Da Gazzetta di Parma del 11 giugno
E’ appena uscito nelle librerie’ il nuovo libro di Antonio Patuelli, Presidente dell’ABI: Il libro si intitola “Nuova Europa o neo – nazionalismo” (Rubbettino, 10,00 euro, pagine 118, i diritti d’autore sono devoluti alla Confraternita della Misericordia di Bologna). Ne pubblichiamo un brano.
La libera circolazione delle persone, la possibilità di vivere, lavorare e studiare ovunque all’interno dell’Unione è il diritto dell’UE più apprezzato dagli europei. L’Europa non è solo uno spazio economico.
L’Europa non è solo uno spazio di libertà per i capitali, per le multinazionali, le merci.
L’Europa non è solo un’area monetaria.
L’Europa è un’area senza frontiere interne, in cui milioni di cittadini, uomini e donne, si muovono liberamente dopo secoli di confini rigidi e di guerre per territori di confine.
L’Europa, dunque, è una dimensione nella quale affermare diritti e cogliere opportunità.
Forse non siamo in grado di apprezzare appieno le grandi conquiste realizzate prima con l’unità d’Italia e, di recente, in Europa innanzitutto con la libera circolazione delle merci, delle persone e dei capitali, con la nascita della moneta comune, l’Euro (oltre alla crescita delle tecniche e delle tecnologie).
Solo la memoria e la storia riescono a farci capire dawero i grandi cambiamenti, vere e positive rivoluzioni, soprattutto se raffrontati con la realtà nella quale si viveva nel Novecento e ancor di più nell’Ottocento. Interessanti studi in questi anni ci hanno raccontato, documentato e ricostruito le caratteristiche delle condizioni di viaggio in Italia nell’Ottocento, ed anche prima, sulla base di diari, di epistolari e delle preziose “guide turistiche” dell’epoca. Da questi racconti emergono alcune molto significative ed ora inimmaginabili esperienze di vita e di viaggio.
Per esempio, il critico d’arte inglese John Ruskin ha descritto le numerose ed esasperanti soste obbligate nel viaggio effettuato nel 1840 fra Bologna e Parma: “Sono giunto alfine alla meta dopo aver subito l’assalto di una folta schiera di doganieri- Vediamo nell’ordine: porta di Bologna, uscita passaporto e gabella. Ponte, mezzo miglio più avanti: pedaggio. Dogana, due miglia innanzi, lasciati gli Stati Pontifici: passaporto e gabella. Dogana, dopo un quarto di miglio, entrati nel Ducato dí Modena, prima l’ufficiale della dogana, poi l’addetto ai passaporti. Versato un tributo ad entrambi. Porta di Modena, entrata: dogana, gabella, passaporto… Porta di Modena, uscita: passaporto e gabella. Porta di Reggio, dogana, gabella, passaporto… Porta di Reggio, uscita: passaporto, gabella. Cambio di cavalli, più avanti: passaporto, gabella. Entrata nel Ducato di Parma, ponte: pedaggio, dogana, gabella, passaporto_ Dunque in totale sedici soste, con una perdita media di tre minuti e un franco ogni volta… Quello della dogana di Modena non s’è rabbonito per meno di cinque paoli: l’ufficiale pontificio di Bologna ci ha assicurato che in coscienza non poteva evitare la perquisizione per meno di una piastra… Nell’intero sistema c’è un che di furtivo e di obiettivo: arriva il doganiere, poggia la mano lurida sulla carrozza e non molla la presa finché non vi infili un franco, altrimenti attacca a frugarti”. Consuete erano anche le difficoltà dei viaggiatori di fronte ai complessi e vari sistemi monetari propri dei tanti stati e staterelli dell’Italia (così come di gran parte dei resto d’Europa) prima del Risorgimento: le “guide turistiche” fino all’unità d’Italia contenevano, infatti, anche delle tabelle pieghevoli con le raffigurazioni delle principali monete di ogni singolo Stato italiano, essendo assai difficile orientarsi fra zecchini, svanziche, ducati, paoli, testoni, fiorini, scudi, ecc, quando la stessa lira poteva essere piemontese, austriaca o parmense. Fu Gioacchino Napoleone Pepoli, ministro nel 1864, l’artefice dell’unificazione monetaria italiana, l’antesignana di quella più recente dell’Euro. Fra i disagi di viaggio vi erano anche quelli fluviali e per canali, poiché i trasporti avvenivano frequentemente su chiatte, soprattutto nelle zone non completamente bonificate. Per esemplo, risultano fossero particolarmente disagiati í viaggi su barche trainate da buoi o da cavalli che procedevano sugli argini, talvolta interrotti anche da chiuse, come fra Bologna e Malalbergo dove vi era una locanda del tutto conforme ai suo nome. Infatti, da Bologna a Ferrara, ed in generale sull’ampio delta del Po, erano frequenti i viaggi fluviali con molti disagi, alcuni dei quali sono noti ai frequentatori delle zone paludose, che tuttora sono rimaste come paradisi ambientali, nel parco del delta del Po. 11 romanziere inglese Charles Dickens così descrisse il suo viaggio ottocentesco nella barca che tutte le settimane partiva da Bologna per Venezia: “si voga tutta la notte per diversi canali, passando dall’uno all’altro e cambiando imbarcazione tre volte fino a Ferrara, dove s’arriva al mattino. Lì ci si imbarca sul Po, in una specie di chiatta col ponte rialzato su cui si trascorre la notte. li giorno appresso, verso le quattro del pomeriggio, si giunge in vista di Venezia”.
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