Ansa del 5 maggio
E’ un percorso lungo quello di Andrea Angeli. Lungo per chilometri consumati, ma lungo anche per l’esperienza maturata nei punti più caldi del pianeta a servizio di Onu e Farnesina. E ora Angeli racconta questo percorso nel suo ultimo libro ‘Kabul-Roma. Andata e ritorno, via Delhi’ (ed. Rubbettino), ripercorrendo gli ultimi anni di carriera da funzionario internazionale e professionista del ‘peacekeeping senza uniforme’. Per presentare il volume, da oggi in libreria, Angeli ha scelto Udine e, in particolare, il Comando della Brigata Alpina ‘Julia’ che, come sottolineato dallo stesso autore, rappresenta un simbolo di impegno internazionale per la pace e di altissimo prestigio per l’Italia, “una Brigata con una marcia in più” con cui ha lavorato in Afghanistan.
A portare testimonianza alla presentazione anche il segretario generale dell’Osce, Lamberto Zannier, di cui Angeli fu portavoce nella complessa missione in Kosovo. Una vicenda nella quale trova citazione anche l’ANSA. “Quell’incarico lo ottenni grazie a due take dell’ANSA che anticipavano incidenti a Decani – racconta Angeli -. Li inviai a Zannier, che non ne era ancora a conoscenza, aggiungendo, quasi per scherzo, la mia disponibilità a lavorare con lui. Subito mi arrivò la convocazione a Pristina…”
Nel libro vengono scanditi i momenti più salienti di 25 anni di missioni, tra i quali anche il Caso Marò che ha visto Angeli a fianco di Staffan de Mistura. Si scoprono così particolari inediti, strategie alternative e diversi percorsi che non sono stati seguiti. E, in alcuni casi, non mancano riferimenti di velata perplessità. Il libro descrive anche l’impatto di un uomo delle Nazioni Unite del calibro di de Mistura ai vertici della Farnesina, novità assoluta, che ha creato non pochi grattacapi in un’amministrazione tradizionalista come quella degli Esteri.
Alcune pagine sono dedicate al ritorno in Kosovo dopo dieci anni. Una missione quasi dimenticata, ma ancora in piedi tra i paradossi della storia balcanica più recente. Nella dedica del libro c’è anche il piccolo Manuel, figlio del carabiniere del 13/ Reggimento Manuele Braj caduto in Afghanistan. “L’immagine di Manuel che a tre anni saluta militarmente la salma del papà riporta alla mente la stessa scena del piccolo Kennedy”, sottolinea Angeli, “è una cosa che mi ha molto colpito”.
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