Da Il Tempo del 13 luglio
Un italiano su due esprime il suo voto alle elezioni politiche o amministrative che siano. I partiti senza una vera leadership si dividono in «cose» o «rami» più spostati a destra o a sinistra a seconda del caso. La politica, tra casta e malaffare, è considerata sempre più di basso livello tra i giovani che non riescono a crederci e chi non lascia la poltrona per nulla al mondo. E se il sistema Paese è immobile, la crisi della democrazia rappresenta uno dei nodi cruciali della contemporaneità. Non basta la ricerca forsennata del nuovo o del giovane per «cambiare verso» come piace twittare al premier Matteo Renzi, serve una strategia che porti ad un necessario cambiamento perché, come diceva Aldo Moro, «in politica è sempre possibile fare meglio, ma è più facile fare peggio».
E contrariamente a chi teorizza il rinnovamento che parte dal basso, il professor Mario Caligiuri nel suo libro (datato per la verità ma pur sempre attuale) «La formazione delle élite» (Utet) propone una riflessione pedagogica ipotizzando un modello sociale ricostruito proprio dalla formazione di un gruppo «istruito». Un cambiamento, dunque, possibile ma attraverso una strategia sostiene Caligiuri, esperto di comunicazione nonchè professore associato di Pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria, dove dirige dal 2008 il primo Master in Intelligence, e di Comunicazione pubblica alla Sapienza di Roma. In sostanza, non bastano le persone della società civile prestate alla politica, ma c’è bisogno di persone dotate di pensiero critico definito dall’educazione, per contrastare i poteri occulti che caratterizzano la nostra società. In quest’analisi il docente ci fornisce la sua ricetta pedagogica per la democrazia, composta da un processo formativo meritocratico, capace di delineare un sistema politico controllato da cittadini consapevoli e qualificato da una nuova circolazione dell’élite. Ispirandosi all’analisi gramsciana, Caligiuri ipotizza la nascita di un inedito blocco sociale, composto da giovani laureati e piccoli e medi imprenditori, le uniche due categorie che in questo momento storico potrebbero trasformare la società italiana in un mondo della globalizzazione dove tutto è possibile. Anche avere una macchina pubblica funzionante e veri partiti politici aggreganti che facciano tornare ad «amare» la politica.
Di Sarina Biraghi
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- Il Tempo 2015.07.13
«La formazione delle élite» contro la crisi di democrazia
di Sarina Biraghi