Prof. Domenico Marino, Lei è autore del libro L’intelligenza artificiale. Saga fantascientifica o realtà scientifica? edito da Rubbettino. Stando al gran parlare che se ne fa, l’intelligenza artificiale sembrerebbe essere ormai parte integrante delle nostre vite; sono molti in realtà gli interrogativi che essa solleva.
L’intelligenza artificiale e le sue applicazioni sono un tema affascinante e intrigante di studio. Molteplici e importanti sono i potenziali benefici che l’applicazione su larga scala di queste tecnologie potrà portare al genere umano. Tuttavia, come per ogni tecnologia, esiste un rovescio della medaglia, un lato oscuro che va investigato e conosciuto anche solo semplicemente per poter evitare le ricadute negative.
Come già successo altre volte nella storia l’umanità si trova a confrontarsi con una tecnologia straordinaria e la scommessa che questa generazione sta facendo è quella di riuscire a governarla per produrre maggiore benessere per il mondo. Non sappiamo se questa sarà la panacea dei mali dell’umanità, se costituirà la riconquista del Giardino dell’Eden dove l’umanità sarà libera dalla povertà e dalla necessità di lavorare o se, come previsto negli scenari distopici, diventerà un incubo nel quale l’umanità sarà sottomessa e forse distrutta da nuove entità artificiali intelligenti che prenderanno il possesso della terra. La paura del progresso ha sempre caratterizzato le svolte epocali e anche in questo frangente la parte oscura di questa tecnologia turba i sogni del genere umano. Stiamo probabilmente (ri)scoprendo che se non diamo un contenuto etico alla tecnologia questa potrà diventare uno strumento di autodistruzione, ma nello stesso tempo questo tentativo di riempire di valori la tecnologia potrà rivelarsi un enorme passo avanti dell’umanità.
Quali approcci esistono nella nostra società rispetto all’intelligenza artificiale?
Rispetto all’intelligenza artificiale vi sono oggi due approcci diametralmente opposti al problema. Da un lato vi sono i tecno-pessimisti che vedono solo scenari distopici e vivono con apprensione il progresso tecnologico enfatizzando i pericoli e dall’altro i tecno-ottimisti che, invece, tendono a sopravvalutare gli effetti positivi arrivando ad attribuire virtù quasi taumaturgiche al progresso tecnologico.
Perché non bisogna essere né tecno-ottimisti, né tecno-pessimisti?
Non bisogna quindi essere né tecno-ottimisti, né tecno-pessimisti, ma bisogna acquisire la consapevolezza che il governo dei cambiamenti strutturali economici e sociali che l’avvento dell’intelligenza artificiale causerà sarà fondamentale per assicurare la prosperità alle generazioni future ed evitare scenari negativi ed anche apocalittici. Quindi niente distopie futuriste!
L’approccio del libro vuole essere laico e scientifico, non vuole nascondere i rischi, senza sopravvalutarli, come non vuole enfatizzare gli aspetti positivi. Il principio che si cerca di affermare nel libro è che, in ogni caso, come in ogni fenomeno sociale, in ultima analisi sono il governo dei processi e la definizione di un sistema di regole e di politiche gli aspetti che possono creare vantaggi o svantaggi e, soprattutto, che possono determinare coloro che sono i beneficiari dei vantaggi e coloro che devono sopportare gli svantaggi.
Come ogni nuova tecnologia anche questa può risultare disumanizzante, ma la tecnologia è neutrale, è uno strumento, non è né buona né cattiva, ma dipende da come è usata e da chi è usata.
L’umanità fino ad ora è stata sempre in grado di governare il progresso tecnologico, ha sicuramente le possibilità per governare anche quella che qualcuno ha definito “l’Invenzione Finale”, ma riuscirà nell’intento solo se sarà in grado di comprendere le peculiarità di questo nuovo processo di sviluppo tecnologico.
Il Suo è un libro fatto di domande, alcune però senza risposta certa: quali, in particolare?
È possibile prefigurarsi un futuro in cui la spinta del pensiero dell’uomo verso la conquista di spazi sempre più ampi di libertà perderà vigore in modo proporzionale rispetto allo sviluppo della tecnologia e dove l’essere umano cederà progressivamente una porzione delle proprie libertà?
Si svilupperà un’intelligenza artificiale capace di esercitare tutte le funzioni dell’uomo, ivi compresa la coscienza. E se si può essere soggetto di diritti?
Dobbiamo considerare un’intelligenza artificiale forte solo una macchina? Possiamo compararla ad un essere vivente non umano? Possiamo introdurre la categoria di persona non umana?
Il potenziamento degli organi vitali dell’uomo porterà ad una nuova evoluzione della specie umana?
