Il male inutile (mangialibri.com)

di Lorenzo Strisciullo, del 11 Marzo 2019

Marco Lupis

Il male inutile

Dal Kosovo a Timor Est, dal Chiapas a Bali le testimonianze di un reporter di guerra

Settembre 1999, Dili, Timor Est. Croci: sono ovunque. Ognuna segna una vittima. Non ci sono cimiteri perché ce ne vorrebbero troppi. Sono il simbolo di una terra martoriata dalla guerra, in cui anche molti giornalisti hanno perso la vita. Anche Marco Lupis lo è: fa il reporter di guerra, e ciò che vede in una grande cattedrale a Kupang, a Timor ovest, è qualcosa che difficilmente si dimentica. Centinaia di persone stipate su pavimento, che cercano solo di restare vive. Sono fuggite dai massacri dei miliziani ma non sono ancora salve. I miliziani li hanno seguiti sino a lì. Li hanno visti uccidere uomini, donne e bambini. Li hanno decapitati. È questo ciò che Lupis vive con il suo lavoro: morte, dolore, guerra. Lo ha già vissuto. Nel 1996 la Rai gli chiede di girare due servizi sui crimini perpetrati dal Giappone durante la Seconda guerra mondiale in tutta l’Asia occupata: un argomento praticamente sconosciuto in Europa e soprattutto in Italia. L’anno successivo è in Cambogia, dove “si cammina sulle ossa dei morti”, a documentare i danni del regime di Pol Pot e dei Khmer, e dove si dovettero scavare “fosse comuni su fosse comuni per seppellire in qualche modo quei milioni di cadaveri”. Nel 1999 è in Kosovo e in Cile; nel 2002 nelle Filippine, nel covo dei tagliatori di teste. Dal 2006 al 2016, infine, è in Calabria a combattere la sua personale battaglia contro un nemico duro e infimo: il P.T.S.D, il Disturbo post traumatico da stress… La testimonianza e la memoria: due concetti sui cui si regge Il male inutile di Marco Lupis, fotoreporter che ha girato il mondo lavorando con le maggiori testate nazionali italiane; uno dei pochi giornalisti a essere stato testimone di fatti sanguinosi in zone di guerra delicatissime, luoghi in cui il male ha mostrato tutto il suo volto e la sua forza distruttiva. “C’è bisogno di libri come questo. Di libri scritti da quelli che hanno fatto un lavoro come il nostro. Che non soltanto consiste nel raccontare […] le atrocità commesse dal lato più orribile della natura umana mentre queste accadono, ma anche nel non permettere che quegli orrori vengano dimenticati” scrive nella prefazione Janine di Giovanni, una delle più importanti inviate di guerra nel mondo. Quello di Lupis, dunque, è un libro che apre una finestra fondamentale sugli inferni contemporanei, in cui gli uomini e le donne perdono la dignità, la vita, il loro nome; in cui i bambini perdono la loro innocenza. Un libro che dimostra, urlandolo già nel titolo, l’inutilità del male, la sua banalità, se vogliamo citare il fortunatissimo volume di Hannah Arendt; un male che viene poi dimenticato, fagocitato dall’evolversi della Storia, e che proprio grazie a libri come Il male inutile, un testo che mostra coraggio, compassione e un’infinità umanità, viene riportato a galla, con tutto il suo bagaglio di dolore e sofferenza.

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