“Irrispettabili”: ecco perché la mafia non passa mai di moda (Il Secolo d'Italia)

di LUCA MAURELLI, del 1 Ottobre 2013

Da Il Secolo d’Italia del 29/09/2013

Al funerale del terrorista Mario Galesi, ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia sul treno su cui viaggiava insieme a Nadia Lioce, non è andato nessuno, come accade nella maggior parte dei casi di terroristi morti.
Non succede lo stesso per i mafiosi. Troppe le cattedrali stracolme, anche di autorità, dal sindaco al parlamentare del luogo, hanno accolto le esequie dì uomini vicini se non palesemente organici alla criminalità organizzata.
È da questa semplice constatazione che parte il libro “Irrispettabili” di Alfredo Mantovano e Domenico Airoma, entrambi magistrati, per analizzare il perché del consenso sociale alle mafie e ciò che si può fare per cercare di cambiare la situazione. L’opera, che esce in questi giorni per le edizioni Rubbettino, è un’implacabile descrizione di quanto la criminalità organizzata, che sia mafia, ‘ndrangheta o camorra, sia radicata nei territori dì appartenenza.
E non più solo perche’ si impone con la violenza bensì perché, “pur mantenendo il suo tratto criminale, mostra un profilo solidaristico”, ad esempio attraverso l’assunzione di dipendenti nelle aziende da lei controllate. «Nel momento in cui cresce la disoccupazione, si riduce l’entità della cassa integrazione – scrive Mantovano, già parla- mentare e per due volte sottosegretario all’Interno – il ruolo della mafia-previdenza sociale contribuisce non poco a un suo ulteriore radicamento nelle zone in cui essa opera». Ed il consenso sociale appare tanto più importante per l’organizzazione quanto più la mafia si mostra preoccupata di conservarlo. Ne è una chiara dimostrazione il comportamento degli esponenti storici della Sacra Corona Unita in merito all’attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi del maggio 2012. Da subito la Scusi affretta a dichiarare la sua estraneità. Ma non lo fa, come sarebbe normale con gli inquirenti, bensì con la stampa perché è grande la preoccupazione “di non ‘rovinare’ il lavoro di acquisizione del consenso cosi’ pazientemente seguito”. E un attentato che colpisce delle adolescenti, scrive Mantovano “rischia di cancellare anni di sforzi”. Dunque l’organizzazione si affretta a ricordare, con dichiarazioni su tutti i giornali, che “non c’e delinquente pugliese che possa ammazzare un ragazzino”. Ma nessun quotidiano, aggiunge l’autore, si perita di ricordare “quanti innocenti e minorenni sono stati ammazzati dai killer della Scu”. Fin qui ‘l’anamnesi del fenomeno’, che si nutre anche di canzoni apologetiche, come quelle dei neo-melodici, o di fiction come, ad esempio, quella su Pupetta Maresca, andata in onda su Canale 5 che, secondo gli au- tori, descrive il personaggio quasi fosse un’eroina e non una donna “criminalmente attiva” e organica alla camorra.

DI LUCA MAURELLI

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