Quest’ultimo aspetto è quello più rischioso perché, anche se esso sembrerebbe condurre a un allungamento della vita e allo sviluppo di prestazioni superiori del corpo umano, in realtà potrebbe provocare la trasformazione artificiale dell’uomo con perdita di un certo grado di umanità.
Le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale sono estremamente intrusive e possono condizionare la nostra sfera privata. Non possono anche diventare uno strumento potente di repressione, di controllo e limitazione delle libertà democratiche che arriva a mettere in pericolo anche il concetto stesso di democrazia?
In un’epoca di tracciamenti e di profilazioni, cosa resterà della nostra privacy?
Sono solo alcuni dei quesiti che il libro cerca di affrontare e che lascia come questioni aperte, cercando, tuttavia, di indicare percorsi virtuosi che ne limitino le ricadute negative dello sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Si giungerà mai, a Suo avviso, ad un’intelligenza artificiale di livello umano?
L’intelligenza artificiale che si avvicina a quella umana per capacità di giudizio e di decisione autonoma è la cosiddetta intelligenza artificiale forte. Non decide solo imparando dai dati, ma ha anche una capacità che potremmo definire di “intuizione”. In sostanza le intelligenze artificiali forti avranno modalità di giudizio che si avvicinano a quelle umane, avranno capacità di interpretazione della realtà non mediata dall’apprendimento dei dati. Qualcuno ipotizza, anche se oggi è pura fantascienza, che possano avere una coscienza.
Oggi questo tipo di intelligenza artificiale oggi non esiste. Alcuni sostengono addirittura che una siffatta intelligenza artificiale non esisterà mai. Questo non possiamo stabilirlo con certezza, quello che possiamo dire è che un salto evolutivo dell’intelligenza artificiale si verificherà sicuramente quando avremo a disposizione la tecnologia dei computer quantistici, computer che sono in grado di prestazioni e velocità di calcolo oggi inimmaginabili, unite ad una straordinaria capacità di immagazzinamento e di gestione di dati.
Un computer quantistico è un qualcosa di molto vicino al cervello umano e forse, quando comprenderemo meglio il funzionamento dei computer quantistici, saremo anche in grado di migliorare le nostre conoscenze sul cervello umano che non può essere spiegato solo a partire da interazioni di tipo biochimico, ma che probabilmente ha una base di funzionamento “quantistica”.
Questo scenario futuribile dell’intelligenza artificiale forte o generale apre, poi, le rilevanti finestre filosofiche ed etiche che già abbiamo evidenziato precedentemente. Un’intelligenza artificiale forte può avere una personalità o una coscienza e, se si, può essere soggetto di diritti? Dobbiamo considerare un’intelligenza artificiale forte solo una macchina? Possiamo compararla ad un essere vivente non umano? Possiamo introdurre la categoria di persona non umana?
Sono domande a cui oggi non possiamo dare una risposta, ma a cui in un futuro prossimo l’umanità non potrà esimersi dal cercarle e dal darle.
Quello di cui oggi ci dobbiamo “accontentare” è l’intelligenza artificiale estesa, cioè l’interrelazione stretta fra essere umano e intelligenza artificiale. I sistemi di guida autonoma sono degli ottimi esempi di intelligenza artificiale estesa, dove le capacità delle intelligenze artificiali vengono sublimate dalla presenza di un essere umano che è in grado di intervenire e di prendere decisioni in particolari situazioni. La chirurgia con intelligenza artificiale, supervisionata dall’uomo, è un altro ambito molto interessante di intelligenza artificiale estesa.
L’intelligenza artificiale estesa permette poi di associare dei driver etici umani alle capacità di apprendimento delle intelligenze artificiali, evitando così non solo i bias discriminatori, ma evitando anche che la decisione presa nell’ambito ristretto dell’intelligenza artificiale sia ottimale per un singolo problema, ma devastante per il governo complessivo del processo. Un’intelligenza artificiale che viene addestrata per ridurre il consumo di carburante di un aereo correggendo il suo assetto di volo può anche portare allo stallo dell’aereo se si verificano determinate condizioni. Così come un sistema d’arma basato sull’intelligenza artificiale potrebbe autonomamente decidere di colpire un ospedale per infliggere il massimo delle perdite e il massimo danno al nemico.
Se, quindi, l’intelligenza artificiale forte è il futuro, l’intelligenza artificiale estesa è il presente immediato e in questa interazione uomo-macchina dovremo sempre più investire e concentrare i nostri sforzi perché è in questo campo che nel breve periodo possiamo ottenere grandi risultati e soprattutto possiamo concretamente contribuire a migliorare la qualità della vita degli individui. Almeno fino all’avvento dei computer quantistici e dell’intelligenza artificiale forte…
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