Jannik Sinner è calabrese. San Giovanni in Fiore dà al tennista la cittadinanza: “È coriaceo” (Huffingtonpost.it)

di Silvia Renda, del 28 Novembre 2023

Vito Lamberti

Fuori campo

Caduta e rinascita di Monica Seles

Sventola il tricolore per omaggiare il talento di Jannik Sinner, che nella finale di Coppa Davis ha segnato il punto decisivo per la vittoria dell’Italia. Il tifo azzurro, composto da appassionati di racchette e non, si è riunito di fronte alla tv per supportare il connazionale, raggiungendo cifre di auditel che difficilmente hanno riguardato il tennis nel nostro paese. Prima però che il suo successo sportivo travolgesse il pubblico da casa, elevando il campione ai più sperticati elogi, a più riprese Jannik Sinner è stato accusato di non essere italiano. Tra chi muoveva l’accusa c’erano probabilmente anche gli stessi sterili polemizzanti che non hanno concesso passaporto italiano a Mario Balotelli e Paola Egonu, per via del colore della loro pelle.  Sinner è bianco, ma questo non è bastato a esimerlo dall’assurda critica che in alcuni casi ha assunto  sfumature razziste. Oltre a un nome e cognome che evidentemente non aiutano nell’associazione con la penisola, al campione, che si è distinto per il suo garbo, non veniva riconosciuta la passionalità italica, i colori scuri tipici del maschio dato qui alla luce e destava sospetto quell’eccessiva vicinanza di casa con l’Austria. Nonostante gli indizi abbiano tratto in inganno gli acuti indagatori, il 22enne, nato a San Candido, non solo è perfettamente italiano, ma presto sarà persino calabrese.

