La tecnologia delle trasmissioni è un importante protagonista, un fondamentale tassello in un progetto d’espansione globale che la Cina intende condurre attraverso la Nuova Via della Seta, che avrà anche una sua declinazione digitale.
È quanto spiega in una intervista Antonio Selvatici, giornalista e scrittore esperto di Cina, autore de “La Cina e la Nuova Via della Seta – Progetto per un’invasione globale” (Edizioni Rubbettino).
È necessario dedicare particolare attenzione alla Nuova Via della Seta?
La pubblicistica nazionale tratta in modo riduttivo l’ambizioso progetto della Nuova Via della Seta. In realtà si tratta di un piano d’espansione economica globale che solamente in parte coincide con il tragitto di Marco Polo. In quanto globale interessa tutto il globo: dall’Artico ai principali nodi quali Gibuti, Atene, Canale di Suez, Panama, il Mar Cinese Meridionale. Rimane da definire il noto dilemma di Malacca. La Cina si sta comportando da potenza mondiale: vuole controllare i flussi di merce in uscita e l’importazione di materie prime, compreso il petrolio. Del resto la Cina è una super potenza energivora ma energicamente non autosufficiente il cui successo economico si basa sulle esportazioni le quali, date le distanze, si muovono principalmente mezzo nave.
L’elemento tecnologico trova spazio nei piani di espansione cinese?
Anche la tecnologia è stata storicamente tra i protagonisti della nostra storia, la macchina per cifrare i messaggi Enigma utilizzata dai tedeschi soprattutto all’inizio della Seconda guerra mondiale ha caratterizzato il conflitto. Insomma, i conflitti non si combattono solo con i cannoni e gli eserciti. È noto che le grandi autostrade dei dati sono i cavi sottomarini: una infrastruttura strategica dove passa il 99% della connettività globale. La posa dei cavi sottomarini ha una lunga storia. Il primo per le comunicazioni via telegrafo venne posato nel 1854 e collegava l’Irlanda con il Canada. Un tentativo d’intercettazione delle comunicazioni (operazione Ivy Bells effettuato con sottomarino nucleare Halibut) venne effettuata dagli Usa nel corso della Guerra fredda quando i tecnici americani riuscirono ad intercettare un cavo che trasmetteva dati ad alcune basi navali dell’Urss. Oggi il progetto cinese prevede accanto alle costruzioni di ferrovie e autostrade anche la posa di cavi.
In che modo tutto ciò si coniuga con la Nuova Via della Seta?
Quanto sta facendo Pechino è la somma di due infrastrutture strategiche in due aree diverse: all’interno della Cina e fuori. La Digital Silk Road/DSR è parte integrante del progetto della Nuova Via della Seta, nel marzo del 2015 alcuni importanti organi di Stato cinesi hanno discusso il documento riguardante l’iniziativa che comprendeva progetti di posa di cavi transcontinentali, di network di cavi e comunicazioni satellitari (National Development and Reform Commission, People’s Republic of China, 2015, paragrafo 18). La Cina sta cercando di costruire una rete digitale non controllata dagli Stati Uniti.
In che modo Pechino pensa di realizzare questo progetto?
Il progetto di espandere la rete con tecnologia 5G in Kyrgyzstan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakistan è un modo per espandere l’influenza (da sottolineare la realizzazione della posa di fibra ottica in Pakistan da parte di Huawei attraverso il finanziamento della China Export Import Bank). Tra i progetti più importanti di posa di cavi sottomarini il SeeMeWE-5, la Cina ha partecipato al consorzio (attraverso le società China Mobile, China Telecom e China Unicom), un cavo sottomarino che parte dalla Malesia e, attraverso il Canale di Suez, arriva a Marsiglia facendo tappa in Sicilia. Tra i progetti realizzati con la tecnologia della Huawei Marine è il South Atlantic Inter Link/SAIL (finanziato dalla China Export Import Bank, la stessa che sta finanziando la maggior parte dei progetti infrastrutturali al di fuori del confine cinese), lungo 6.000 chilometri collega l’Africa al Sud America (Camerun, Kiribi-Fortalez e Brasile). Il Pakistan East Africa Cable Express/Peace comprende la posa di un cavo dal Pakistan (Gwadar), Gibuti fino al Kenia. Per via terrestre il Trans Europe-Asia/TEA attraverso la Federazione Russa collega l’Europa con l’Asia. Da segnalare il Trans Eurasian Information Superhighway/TASIM e il Diverse Route for European and Asian Markets/DREAM.
Quali sono le implicazioni strategiche di questa mossa?
Come detto la Digital Silk Road/SRD, che in alcuni tratti è sovrapponibile con la Nuova Via della Seta marittima, è il tentativo di creare una alternativa alla rete esistente made in Usa e di creare delle zone d’influenza. La tecnologia delle trasmissioni è un importante protagonista, un fondamentale tassello in un progetto d’espansione globale. La Cina cercherà di “conquistare” quelle zone (è sufficiente vedere l’elevata densità di società tecnologiche cinesi in Zambia) dove non vi sono ingombranti competitor e cercherà d’imporre la sua rete 5G che è tecnologicamente avanzata. La guerra dei cavi sottomarini vede la Cina entrare con un ritardo difficilmente colmabile, ciò non esclude che organizzi una rete parallela tutta made in China dove anche il controllo dei nodi (Submarine Line Terminal Equipment/SLETE, la Wuawei Marine già li produce) sia completamente di proprietà e in gestione.
Data la debolezza dei singoli Paesi europei nel confronto con la Cina, cosa potrebbe fare l’Unione Europea per tutelare i dati e le informazioni creati nel Continente, che vi transitano ed in uscita da esso?
L’Europa è fragile e divisa. Al suo interno deve trovare un equilibrio tra i Paesi che prevalentemente producono, quelli che prevalentemente commerciano e quelli (16+1) che godono di un attenzione particolare da parte della Cina. Molto probabilmente i singoli stati cercheranno di ottenere il massimo profitto dall’evolversi della situazione geopolitica. Molto probabilmente il Mediterraneo, intesa come ampia area geografica bagnata su tutti i lati dal mare, sarà uno dei protagonisti del prossimo decennio. Ad oggi bisogna registrare come alcune importanti stazioni di cavi sottomarini si trovano in Sicilia, altre nel sud della Francia, ma sono infrastrutture strategiche.
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