Chi era veramente Sergio Marchionne? Un manager visionario al pari dei più grandi, quali Steve Jobs, Bill Gates e Jeff Bezos, capace di affrontare il presente sognando il futuro oppure il duro che non esitava a scontrarsi con i sindacalisti della Fiom e a sbattere la porta e uscire da Confindustria. Marchionne il giocatore che riuscì a salvare la Fiat quando, sono parole sue, era “tecnicamente fallita”, ma anche a giocare d’azzardo (o d’astuzia) con General Motors, passando in una notte di San Valentino da predatore a preda, fino alla conquista, per nessuno immaginabile, di Chrysler. Come per Valletta, il papà della 500, anche Marchionne ha segnato la storia della Fiat e del mondo automobilistico. Ma mentre il primo aveva spinto sulla motorizzazione di massa, facendo di Torino la capitale dell’auto, il manager italo-canadese ha scommesso sulla globalizzazione, convincendo a parlare inglese tutta l’azienda, nel frattempo divenuta FCA. Un manager duro, esigente, ma anche un uomo capace di slanci emotivi improvvisi, come raccontano i tanti episodi riportati nel libro di Luca Ponzi “Sergio Marchionne, la storia del manager che ha salvato la Fiat e conquistato la Chrysler”, edito da Rubbettino.
Il libro ripercorre il suo arrivo a Torino, allora era un manager sconosciuto al grande pubblico e indossava ancora la cravatta. La Fiat era sull’orlo del baratro, cassetti vuoti, zero progetti, modelli vecchi, clienti sempre meno affezionati. Marchionne è riuscito a invertire la tendenza, ha giocato una vitale partita con General Motors, facendosi pagare un miliardo e mezzo di dollari per evitare le clausole di un contratto che obbligava gli americani a prendersi la Fiat in crisi, ha conquistato la Chrysler grazie a Obama senza tirar fuori un quattrino, ma ha anche ingaggiato un duro braccio di ferro con la Fiom, ha praticamente messo in garage lo storico marchio Lancia, uno dei più prestigiosi, tanto che ancora oggi nelle parate di Stato il Presidente della Repubblica è a bordo di una scintillante Flaminia, ha venduto il quotidiano La Stampa e spostato la sede legale del gruppo all’estero. Tanti i retroscena, non solo quelli legati alle grandi “operazioni industriali”, e gli episodi di vita quotidiana. Un manager – Sergio Marchionne – che ha lasciato un segno indelebile non solo in Italia, che ha spronato molti giovani a guardare avanti e che amava ripetere: “E’ leader chi ha coraggio, sfida l’ovvio, segue strade non battute, rompe vecchi schemi e chiude con le abitudini consuete”.
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L’Ospite di Autologia: Luca Ponzi, giornalista RAI e scrittore