Utilizzando fonte diaristiche, articoli, saggi e pubblicistica dell’epoca, Patrizia Gabrielli traccia la portata che la propaganda (collegando la retorica patriottica del Risorgimento alla retorica della 1° guerra mondiale intesa come campagna di civilizzazione) ebbe sulla percezione che bambine, bambini e adolescenti ebbero degli anni di guerra. Di come contribuì a definire nettamente generi e ruoli e di come in qualche modo preparò l’avvento del fascismo. Le voci sono soprattutto quelle dei ceti benestanti – i ceti più umili che furono i più colpiti dalle conseguenze della guerra furono anche quelli che si espressero di meno – ma non per questo il lavoro di Gabrielli è meno esaustivo e interessante. Colpisce qua e là l’emergere di una diversa consapevolezza, di un modo di percepire la guerra in maniera diversa, non guerra santa e giusta quindi ma avventura catastrofica e orrenda.
Altre Rassegne
- La Nazione - Ed. Arezzo 2019.03.10
La Grande Guerra dei ragazzi di Pieve - Non siamo creature mansuete (arieccome.blogspot.com) 2018.07.22
La guerrà è l’unico pensiero che ci domina tutti
di Morena Terraschi - Le Monde Diplomatique (Il Manifesto) 2018.05.11
Cronaca minuta del conflitto
di Maria Chiara Mattesini