“Solo il “nostro mare” ci salverà”. Intuizione o provocazione, non si sa, ma mentre l’Occidente vede il Mediterraneo come una frontiera da sorvegliare per sbarrare il passo ai migranti, percepiti come un pericolo per la sicurezza dell’Europa, arriva un libro che invita a volgere lo sguardo alle culture mediterranee del passato, spiegando che bisogna farlo non soltanto per questioni di umanità, ma anche perché può essere, per tutti, a Oriente come a Occidente, assai conveniente.
In “Destino Mediterraneo”, sottotitolo “solo il mare nostro ci salverà” (Rubbettino editore) l’autore, Mimmo Nunnari, giornalista e saggista, comincia col dire che gli antichi greci hanno saputo spiegarci ciò che ancora non siamo diventati e che non sarebbe male ripartire dalle visioni antiche e da quelle culture da dove tutto è venuto. Prima che sia troppo tardi – dice Nunnari – , è il momento di ricordare che il Mediterraneo è, prima di tutto, la nostra cultura d’origine, lo spirito europeo, la tradizione che può salvarci nel mondo che naviga senza bussola: smarrito, impaurito e rinchiuso nei suoi valori ingannatori che non servono e in forme di benessere che in ogni caso non si possono tramandare.
Appena un anno fa Nunnari ha pubblicato “La Calabria spiegata agli italiani”, una “meditazione civile”, come è stato scritto, che affonda le dita nella piaga dell’unità malcerta della nazione italiana: un’unità anomala in tutto il panorama europeo, con un Nord e un Sud sempre più distanti. C’è una relazione di somiglianza tra il vecchio e il nuovo libro di Nunnari, quantomeno nell’analisi e nella ricostruzione storica di terre con un passato glorioso e un presente pessimo. Lo spiega lo stesso autore quando scrive che “nel sud del Mediterraneo accade ciò che nel Sud Italia accade da due secoli almeno: stessa eredità di antiche civiltà, stesso crepuscolo e destino nel collocarsi nella storia dalla parte del torto. Il Sud sta all’Italia come il Mediterraneo sta all’Europa”.
Il Mediterraneo di Nunnari è un “enigma meraviglioso”. Mare di viaggi avventurosi, teatro delle più grandi battaglie navali della storia e di conflitti religiosi insanabili, dimora comune di ebrei cristiani e musulmani, culla di Omero. Mare interno, lo chiamavano i Greci, e nostro i Romani. È un pezzo di mondo dove tutto è accaduto, e tutto accade: nascita del pensiero greco e della cultura araba, mescolanze di civiltà, popoli e tradizioni.
L’autore racconta il Grande Mare delle tre religioni monoteiste, degli scambi, dei commerci, delle bellezze del paesaggio e della natura, dei misteri, delle leggende, delle scorrerie piratesche e delle migrazioni bibliche. Riflette a lungo sull’Italia, che nel Mediterraneo è interamente immersa, col suo Sud, avanguardia occidentale verso Medioriente e Africa del Nord, e ponte di collegamento dell’Europa. In molte parti del libro si affronta il tema dei migranti dei “fastidi” e delle paure che il fenomeno ingenera in Europa.
“Destino Mediterraneo” scritto prima che scoppiasse il caso Riace e Mimmo Lucano, fa riferimento al modello di accoglienza del borgo ionico e Nunnari lo spiega col fatto che al Sud le popolazioni comprendono meglio il dramma dei migranti afromediterranei. Si riaprono vecchie ferite dell’Italia, mai rimarginate; memorie del tempo dell’oceano della «carne umana», testimoniato da migliaia di storie. Nel destino dell’Occidente, esclusivamente impegnato nella difesa della sua sopravvivenza e a sanare, con una presunta forza, le sue numerose fragilità, c’è l’urgenza, per Nunnari, di ricomporre le fratture con un mondo dal quale intere popolazioni si muovono (da Oriente verso Occidente) con la forza e la velocità di un fiume in piena, che nella sua corsa trascina tutto, ponendo con lungimiranza il problema dell’integrazione, che è la strada obbligata, per quanto la si voglia ignorare.
È questa la sfida per l’autore che chiude con una aspettativa fiduciosa: “Nonostante tutte le contraddizioni, i ritardi sulla modernità, le incessanti correnti migratorie, e i focolai di guerra, il nostro mare è il posto giusto per riscoprire la cultura d’origine dell’Occidente e lo spirito europeo. Il Mediterraneo non è solo una nozione geografica, ma un vecchio nome, che si porta dietro la storia di tre continenti e di tre insiemi di civiltà; un patrimonio culturale che, in un futuro che si presenta pieno d’incognite, rappresenta l’eredità che ci può salvare”.
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