Il mosaico screziato di “I Cannibali di Mao” di Marco Lupis (di Sabrina Santamaria) (versospazioletterarioindipendente.wordpress.com)

di Sabrina Santamaria, del 26 Settembre 2019

Marco Lupis

I Cannibali di Mao

La nuova Cina alla conquista del Mondo

Ricomporre i pezzi di un puzzle vissuto, ricco di esperienze, è una missione tortuosa e allo stesso tempo impegnata in quanto il lavoro che vi è nascosto impone sempre un coinvolgimento non solo personale, ma, anche, familiare, sociale e politico. Costruire un diario di bordo, apparentemente, potrebbe sembrare un’operazione semplice e banale, invece richiede molta dedizione e obiettività soprattutto nel momento in cui il nostro mestiere si intreccia fortemente con le nostre passioni e ambizioni. “I Cannibali di Mao, la nuova Cina alla conquista del mondo” di Marco Lupis è un testo autorevole perché interseca diverse sfere della vita del suo autore, approcciarsi a un’opera a trecentosessanta gradi non accade sempre, ma quelle rare volte in cui ciò avviene il lettore rimane sorpreso positivamente; la profondità di questo romanzo mi ha accompagnata elegantemente per tutto il percorso di questa splendida scoperta. Lo stile è molto sui generis in quando non si colloca come un semplice reportage e non lo si può annoverare solamente tra i saggi di stampo giornalistico, “I Cannibali di Mao” non ha solo queste qualità, ma incarna in sé anche un surplus, una marcia ulteriore che è determinata principalmente dalla passione che Lupis ha profuso scrivendo questo libro. Tra le righe del testo si respira la sua vocazione per il giornalismo in quanto è ben diverso “fare il giornalista” dall’ “essere giornalista” inoltre il filo conduttore fra i capitoli è costituito dalla storia familiare e personale del nostro autore il quale armoniosamente unisce fattori socio-politici della Cina ed eventi personali di Lupis come la nascita di sua figlia, proprio per questo taglio autobiografico l’impressione suscitatami dal libro è stata quella di avere tra le mani un mosaico screziato. È preponderante già dai primi capitoli la curiosità del Nostro il quale con il suo sguardo investiga e indaga ogni aspetto della realtà anche quello, forse ritenuto più insignificante. Il taglio autobiografico presente nel romanzo impreziosisce l’andamento narrativo e non lo cristallizza in un genere letterario ben preciso e definito. L’analisi accurata e dettagliata dei fatti storico-sociali apre uno spiraglio a dei brandelli di luce in una mentalità occidentale ed eurocentrica che pretende di mettere al centro la cultura occidentale ed europea, una prova è data dalla nostra conoscenza filosofica che si focalizza solamente sui filosofi occidentali, ma poco sappiamo della filosofia orientale. Lo sguardo del nostro autore non è giudicante e non si erge a stabilire quale sia la cultura ideale e perfetta anzi l’interesse per l’orientalismo emerge in Lupis negli anni novanta quando, ancora, la Cina ci sembrava un mondo lontano e sconosciuto, nel 1995 la sua collaborazione con la rivista “Panorama” sarà l’input che lo condurrà in questo rapporto frontale con la Cina, un viaggio che comincerà in quell’anno e che sarà l’opportunità per costatare con i propri occhi la crescita e il cambiamento di un paese che tuttora si sta evolvendo però se adesso noi stiamo assistendo a questa “impennata” della Cina, ormai evidente, Lupis ne aveva predetto la salita ancora agli antipodi prima del nuovo millennio, in quegli anni quando l’entrata della Cina nel mondo dell’economia internazionale ci sembrava solo fantascienza, il titolo “I Cannibali di Mao” deriva da questa evidente ragione, infatti se un tempo i comunisti di Mao, a causa di una carestia mangiarono i bambini adesso la famelicità della Cina assume connotati metaforici, nel XXI secolo l’appetenza cinese è figurata, in particolare l’ascesa cinese è come se volesse ingoiare l’economia e la cultura occidentale, essa si manifesta come un voler riprendere “terreno” e questa rivendicazione cinese a volte si scontra con la visione occidentale che stenta a percepire come un buon auspicio la crescita del paese nipponico quindi questa sensazione di essere “divorati” il Nostro la identifica come una “paura dell’orientale” e avverte l’esigenza di tramutarla in un testo in cui egli si limita a darci le chiavi per prendere coscienza, ma si guarda bene dall’esprimere giudizi di valore. Forse in parte è vera questa rapace evoluzione della Cina? Oppure é il nostro sguardo che ci porta a puntare il dito e farcela giudicare come “divoratrice”? Il viaggio del Nostro diventa, allora, lo spunto primordiale per ripercorrere con ardore le tappe che hanno segnato non solo il cammino della Cina, ma anche il suo coinvolgimento nell’ambito mondiale. Da giornalista ambizioso e caparbio il Nostro scruta e investiga tutte le componenti del territorio cinese dal cinema alla politica, dalla moda all’arte, dall’economia all’istruzione mettendo al vaglio anche la legislazione che regolamenta il tasso di natalità del paese. Uno degli episodi presenti nel testo che più incide, come una lama a doppio taglio nel ritmo narrativo, è sicuramente la manifestazione di Tienanmen; Deng Xiaoping si scagliò con forza contro alcuni dimostranti nel giugno del 1989 usando duramente la violenza contro la propria gente per paura che il regime crollasse a favore della democrazia. L’espediente letterario del Nostro è la prolessi, alla fine di ogni paragrafo viene brevemente anticipato l’argomento della parte successiva, in questo modo l’attenzione del lettore non viene mai smorzata. La bramosia conoscitiva di Lupis, attraverso gli artifici letterari che ho menzionato, si impossessa pagina dopo pagina di chi si approccia all’opera, è indubbio il ruolo super partes dell’autore il quale mette in luce vizi e virtù della Cina, segreti e complotti diplomatici senza minimizzare o amplificare gli eventi storici paragonandoli, per quanto possibile, a quelli occidentali mettendoli sullo stesso piano con un sano comparativismo storico e alla luce dell’engagement frenetico del nostro giornalista “I Cannibali di Mao” è impregnato di disquisizioni riflessive di supremo valore.

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