L’ultimo libro di Armando Matteo recensito da Enzo Bianchi su La Stampa (LaStampa.it)

di Enzo Bianchi, del 15 Maggio 2012

Da LaStampa.it – 12 maggio 2012
Dalla Chiesa escono le donne
“La fuga delle quarantenni”: un grado di disaffezione simile a quello maschile
È da tempo che indagini sociologiche e demoscopiche fotografano una situazione ecclesiale che un osservatore attento può percepire da sé, con la semplice esperienza quotidiana: la diminuzione e il progressivo invecchiamento di quanti frequentano regolarmente la chiesa, il rarefarsi dei giovani nel vissuto ecclesiale – che è molto diverso dagli eventi di massa capaci di attirare tanta attenzione ma non di garantire perseveranza nel quotidiano – e anche, fenomeno più recente ma non per questo meno preoccupante, il ridursi della presenza femminile soprattutto tra i venti e i quarant’anni.

Ora Armando Matteo – presbitero già assistente nazionale della Fuci e autore della lucida analisi sui giovani di oggi, definiti La prima generazione incredula – prosegue la sua riflessione sociologica e pastorale esaminando «il difficile rapporto delle donne con la chiesa», come recita il sottotitolo del suo recente La fuga delle quarantenni (Rubbettino, pp. 106, e 10). È infatti nella generazione dei nati dopo il 1970 che per la prima volta si registra una maggiore analogia di comportamento tra i due sessi quanto a pratica religiosa e a vicinanza con le posizioni ufficiali della chiesa: se prima si assisteva a un esodo silenzioso dei giovani adulti in proporzioni sconosciute alle loro coetanee, oggi il grado di disaffezione è divenuto molto simile.

Questo dato non può che suscitare preoccupazione: infatti, «da secoli la fortezza silenziosa della chiesa cattolica è la presenza delle donne». A loro è più o meno tacitamente affidato il compito di trasmettere la fede alle nuove generazioni all’interno della famiglia, e su di loro grava il peso di oscuri ma indispensabili servizi a beneficio della comunità cristiana, a cominciare dalla catechesi, e del suo porsi nel tessuto ordinario della vita sociale. Se a questo si aggiunge la drastica riduzione di vocazioni religiose femminili e la conseguente scomparsa della visibilità delle suore, l’immagine che la chiesa dà di se stessa resta focalizzata su una presenza marcatamente maschile: vescovi e preti – questi ultimi a loro volta ridotti di numero e sempre più anziani di età media – finiscono per catalizzare l’immaginario di chi osserva la realtà dall’esterno (e non solo).
Ma la franca analisi di Armando Matteo è abitata da una passione sincera per la chiesa e da una sollecitudine per la «corsa della Parola di Dio» nella storia: l’autore non si limita quindi a considerazioni amare, ma rilancia continuamente la speranza. Una speranza fatta non di utopiche illusioni, ma alimentata da sapienti rimandi alla freschezza del vangelo, alla sua capacità di incidere sulla società, alla creatività di testimoni cristiani che nel corso dei secoli hanno saputo narrare la fedeltà di Dio verso il suo popolo e l’umanità intera. Se infatti si sta attraversando una crisi di fede che è anche «crisi di un certo modo di dire e fare Chiesa», non va dimenticato che proprio il vangelo rimette costantemente il cristiano, come singolo e come comunità, «in contatto con un Dio che con la sua benedizione fa sorgere in ciascuno una profonda fiducia umana in se stesso e nella possibilità di una vita libera e felice». E questa è davvero una buona notizia per uomini e donne di tutte le età.

Di Enzo Bianchi

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