ
Sotto Pasqua (1952), da ministro dell’Agricoltura, invia a tutti i parlamentari un’inchiesta Doxa sul consumo di vino. Togliatti ringrazia con biglietto; Ruggero Grieco, un dirigente del Pci, risponde con una lode al «vino italico, contro l’obbrobrio delle cervoge (birra, ndr) e della coca-cola, bevande di semi uomini e di schiavi gioiosi della schiavitù».

ORSO YOGHI
In visita ufficiale al parco di Yellowstone (1956): «Colossali cascate, boschi, geyser, orsi, alci. Agli orsi do da bere due bottiglie di Coca-Cola-che gustano e distribuiamo pesche, susine e uva, che mangiano calmi e soddisfatti».

IL SEGRETO DI JACKIE KENNEDY

Nel 1963 il presidente americano, con cui Fanfani ha stabilito rapporti di grande amicizia, ha programmato una visita di Stato in Italia con la moglie da pochissimo incinta. Il presidente italiano, tra i pochissimi a saperlo, si è felicitato, ma poi lei ha perso il bambino e l’impegno è stato annullato con una scusa. Di qui il personalissimo ringraziamento di Jackie, in francese: «Caro Primo Ministro, voi siete certamente il Capo di Stato più discreto del mondo, avendo custodito il mio segreto per più di due settimane…».

BUONI PROPOSITI
Nei quaderni scritti in Svizzera (tra il 1943 e il 1945) sono annotati obblighi di carattere spirituale che Fanfani si è meticolosissimamente assegnato, tra i quali: «Combattere la mia mala tendenza a considerarmi investito di missioni messianiche».

RAZZISMO
Sempre negli scritti svizzeri, durante la guerra, risaltano un paio di annotazioni di evidente intonazione antisemita. Il prete sto è che nell’università in cui insegna Fanfani si presentano troppi professori ebrei: «Buonissima gente, ma sempre all’erta per arraffare due soldi, per intrufolarsi ed esibirsi (…) e comandare a bacchetta da veri padroni. Il razzismo ha fatto tante ingiustizie e tanto male; però non credo che tutto quello che ha seminato vada perduto».

AQUILA IN DONO
«A Verghereto mi vogliono regalare un’aquila imbalsamata. Dico che non voglio si ricominci con le aquile, e la dono al C omune»(1958).

LETTERE MINATORIE
Prima del varo del centrosinistra, ne riceve a ondate: «L’anonimo scrittore della lettera al “maledetto nano” ne ha spedita una seconda dicendo che ogni giorno sarà buono per sopprimermi. Mi avverte, impietosito dei miei figlioli. Ma dice che ha il dovere di liberare l’Italia da un comunista!» (1960).

SPIONAGGIO POLITICO
Nel 1959, prima di un congresso decisivo, denuncia al segretario Dc M oro: «Insisto nel dire che l’Ufficio speciale centrale della Ps, cui presiede il questore De Nozza, ha mandato Commissari e Guardie, di cui ho il nome, a sollecitare indagini su di me presso confidenti e parroci».

SARAGAT IN DIFFICOLTÀ
«Viene Saragat a casa mia. Manifesta preoccupazioni per le finanze del Psdi: non hanno disponibili che 30 milioni al mese. Dice di aver bisogno di altri 20 al mese» (1957).

DISSAPORI CON STURZO
«Don Sturzo, inviperito per le lodi di Moro, scrive un violento articolo contro di me. Gli rispondo una corta dura lettera. Vedrò come si regola e poi lo contrattaccherò pubblicamente: non può fare il prete e il diffamatore» (1959).

IL DIO DEI PROFESSORINI
Da una lettera di La Pira: «Sofferenze? Pene? Amarezze? Ma è chiaro: basta leggere Apoc. X (…) Fanfani, Dossetti, La Pira: un’amicizia? No: no, una misteriosa alleanza che ha Dio solo per autore e per fine (e per garante): nucleo che non si tocca senza provocare “movimenti sismici”»(1954).

IL DIO DI DE GASPERI
Insieme con La Pira Fanfani minaccia le dimissioni, De Gasperi cerca di rabbonire i due e li prega di rinviare il passo: «Così ci imbrogli per la terza volta» gli dicono. De Gasperi: «Solo Dio sa chi imbroglia» (1949).

IL CONSIGLIO DI PICCIONI
Durante una vacanza nella CostaAzzurra: «In treno Piccioni mi dice: “Che schifo mondo la politica e che selvagge azioni anche quelle che compiono i cosiddetti cristiani. Se non avessi la mia età ed avessi la tua cattedra uscirei dalla politica e non me ne occuperei più”». (1959) .

DIMISSIONI IN SOGNO MISTICO
L’anno seguente, divenuto per la terza volta presidente del Consiglio: «Stanotte ho curiosamente sognato che in un impeto di sdegno davo le dimissioni, e mentre uscivo dall’aula è entrato Nostro Signore, biondo, alto, vestito di celeste, ieratico. Ha colpito me e gli altri il suo aspetto fermo, solenne e dolce. Mi ha invitato, conio sguardo, a tornare al mio posto e, con la mano, a spiegare il perché della mia decisione».

DOPO LA SECONDA DETRONIZZAZNINE
«Continuano le ovazioni di elogio a mio riguardo: lagrime di coccodrilli» (1959).

Di FILIPPO CECCARELLI

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