Da Il Messaggero dell’1 novembre
È un simbolo del capitalismo fordista ma anche delle gerarchie del potere nelle aziende, nella politica e nella pubblica amministrazione. La segretaria, una figura pirandelliana nel senso di Una, nessuna e centomila, ha diverse declinazioni professionali, come ci racconta in un libricino molto spiritoso (Fenomenologia della segretaria, con una prefazione di Al Bano. Edizioni Rubbettino) il giornalista e dirigente Mario Benedetto. Abbiamo, per esempio, agli antipodi, la Velina e la Madre Superiora. La prima gioca le sue carte sul look, è moderna, super tecnologica, si destreggia molto bene tra tablet, iPhone, iPad, palmari e vari tipi di computer. Veste in modo elegante, «spesso in tinta con il sempre perfetto french delle unghie». Sul versante opposto c’è invece la versione castigata della segretaria delle tre C: Casa, Chiesa e Capo. Non trascura nulla all’interno di questo triangolo, parla solo e sempre se è necessario.
DICOTOMIA
Un’altra forma di dicotomia è tra la segretaria “Sora Cecioni”, personaggio della letteratura romanesca, che si esprime in slang e di solito a voce alta, senza imbarazzi e curando al minimo l’etichetta. Dall’altro versante la Segretaria Generale, ovvero qualcosa in più di un’assistente: una figura potente, a prescindere dalla casella occupata nell’organigramma. In grado di condizionare il Capo con i suoi suggerimenti, oppure di proteggerlo dalle incursioni esterne. La mitologia della segretaria non è pura retorica narrativa: è storia. Non troverete mai un vero leader che non sia accompagnato dal supporto di una professíonísta capace dí entrare in simbiosi con chi deve rappresentare all’esterno, specie durante le conversazioni telefoniche. Un esempio per tutti: Giulio Andreotti non sarebbe mai stato così efficace nel suo lavoro, e nei risultati che ha ottenuto, senza l’aiuto della signora Enea, la sua ombra. Arrivava in ufficio all’alba, in autobus, prima di lui che riceveva già alle 7 del mattino, e custodiva in modo rigorosissimo un archivio dove sí mescolavano le raccomandazioni per il giovane disoccupato ciociaro con le lettere del presidente degli Stati Uniti. Ecco, in fondo, la segretaria è il frutto di una chimica antropologica, più che professionale, dove al rigore del lavoro (fatto di puntualità, precisione, stile) si aggiunge una sorta di religioso sostegno. Perché la segretaria custodisce segreti e confidenze, e conosce l’anima del suo Capo.
Nel libro di Benedetto manca solo un passaggio: l’eclissi della segretaria. Ovvero la sua graduale scomparsa, almeno nella versione più elementare. Soltanto in Inghilterra, per fare un esempio, le segretarie si sono dimezzate negli ultimi dieci anni, e in Italia siamo più o meno a questi livello di crollo. Effetto della tecnologia, che rende molte funzioni ormai autonome (pensate a come le mail abbiano ormai eliminato le lettere da dettare alla segretaria che poi le scrive a macchina e le spedisce), e anche della Grande Crisi con i suoi tagli agli organici. In compenso, come sta avvenendo in diversi gironi del lavoro, crescono le assistenti, ovvero segretarie con più competenze e funzioni, che non si limitano all’attività di filtro. Per loro, gli stipendi in America viaggiano tra i 50 mila e i 250 mila dollari annui. Una bella somma che corrisponde anche al potere incarnato dall’assistente.
di Antonio Galdo
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