L’ombra furtiva aveva varcato il portale del convento francescano, con un libro stretto al petto. lo pose sulle scale, umide di muschi, della nostra vicina chiesa domenicana, con un gesto sacro, e riprese la corsa. Da quell’oscurità dell’anno del Signore millecinquecento e ottantaquattro, del giovane novizio cappuccino non si seppe più nulla…
Un ritrovamento prezioso e una storia avvincente. È intrisa di fascino la vicenda che ha portato alla nascita del romanzo di Marco Iuffrida, studioso di storia medievale, InChiostro (Rubbettino editore). La narrazione ruota intorno alle poche righe di un manoscritto greco sapientemente occultato e inestricabilmente legato alle vite di religiosi del Cinquecento, coinvolti nella lotta tra fede ed eresia. Un manoscritto antico scoperto davvero a Lamezia Terme, grazie all’attenzione della bibliologa Antonella De Vinci, in un mondo – quello della conservazione dei beni culturali – dove distrazione e incuria spesso regnano sovrani. «Devo dire che è stata una di quelle occasioni che chi fa il mestiere di storico spera capiti almeno una volta nella sua attività – racconta Marco Iuffrida -. Era l’ottobre del 2005 ed ero laureando all’università di Bologna presso il Dipartimento di Paleografia e Medievistica. Sono di origine calabrese e avevo il desiderio di lavorare su una ricerca storica che fosse legata alla mia terra. Succede che l’allora responsabile della “Casa del Libro Antico” di Lamezia Terme, la bibliologa Antonella De Vinci, nota per aver scoperto alcune postille autografe del giovane Tommaso Campanella, durante un suo progetto di tutela e recupero dell’antico fondo librario della città di Nicastro (ora Lamezia), mi coinvolge nel rinvenimento di qualcosa di straordinario: un manoscritto pergamenaceo greco, molto antico e più di quanto potessi aspettarmi».
Che importanza riveste oggi la pergamena? È stato abbastanza complesso lo studio sul manoscritto prima di comprendere il segreto custodito nel suo testo. In un primo momento, date le mie conoscenze in ambito paleografico, cercai di capire cosa vi fosse scritto. Il tipo di scrittura greca, corsiva, rimandava ad una tipologia per nulla diffusa in Calabria o nel Sud Italia in generale, intendo in ambito italo-greco, e non poteva essere una grafia coeva ai libri antichi del fondo dove il manoscritto era stato rinvenuto: un fondo composto da preziose cinquecentine (i primi libri a stampa per intenderci) e da altri volumi d’epoca rinascimentale e moderna, tutti libri appartenuti agli ordini religiosi, domenicani e cappuccini, dell’antica città di Nicastro. Dopo un periodo di ricerca intensa, sono riuscito a svelare datazione e contenuto del documento manoscritto, in verità frammento di un documento, costituito al momento del rinvenimento da folio, un foglio “singolo”, e bifolio, un foglio “doppio”. Il manoscritto risale al X-XI secolo, faceva parte di un fascicolo di un codice originario da cui è stato “strappato” e il suo testo riguarda due omelie sull’Epistola agli Ebrei di San Giovanni Crisostomo. Insomma, il manoscritto mi aveva “parlato”: avevo scoperto uno tra i più rari manoscritti greci censiti in Calabria e il più antico manoscritto conservato da una istituzione pubblica di Lamezia Terme.
Dal ritrovamento è nato InChiostro. Un romanzo storico, con personaggi realmente vissuti. Il turbamento per la scoperta del manoscritto era destinato a crescere, perché le sorprese non erano finite. Una volta individuato il contenuto del testo, lo confrontai con le versioni edite delle omelie di Crisostomo. Qualcosa non mi tornava: alcuni passi sembravano non corrispondere alla versione riconosciuta delle omelie in questione. Precipitai nella confusione. Perché quei passi misteriosamente diversi? Perché proprio nei punti più cruciali per la comprensione del testo? E poi, ancora, la meraviglia prende il posto dello sgomento: tra le righe in greco del manoscritto, ecco intravedersi alcuni strani termini che qualcuno aveva scritto in una lingua diversa, parole annotate da una mano differente da quella che aveva redatto il manoscritto, frasi in codice che mi avrebbero condotto ad un’intricata e sconcertante serie di vicende, dal Medioevo al Cinquecento, fino ad arrivare a oggi e alla mia scoperta. Era la trama perfetta per un thriller storico, ma un thriller storico realmente accaduto con la Calabria e la sua grande cultura come protagoniste. Dopo qualche tempo, propongo i risultati della ricerca alla casa editrice Rubbettino: devo dire che la prima intenzione era stata quella di pubblicare un saggio scientifico. Ma con il direttore editoriale della casa editrice, Luigi Franco, si decide di impostare il lavoro in maniera inaspettata, vale a dire attraverso un romanzo storico vero e proprio, un romanzo che sarebbe stato accompagnato da un’appendice saggistica per sciogliere tutti i segreti delle vicende raccontate. La scelta del dott. Franco mi ha stimolato molto, e il risultato finale mi ha realmente soddisfatto.
A Nicastro, o meglio nella Neocastro del Cinquecento, si svolgono molti degli avvenimenti del romanzo. È un’antica città del Sud per niente isolata, posta al centro di vicende che la legano a contesti culturali lontanissimi come L’Oriente greco, la Roma dei Papi, il Nord Europa di Lutero. La Calabria del Cinquecento, seppur vessata dalla dominazione spagnola, da signori e signorotti, da terremoti e da altre calamità, è una terra che ha prodotto personaggi diventati parte del panorama culturale internazionale. Uno per tutti, il già citato Tommaso Campanella, che proprio a Nicastro, dal 1586 al 1588, si era trovato a proseguire la sua formazione domenicana.
Com’è questa Nicastro antica rispetto a oggi? La Nicastro che dipingo nel mio romanzo è una città di uomini e donne che celebrano la cultura attraverso la circolazione dei libri. Ma, chi leggerà InChiostro si accorgerà che la consapevolezza e la conoscenza si riveleranno ai protagonisti del romanzo anche con violenza e sangue. La Nicastro di oggi è una città che accoglie molte testimonianze storiche: una sorta di biblioteca di monumenti, di siti archeologici, di fondi librari, e attende di essere valorizzata al meglio. La Calabria intera è uno scrigno prezioso e carico di Bellezza.
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