Storia, idee e lotte di un meridionalista contemporaneo
a cura di Giovanni Cinanni e Salvatore Oliverio
Il 25 gennaio è ricorso l’anniversario della nascita di uno dei più importanti personaggi calabresi del secolo scorso: Paolo Cinanni. Paolo Cinanni, nato a Gerace il 25 gennaio 1916, fu politico, intellettuale, scrittore e saggista di alto livello, combattente, assieme alla sorella Anna, nella guerra di Liberazione, organizzatore e dirigente delle lotte contadine in Calabria ed in Piemonte nel dopoguerra. Chiamato da Carlo Bo, fu docente di Storia dei Partiti presso l’Istituto di Filosofia dell’Università di Urbino, ebbe ruoli di primo piano nel P.C.I. e fu fondatore, assieme a Carlo Levi, della FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Emigranti e Famiglie). Emigrante bambino egli stesso, lasciò la Calabria, dopo la morte del padre, a 13 anni nel 1929. La sua adolescenza si svolse a Torino, dove la madre coraggiosa e determinata aveva condotto tutta la numerosa famiglia per cercare una sorte migliore per i figli. La vita fu grama e durissima. Paolo trovò lavoro, ma fu licenziato quando scoprirono che aveva solo 13 anni. Nella sua famiglia imperversò in quegli anni la tubercolosi che portò via parte della sua famiglia, lui stesso fu colpito dalla terribile malattia, ma dopo una lunga permanenza in sanatorio guarì, ma nel 1930 ebbe un gravissimo infortunio: la ruota di un tram gli tranciò una gamba. L’incontro con Cesare Pavese cambiò la sua vita. Il loro rapporto durò fino alla tragica fine dello scrittore delle Langhe del 1950. Pavese fu per lui maestro di vita, di studio e di comportamento politico e sociale. Il loro, oltre che rapporto maestro allievo, fu pura amicizia. Pavese lo orientò verso lo studio dei classici del marxismo e dei grandi scrittori russi ed europei. Pavese lo mise in contatto con l’organizzazione clandestina dei comunisti. Il Partito fu per il giovane una nuova famiglia, fu il collettivo. L’esperienza da partigiano completò il suo itinerario di “Rivoluzionario di professione”, come amava definirsi parlando scherzosamente con i figli. Cinanni fece parte del Comitato Centrale del Partito e della Commissione centrale di Controllo. Ha combattuto sempre contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Dedicò infatti la sua vita all’organizzazione delle lotte contadine. Per lui la questione della terra era prevalentemente una questione sociale prima ancora che economica. Subì ben 38 processi nelle procure calabresi per la sua attività di organizzatore di occupazione delle terre dei latifondisti titolari di fondi agrari spesso usurpati al Demanio o avute dalla Cassa Sacra per pochi ducati. Ben tanto altro si potrebbe dire di questo straordinario intellettuale e uomo d’azione della sinistra italiana, ma basta leggere il libro del figlio Giovanni – “Abitavamo vicino alla stazione, storie idee e lotte di un meridionalista contemporaneo”, Rubbettino 2005 – per ricordare la sua vita di operatore rivoluzionario, e le sue opere e saggi pubblicati da editori italiani e stranieri, per avere conoscenza della sua vasta opera sociale e politica.
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