Nel mese di ottobre del 2000 Edi Rama, in precedenza già insegnante, giornalista e Ministro della Cultura, si candida a diventare di sindaco di Tirana. Vincerà le elezioni, restando in carica per undici anni. Alla guida della capitale dell’Albania non arriva solo un politico e un giornalista ma anche, e forse soprattutto, un artista. Un pittore, estroverso nel modo di vedere la politica come nel vestire sgargiante, che durante il suo mandato ridipinge le case della città in un gesto tutt’altro che simbolico volto a dimostrare una rottura con un passato politico e un’amministrazione comunale diventate “un addormentato asilo per stipendiati che il subbuglio degli anni ’90 aveva insediato nei suoi edifici”. Non immune da errori che onestamente ammette di aver compiuto, commessi però con in cuore il desiderio di rinnovare il volto e la politica di una città ridotta a un bazar, Rama si scontra con la vecchia macchina politica albanese perfettamente oliata e integrata, fatta di sopraffazioni, corruzione, familismo. Tirana è una città con una mescolanza di presente desideroso di un rinnovamento e un passato ancestrale di difficile se non impossibile sradicamento. Ma nei tre mandati durante i quali ha la possibilità di operare, nonostante la mondialmente nota macchina del fango colpisca la sua famiglia e soprattutto il nome di suo padre, Edi Rama ottiene giorno dopo giorno piccoli traguardi che hanno il merito di ridare fiducia alla cittadinanza. Dopo la sconfitta alle elezioni comunali del 2011, due anni più tardi viene eletto Primo Ministro per poi essere riconfermato anche nel 2017, sconfiggendo l’acerrimo avversario Sali Berisha… “Quello che possediamo oggi in Albania è un sistema senza sistema, una montagna di stagnazione che va buttata giù per intero, in blocco, il prima possibile, insieme agli interessi che tengono in piedi, per fare spazio a un sistema europeo, moderno e democratico della pianificazione spaziale (..)”. Che esista un buon sistema europeo, moderno e democratico, oggi, è difficile da affermare con certezza. Almeno per chi, come me, fatica a comprendere i meccanismi che regolano e governano i nostri paesi. Ma di certo l’operato di Edi Rama nella città di Tirana ha avuto il merito di portare un po’ di indispensabile e necessario ordine in un sistema arcaico, dove la corruzione come metodo ancestrale di governo regnava sovrana. E dopo l’ordine e la pulizia, è arrivata la bellezza così come lui stesso afferma in una recente presentazione avvenuta nel mese di maggio in compagnia di Vittorio Sgarbi. “Con la bellezza si combatte la criminalità. Il senso del bello contribuisce a far sentire le persone, i cittadini e i commercianti, parte di un luogo che ha un valore e per il quale anche loro daranno volentieri il proprio contributo”. “Kurban” letteralmente è l’agnello che viene immolato ogni anno a ricordo del sacrificio compiuto da Abramo. Il simbolo sacrificale della fine di un’era e che all’epoca, e con lo stesso significato ancestrale, venne fatto ritrovare a Rama sulla soglia del municipio di Tirana. Questo testo, scritto dopo la sconfitta per il quarto mandato alle elezioni comunali ha il grande merito di far conoscere un luogo molto vicino all’Italia per relazioni politiche, culturali ed economiche. Ci mostra anche il volto umano di un politico per come dovrebbe essere e, pensando ai nostri politici e alle loro abitudini, fa persino impressione sapere che Rama vive in un appartamento di 75 metri quadri in compagnia della moglie Linda. Una lettura utile, nel vero senso della parola. Da fare per chi vuole aprire un po’ di più gli occhi sul mondo qui accanto.
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