Da Il Corriere Fiorentino del 26 giugno
Non c’è élite politica che si salvi dall’ultimo mese di elezioni. In Toscana il Pd alle amministrative ha scoperto a sue spese che non c’è più spazio per la rendita, che il 40,8 per cento alle Europee del 2014 stampato sugli striscioni delle Feste de l’Unità di cui oggi non parla più nessuno è già precocemente invecchiato. Lo stesso Matteo Renzi ha scoperto che cosa significhi voler fare come certi imprenditori che tentano di comprare a prezzi stracciati aziende decotte – e aspettano proprio il momento in cui stanno per raggiungere il punto di bollitura – per poi riportarle ad antichi splendori. Per non parlare di David Cameron, che nel 2013 promise il referendum sulla Brexit per ottenere la vittoria alle elezioni politiche del 2015 e oggi ha pagato amaramente con la sconfitta di giovedì e le successive immediate dimissioni. Dunque queste élite politiche assomigliano parecchio a giocatori di poker pronti a giocarsi tutto, a Londra come a Rignano caput mundi (che aveva già votato un paio di giorni prima per la Rignanexit uscendo dall’Unione dei Comuni del Valdarno e della Valdisieve): Renzi mette sul piatto elettorale, con il referendum di ottobre, la sua carriera politica, visto che ha detto che intende andarsene in caso di sconfitta.
L’ultimo mese di elezioni dice molto non solo sulle leadership ma anche sui partiti, così incapaci di orientare l’opinione pubblica. Poche settimane fa è stato pubblicato anche in Italia un libro del 2013 del compianto politologo Peter Mair, Governare il vuoto. La fine della democrazia dei partiti (Rubbettino), che ha insegnato politica comparata anche all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole. In questo volume, Mair analizza il collasso dei partiti e di come i cittadini si ritirino dalla politica convenzionale per rivolgersi altrove. I partiti, scrive Mair, «possono ancora fornire la piattaforma necessaria ai leader politici, ma questa piattaforma è utilizzata nei fatti come rampa di lancio per raggiungere altri uffici e posizioni. I partiti stanno quindi fallendo come risultato di un processo di mutuo indietreggiamento o abbandono, in cui i cittadini si ritirano verso una vita più privata o si rivolgono a forme di rappresentanza più specializzate e specifiche, mentre i leader di partito si ritirano nelle istituzioni, traendo i loro termini e modelli di riferimento più facilmente dai loro ruoli di governatori o funzionari pubblici».
Il tema più interessante, dopo le ultime settimane piuttosto deludenti per segretari di partito e capi di governo, non è la prima faccia del problema analizzato da Mair, cioè la diminuzione della partecipazione elettorale dei cittadini e quindi il ritiro dal dibattito pubblico, ma il comportamento delle élite. «Esattamente come i cittadini indietreggiano verso le proprie sfere di interesse privato, allo stesso modo i leader partitici e politici si ritirano nella loro versione di sfera privata, che in questo caso è rappresentata dal mondo chiuso delle istituzioni governative. Il distacco è dunque reciproco e, nonostante la retorica che riecheggia da tutte le parti coinvolte, è generale». E qui sta il punto rilevato dal politologo irlandese: i partiti hanno preso le distanze dalla società civile e dalle sue istituzioni sociali, diventando allo stesso tempo sempre più legati al mondo del governo e dello Stato.
Non mancano però le ipocrisie: subito dopo i risultati elettorali i vertici di partito e di governo si sono buttati sulle periferie, quelle che hanno dato più amarezze. Adesso ne parlano tutti, come un tempo si parlava del mitologico territorio, e sono destinate a entrare nel lessico del luogocomunismo, il cui vocabolario è perfetto quando non si sa che cosa dire. Ora è tutto un ripetere «il partito deve andare nelle periferie» (riedizione di «il partito deve stare sul territorio»). E chi lo dice ricorda quelli che sbagliano la data di una festa cui sono stati invitati. Pensano di essere partiti per tempo, solo che arrivano la sera dopo. «Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale / Vengo anch’io? No tu no /Per vedere come stanno le bestie feroci». Si potrebbe andare tutti quanti nelle periferie comunali. A veder quanto sono ganzi questi giovani, come quelli inglesi eroici e coraggiosi perché contro la Brexit, e che sono belli e ci garbano un sacco, sì, ma solo quando votano come piace a noi.
di David Allegranti
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