Leggere é la vita di molti. Lo é,in particolare, della vostra cronista che, quando, già dal titolo, intuisce che il contenuto del libro é ciò che cercava, che si aspettava, vive un affascinante viaggio.
Succede, ora, con il volume di Mario Caligiuri, Professore di prima fascia all’Università della Calabria, 59 anni, uno dei massimi studiosi italiani della comunicazione. Con altri pregi, tra cui quello di essere un accademico, certo, ma capace di “sbriciolare” il pane del sapere in modo chiaro, approfondito, come tutti, ma facendo prima di tutto a se stesso, le domande che ogni studioso- o, semplicemente, lettore- si pone o si dovrebbe porre quando ha urgenza di approfondire un argomento.
L’Università della Calabria ha fama di essere, nel senso più nobile del termine, un “liceo di chierici vaganti”, di coloro, cioé che, dal Medio Evo in poi, per molti secoli, portavano ovunque il loro sapere suscitando dialoghi e proposte. Gli accademici di oggi- e chiedo loro scusa- non sono tutti così e ciò dipende anche, appunto, da una pedagogia della comunicazione veloce che, a volte, dimentica le basi della nostra Storia, della nostra Cultura magnogreca. Però, la vostra cronista ha avuto la fortuna di conoscere altri chierici vaganti, e soprattutto in quell’università più antica del mondo, tra le pubbliche, la Federico II di Napoli , cui, nel 1987, dette il nome del fondatore, 1224, l’allora Rettore Carlo Ciliberto.
Ma inoltriamoci, ora, in questo “straordinario” , nel senso etimologico del termine, libro di Caligiuri e pubblicato da Rubbettino, editore di Soveria Mannelli (Catanzaro), tanto…fuori mano, e tanto, invece, immerso in quel crogiuolo di etnie, di contaminazioni positive, di studi, da essere, ormai fonte di sapere imprescindibile e di scelte, a volte, di “instant book”, nel senso più nobile del termine. Come se, ogni argomento trattato, fosse già pronto tra gli interessi degli autori Rubbettino. Soprattutto, storici, linguistici, politici.
Ed eccoci al dunque., a cominciare dal distico di apertura che, a qualche lettore piuttosto riflessivo, potrebbe far dire, ” ma questa idea ,io l’ho sempre avuta”. Eccolo,
“In passato la censura operava bloccando il flusso d’informazioni. Nel XXI secolo, la censura opera inondando la gente di informazioni irrilevanti…Nei tempi antichi deteneva il potere chi aveva accesso alle informazioni. Oggi avere potere significa sapere cosa ignorare”. Yuval Noah Harari, Homo deus, Breve Storia del futuro. Bompiani, 2017.
Diciamo subito cosa NON é questo studio di Caligiuri, docente di Pedagogia della comunicazione: non é l’apoteosi della modernità, del web e di Internet. Ma, percorre una strada, a volte da Pollicino, a volte di Haussmann, di continui paralleli, tra la pedagogia di ieri e quella di oggi.
Raccontandoci, con prudenza e scansioni, ogni positività o negatività dell’ una e dell’altra.
Insomma, come per ogni materia dello scibile, cercando, prima di tutto per sé, come scrivevamo, di chiedersi cosa e come si può fare perché, prima di tutto esista una pedagogia della comunicazione.
“Mai come oggi, scrive l’autore, abbiamo un’abbondanza d’informazioni gratuite(…) e da qui l’ipotesi di una ‘bioeducazione’ che tenga conto delle trasformazioni radicali, interne ed esterne alla persona (…). Si richiede quindi una pluralità di nuovi saperi e una revisione radicale del sistema educativo”.
Certamente, lungo un breve ma ,si spera, non affrettato “resoconto” di un libro speciale, non ci si potrà aspettare né un altro libro con…altro autore, né, soprattutto, delle conclusioni superficiali sul meglio o sul peggio. Piuttosto, crediamo, osiamo sperare in uno stimolo ad approfondire e a mettersi in discussione.Pensiamo che, oltre a suggerire, con interesse di studio e non certo di imposizione, l’adozione di questo lavoro in scuole di ogni ordine e grado, specialmente, appunto in epoca di social dilagante, vi proponiamo un elenco di argomenti, in Indice, proprio a dimostrazione della varietà di approfondimento dello studio di Caligiuri. Eviteremo i paragrafi per non “annoiare” il lettore.
“Introduzione/ Una serata con Socrate/1, Bioeducazione/2, La comunicazione e il potere/ 3, Emergenza delle élite/ 4, La società della disinformazione. / Conclusioni/ Bbibliografia (molto vasta, ndr.)/ Sitografia ( a dimostrazione che l’autore non esclude alcun tipo di apprendimento ma …” cum iuicio”/ Indice dei nomi”
Uno dei momenti da evidenziare e sottolineare ,scrive l’autore, ” é che in prima linea, insieme ai docenti più motivati e competenti, occorre che ci siano proprio i giovani e le loro famiglie a pretendere scuole e università diverse, al fine di acquisire un’educazione che consenta di resistere alle sfide della società della disinformazione. Insomma, chiedere un’istruzione di alto livello per tutti. E come il ’68 arrivò sostanzialmente imprevisto per il mondo dell’educazione ufficiale, lo stesso rischio, e ben maggiore, stiamo correndo ora con l’impatto delle tecnologie, e, ancor di più, dell’intelligenza artificiale in una società segnata dalla disinformazione permanente”.
Un cronista può anche ringraziare un autore se e quando, tra le preziose carte del proprio archivio, trova anticipazioni accurate e riflessive su questi argomenti, oggi ineludibili.
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