Da Il Quotidiano del Sud del 23 maggio
Cosenza. Presentazione tra gli scaffali della libreria Mondadori a piazza 11 Settembre per il romanzo d’esordio del giovane scrittore calabrese Nicola H. Cosentino intitolato “Cristina d’ingiusta bellezza”, edito da Rubbettino. Hanno partecipato al dialogo con l’autore, in una gremita una libreria, Benedetta Caira, Michele D’ignazio, insieme a Pino Sassano che ha introdotto e coordinato l’evento.
Un promettente venticinquenne, Nicola, impegnato nella scrittura come giornalista e ideatore del blog Venti. Oltre ad essere scrittore, Cosentino, è anche artefice di corti auto prodotti nonché direttore artistico del Festival del cinema indipendente Brevi d’Autore. Una ancora breve ma intensissima carriera la sua che lo porta, nel periodo di permanenza a Londra, a scrivere “Cristina d’ingiusta bellezza”: opera che rimanda ad alcuni dei più “trascinanti” generi letterari. Rimandi che tornano alla mente del lettore che sazia la sua curiosità solo arrivando fino alla fine della storia. A metà strada tra un noir e un giallo, il romanzo ruota intorno al concetto di bellezza ma anche di mistero.
Protagonista della vicenda narrata è l’insegnante di piano Cristina Petraglia classe 1955, che sparisce misteriosamente appunto nel giorno del suo matrimonio, una fredda antivigilia di Natale del 1984. Saranno le indagini condotte a portare alla luce quanto la bellezza possa diventare ingombrante per una comunità che non è abituata a vederla o come dice la voce narrante: « …la si evitava, in realtà, per la concreta paura di non essere all’altezza del creato».
La storia di una condanna dunque che ha colpito coloro che ieri si sono fermati ad ascoltare la presentazione. L’autore, infatti, è magistralmente riuscito a dare al lettore una rievocazione degli anni Ottanta sostenendo quanto ne sia rimasto affascinato. «Un background storico anche abbastanza pop, che sono riuscito a ricostruire perché mi sentivo più padrone e più affascinato da quella generazione lì che non dalla mia – ha detto Cosentino – Mi serviva narrativamente ambientare la storia nel passato. Era necessario per avere qualcuno che raccontasse, che facesse un passo indietro». Una scelta che è stata abbracciata insieme a quella di una cornice meridionale come ambiente che rievoca atmosfere da primi del Novecento.
Ulteriore tematica che affiora nel romanzo, poi, è l’aspetto giornalistico della vicenda.
Tenendo conto del momento storico in cui è ambientato ìl libro, è facile immaginare «un contesto in cui non parlare è d’obbligo ma riferire è importante – ha proseguito l’autore – E un po’ il principio metaletterario del libro, per cui questo equilibrio tra quello che si dice e quello che si intuisce è la scommessa di tutti i romanzi che somigliano al mio. Riuscire a garantire questo equilibrio significa vincere una scommessa».
Una bellezza che distrugge e trascina via la protagonista facendone perdere le tracce.
Nel libro, ha affermato Sassano, «vi è una violenza intrinseca. Quando il limite non lo descrivi in maniera saputa, la dimensione passa dalla scena all’osceno. Vi è un limite dove si incontrano gli opposti bellezza e orrore». Una dicotomia che lascia il lettore da solo a riflettere.
di Paola Smurra
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