Da Avvenire del 10 gennaio
La Grande Crisi non è una “livella”. Direbbe così Antonio De Curtis, se sapesse che dal 2007 a oggi la recessione italiana ha colpito in modo molto diverso Nord e Sud del Paese. Finoi a costruire uno scenario in cui le due aree si muovono in direzione opposta: un Nord-Centro in (timida) ripresa – agganciato agli investimenti e ai consumi dell’Europa a trazione tedesca – e un mezzogiorno in recessione e depressione, addirittura col trend in peggioramento. La Grande Crisi, infatti, ha inferto ferite molto più profonde alla fragile economia meridionale: a tal punto che oggi si ha la netta impressione che la carrozza Mezzogiorno si sia sostanzialmente sganciata dal vagone Italia, che pure è fermo e sembra a sua volta essersi sganciato dal treno Europa. Dal 2007 al 2013 il nostro Sud ha perso 47,7 miliardi di Pil, 32mila imprese, 600mila posti di lavoro e 28 miliardi di investimenti pubblici e privati. E oggi il 60% dei giovani meridionali under 24 non ha un lavoro. Sembra una situazione post-bellica. E paradossalmente, negli anni peggiori della storia recente del Sud, lo stato si è “disimpegnato”: tra il 2009 e il 2013 gli investimenti pubblici sono diminuiti di ben 5 miliardi, tornando ai valori di quasi 20 anni fa.
Ma in questo deserto di sviluppo e di speranza – metafora che rischia di diventare realtà fisica, con l’avvistamento nelle ultime estati in alcune regioni meridionali delle prime cavallette- qualche luce s’intravede. Due sono le più promettenti. La prima scalda il cuore, perchè è il segnale di vita e vitalità d’una generazione che sembrava perduta: è il boom di nuove imprese create negli ultimi anni dai giovani meridionali, 2costretti” a inventarsi un lavoro dove lavoro non c’è. La seconda luce, invece, illumina il terreno di gioco decisivo per il rilancio dell’economia meridionale: nel 2014 è cresciuta fortemente la capacità di utilizzo dei fondi strutturali europei da parte delle Regioni del Sud Italia, che negli ultimi anni avevano letteralmente buttato nel cestino decine di miliardi di euro provenienti da Bruxelles. E come ha dichiarato il sottosegretario Delrio, se nel 2015 le Regioni del Mezzogiorno riuscissero (finalmete) a spendere il 100% degli ultimi 9 miliardi destinati loro dalla programmazione comunitaria, il Pil meridionale farebbe un balzo in avanti di 2 punti percentuali. Rimarrà solo un “sogno” d’inizio anno?
di Francesco Delzìo
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