Nell’aprile del 2021, prima che i tempi gli dessero ragione, un account su Twitter commentava ironicamente così una sua vittoria: “Questo è uno tosto: è calabrese”. San Giovanni in Fiore, un piccolo paesino arroccato tra le montagne silane, è andato oltre il suo accento tirolese, il suo colore di capelli inadeguato per lo stereotipo, il carattere difforme allo standard del territorio, e in lui ha riconosciuto un degno figlio di Calabria, tanto da conferirgli la cittadinanza onoraria. “La personalità di Sinner è di esempio per tutti, specie per le nuove generazioni, sempre più minacciate da una cultura pervasiva che promuove il successo senza sforzo e senza etica, l’individualismo e perfino l’autodistruzione”, ha spiegato le sue ragioni la sindaca Rosaria Succurro, “È un grande italiano proprio come Gioacchino da Fiore, cui si deve la storia della nostra città. Oggi, di fronte alla crisi internazionale, economica, morale, educativa e sociale, c’è tanto bisogno di valorizzare queste figure, capaci di trasmettere ai più giovani una spinta interiore fortissima, di testimoniare che la vita merita di essere vissuta con autenticità e intensità, senza arrendersi alla sensazione di vuoto indotta, troppo spesso, dal consumismo contemporaneo”.
In Calabria, come in tante altre parti di Italia, si fa il tifo per il tennista. Nel sentito derby di calcio Catanzaro-Cosenza, l’allenatore del capoluogo ha invitato i suoi calciatori a ispirarsi a lui. “Ha dimostrato tecnica, forza, grandissima concentrazione e sangue freddo”, ha spiegato il ct Vincenzo Vivarini, “Sono le cose che servono in incontri così, applicazione e qualità, ma allo stesso tempo il cervello a posto e lo spirito di sacrificio per fare la differenza”. Le testate locali parlano di Effetto Sinner, per sottolineare come l’attenzione catturata dalle sue vittorie e dal suo bel gioco abbia convinto i giovani calabresi a bussare alla porta dei circoli di tennis, per provare a intraprendere quella strada che dalla tv li ha così tanto affascinati. “Come un calabrese, Sinner si è dimostrato caparbio e tenace. Ma queste sono caratteristiche che potrebbero essere attribuite anche ai sudtirolesi. Loro hanno delle montagne molto più alte delle nostre, ma c’è qualcosa di coriaceo nel carattere di entrambi i popoli”, commenta ad HuffPost l’autore televisivo Vito Lamberti, che per Rubbettino, casa editrice nata in provincia di Catanzaro, ha pubblicato “Fuori Campo”, sulla vicenda dell’accoltellamento della tennista Monica Sales. “Sono due terre che, per motivi molto differenti, capita che vengano rinnegate”, dice, cercando analogie tra i luoghi di origini di Sinner e quelli che potrà visitare da cittadino onorario, “La zona intorno a San Candido e a San Giovanni è in entrambi i casi piena di natura, e anche in questo due mondi così distanti e diversi si possono in qualche modo assomigliare. C’è un’aria bella, pulita. Chi vive in mezzo alla natura ha tempi differenti, impara prima a eludere il tempo quando diventa noioso”. Cercare la Calabria in Sinner forse non è semplicissimo, ma più facile è riconoscergli i meriti attribuiti dalla sindaca di San Giovanni in Fiore, che vuole in lui un esempio per i giovani della sua città: “È molto bella l’idea che possa essere d’esempio. Lui spariglia le carte tra i giovani, sembra uscito da un’altra generazione. Questo dipende certamente da un contesto familiare solido, che spesso ritroviamo alle spalle dei campioni di tennis. Viene da una famiglia di ristoratori e l’importanza dell’impegno per raggiungere risultati deve averla iniziata a cogliere osservandola. Anche lui ha momenti tensivi, ma riesce a controllarli meglio di tennisti più famosi di lui. Altri suoi compagni hanno talento, ma confondono la baldanza con il desiderio di apparire forti. Scagliano le racchette, urlano contro l’arbitro. La sua invece è una forza ferma: kräftig, si direbbe in tedesco. Ricordo di averlo visto giocare nel 2019 nei Tornei Challenger, di circuito minore. Gareggiava contro Gianluigi Quinzi, all’epoca considerato  una promessa, il favorito. Invece la partita è stata un massacro, a parti opposte. Sinner vinse quel torneo e se gli esperti avevano già intravisto le sue capacità, sempre più pubblico da allora iniziò a notarlo. Ha un obiettivo ed è disposto a fare sacrifici per raggiungerlo. Il tennis lo porta fuori dal campo: con una certa alimentazione, la messa a letto a un orario giusto. Certo, il percorso tennistico è pieno di insidie, anche quando sei forte. Non bisogna caricarlo di aspettative”. Come molti borghi geograficamente più isolati, San Giovanni in Fiore soffre per la partenza dei suoi giovani, che negli ultimi anni stanno però conoscendo la possibilità di sfruttare la Sila come un brand, che dia spinta al settore turistico, con tutti i posti di lavoro che orbitano intorno. La mossa della sindaca Succurro sembra muovere i passi in questo tracciato, scegliendo un volto giovane e positivo per promuovere la vita nel territorio e tamponare le ferite di una terra che si stacca da sempre precocemente dai suoi figli, in cerca di fortune in luoghi che sappiano offrirne di più. Una strategia che non tutti trovano però consona. “Non apprezzo questa concezione subalterna dell’identità calabrese, il voler dipendere dall’immagine che arriva dall’esterno: testimonia la difficoltà a costruire un’identità, una soggettiva a partire dalla proprie forze, da ciò che c’è”, commenta ad HuffPost l’antropologo Vito Teti, in uscita con Rubbettino con la seconda edizione del suo “Terra inquieta” un libro dedicato alla Calabria, “Non so cosa possa rappresentare il bravissimo Sinner per la Calabria, rispetto allo spopolamento e alla fuga di migliaia di giovani che qui non trovano lavoro. Lo si invitasse a una manifestazione, venisse portato tra i boschi della Sila, incontrasse i ragazzi. Ma la cittadinanza nasce da un legame che qualcuno ha stabilito con la comunità, rendendosi utile, promuovendola. Non è il caso del tennista, che ha inorgoglito tutta l’Italia. Noi abbiamo bisogno di un’identità che parta dai nostri bisogni, i modelli devono essere trovati all’interno. Altrimenti è solo marketing pubblicitario e aldilà delle buone intenzioni non servirà questo a risolvere i problemi di San Giovanni in Fiore. Bisogna dare strutture, sanità, creare viabilità, lavoro, per convincere i giovani a non andare. Bisogna utilizzare il pensiero critico, altrimenti ci si allontana davvero da Gioacchino da Fiore”.