SFORBICIATE LIBRI – Quanti libri di autori italiani contemporanei hanno venduto, in Italia e all’estero, oltre cinque milioni di copie ? Certamente nessuno. E comunque se ne conoscete qualcuno fatecelo sapere. Uno di questi autori da cinque milioni di copie è Simon Scarrow, un inglese (nato in Nigeria), un’autorità nel campo dei romanzi storici. Ora, con “Il traditore di Roma” (Newton Compton editori), sta spopolando nelle librerie. E questo, ovviamente, ci fa piacere per almeno due motivi: perché contribuisce a ravvivare il mercato editoriale, soprattutto nelle librerie; perché si occupa della nostra storia, quella romana. E utilizza artifici letterari che stimolano la lettura sia da parte dei giovani (notoriamente “digiuni” di storia dell’antica Roma) che degli altri lettori, anche quelli definiti “forti”. Scarrow ha pubblicato con successo numerosi libri sulla storia dell’antica Roma, fra cui “Il centurione”, “Aquile dell’impero”, ”Roma arena saga”, ”I conquistatori “ e “Revolution saga”. In questo nuovo romanzo, ambientato nel 56 d.C., “Il traditore di Roma “, l’autore racconta le vicende legate alla guerra dei romani con l’impero dei Parti. Anche allora le guerre si conducevano non solo contro i pericoli esterni ma anche su quelli del fronte interno, dove si nascondeva un temibile traditore. A quel tempo non esistevano i servizi segreti (che conosciamo oggi) e quindi i romani – e i due veterani protagonisti, il tribuno Catone e il centurione Macrone – fanno di tutto per salvare la legione. Ovviamente non vi riveliamo l’esito. Il romanzo è però affascinante e non troverete la forza di staccare gli occhi dalle pagine. E questo è un grande merito dello scrittore, soprattutto in tempi di quarantene da virus.
Passiamo adesso a Venezia per parlare di un libro di Giorgio Ravegnani , ”Venezia prima di Venezia” (Salerno editore). L’autore insegna storia bizantina all’Università Cà Foscari. E è anche per questa sua specializzazione che ha potuto documentare ampiamente le origini bizantine di questa città unica al mondo. Con l’invasione dei longobardi (nel 568) la provincia venne sconvolta,dando il “via” a un fenomeno migratorio verso le lagune, con insediamenti stabili nelle isole, che diedero vita alla formazione della città. Il fenomeno si prolungò per oltre settant’anni, soprattutto dopo la caduta di Aquileia, i cui abitanti ripararono a Grado. In altre parole, Venezia si costituì come grande centro urbano nel corso dei secoli in seguito alle migrazioni dei veneti per sfuggire agli attacchi dei barbari. Vi sono però ancora molti punti oscuri. L’autore tuttavia esclude la leggenda di Attila, secondo cui Venezia sarebbe nata in seguito all’invasione degli unni nel 452. Venezia, com’è noto, rimase nell’orbita di Costantinopoli, poi cominciò lentamente a formarsi anche come città-Stato (le isole erano infatti già abitate nell’epoca romana). Un arcipelago che è diventato una delle più grandi potenze del Mediterraneo. Una ricerca, quella di Ravegnani, di grande valore storico-scientifico, di cui c’era sicuramente bisogno, anche se certo non manca un’ampia la letteratura su una città che tutto il mondo ci invidia.
Parlando di Venezia ci sovviene un libro di due autori veneziani uscito di recente: Luca Cognolato e Silvia Del Francia,”La musica del silenzio” (Feltrinelli).Il primo insegna italiano in provincia di Venezia ed è autore di libri per bambini; l’autrice è una libraia che collabora con le scuole. Il libro racconta le storie di bambini ungheresi portati via dai nazisti. In particolare si ricostruisce la vicenda di due fratellini (Marian e Raul) sempre in fuga da un rifugio all’altro per sfuggire alla caccia delle SS,dopo aver perso entrambi i genitori, che cercano disperatamente il principe. In realtà questo “angelo della salvezza” è impersonato da Giorgio Perlasca ,un uomo che ,spacciandosi per l’ambasciatore spagnolo a Budapest , tra 1944 e il 1945,riuscì a salvare più di cinquemila ebrei dalla Shoah. La storia di questi due bambini è stata scoperta dai diari di Perlasca, ”Giusto fra le Nazioni”, e confermata anche dalla prefazione al libro dal figlio di Giorgio, Franco Perlasca.
Infine, vogliamo segnalare un libro di un autore calabrese, poco conosciuto ma destinato a conquistare almeno i “lettori forti”. Mi riferisco a Giuseppe Aloe, che ha pubblicato per Rubbettino, il romanzo “Lettere alla moglie di Hagenbach”.Per la verità, l’autore è stato finalista nel 2011 con un altro libro al premio Strega, ma non se ne è accorto nessuno. Un peccato. Ci vorrebbe voglia di tirare la giacchetta a tutti quei critici troppo legati alla grandi case editrici e che non perdono tempo a leggere i libri degli autori esordienti (che non sempre sono giovanissimi)e di quelli che riescono a pubblicare miracolosamente nelle piccole case editrici. Quello di cui parliamo affronta un problema drammatico: l’alzheimer. Ma la demenza senile non viene affrontata come malattia, ma costituisce lo spunto per raccontare se stessi : la propria vita, facendo emergere le riflessioni esistenziali e umanitarie di ciascuno di noi. Il tutto è contornato da una fitta serie di interrogativi, ma anche dalla suspence legata allo scheletro di Rosa Luxemburg. Vi chiederete che cosa c’entra lo scheletro della rivoluzionaria? Lo scoprirete leggendo il libro dello scrittore calabrese che merita la pubblicazione di tutti i suoi manoscritti che sicuramente ancora avrà nel cassetto.
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