Da La Gazzetta del Sud del 13 novembre
Amata perché contemporanea ma anche tradizionale, credibile più di ogni altro mezzo, fortemente identitaria e capillare: la radio del futuro vive già nel presente, muovendosi in simbiosi conia società, ma deve mostrarsi pronta ad affrontare al meglio la scommessa del digitale.
È quanto emerso a Roma durante la presentazione de «La radio dell’era digitale» (Rubbettino), il secondo volume della collana «I Quaderni di Crtv» cutata da Confindustria Radio Televisione. Con un bacino di 35 milioni di italiani in media che, ogni giorno, accendono la radio per informarsi e intrattenersi, la transizione dall’analogico al digitale è la prima sfida che il medium di Guglielmo Marconi deve fronteggiare.
Ma la questione è ancora più cruciale se si considerano la competitività, la sostenibilità e il valore economico dell’industria radiofonica. «Il settore è dinamico ma se ne ha poca percezione: eppure l’84% degli italiani ascolta la radio e lo stesso fa il 92% dei teenager», ha detto Rodolfo De Laurentiis, presidente di Crtv, «dobbiamo approfondire temi strategici per il settore, perché la capacità di adattamento della radio, tra socialnetwork e tecnologia, è straordinaria». Se il sistemapluralistico del settore radiofonico è sintomo di vitalità, dall’altro la frammentarietà rischia di costituire un freno.
Senza contare il problema, dopo la liquidazione di Audiradio nel 2011, della rilevazione dei dati d’ascolto, la cui esatta misurabilità influenza la raccolta pubblicitaria. Il nodo sta tutto nella modalità con cui i dati vengono raccolti che ancora non mette d’accordo editori nazionali e locali, investitori pubblicitari, associazioni e centri media.
«C’è bisogno di una rilevazione trasparente, di una ricerca riconosciuta dagli stakeholders e dell’adeguamento del quadro normativo», ha proseguito Laura Aria dell’AGCom, per legge preposta alla vigilanza dei sistemi di rilevazione.
di Marzia Apice
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