Santo Gioffè, già autore del fortunato romanzo “Artemisia Sanchez”, dal quale è stata tratta una fiction RAI di successo torna in libreria con un altro romanzo storico ambientato in Calabria: “Il gran Capitán e il mistero della Madonna nera”.
Santo Gioffrè ci trascina in una Calabria rinascimentale resa ancora più misteriosa per l’intreccio sapiente di miti e leggende che l’autore mescola agli eventi storici realmente accaduti. Un passato che emerge da un passato ancora più remoto.
Il protagonista, eroe antico e moderno insieme, è Gonzalo Fernàndez de Còrdoba, generale spagnolo alla corte di Isabella di Castiglia inviato in Italia dal re Ferdinando il Cattolico per combattere i francesi e difendere il Regno di Napoli. Per i suoi meriti organizzativi, per il coraggio e la ferocia in battaglia, il Gran Capitano riportò numerose vittorie sul campo; vittorie e conquiste che ne accrebbero la fama e ora fanno da sfondo, non silente ma sanguigno e vivido, ad un romanzo dal gusto antico.
Risalta prepotentemente la natura calabrese, inquieta e forte, fatta di montagne, declivi collinari, fiumare e terre argillose bagnate dal sangue dei soldati, dal sudore, dalla paura. Ci sono le tradizioni antiche e le superstizioni indelebili, storie di monaci e di nobili, di re e popolani, strategie militari e concubine consigliere, il tutto reso realistico da un linguaggio crudo e tagliente, ma sempre evocativo di un passato che ha subito, e goduto, delle influenze nobiliari delle dinastie europee.
La Calabria che si presta ad essere punto di incontro di culture diverse, controversa nel suo attaccamento alle origini, è il contesto ideale, per Gioffrè, in cui collocare le contraddittorietà dell’animo umano. Il passaggio continuo dal particolare al generale, dall’odio all’amore, dal sesso al potere, il dinamismo dei combattimenti e la brutalità dei rapporti carnali contrapposti al timore religioso non lasciano spazio a sensazioni blande.
Tutto è spinto al limite in un tourbillon di suggestioni in cui l’ambizione, l’orgoglio, il coraggio hanno un contraltare pesante come quello religioso.
Così i santuari, le chiese e i conventi sono protagonisti tanto quanto le battaglie; i sacrifici, le punizioni corporali, le immolazioni e i banchetti, diventano moneta di scambio in una società in fermento.
Turchi, spagnoli, francesi e saraceni hanno versato il loro sangue sulle terre calabresi, ed è un sangue che ne ha caratterizzato la storia, arricchendola di influenze esotiche e ortodosse, confermate dalle numerose icone orientali presenti in Calabria e in generale in tutto il sud Italia, come le Madonne nere.
La Madonna nera di Seminara diventa, nel romanzo, il centro di numerosi misteri, il parafulmine per purificarsi da peccati terreni, ma soprattutto il simbolo di un potere, quello del “Capitan”, che non conosceva limite alla sua stessa ambizione.
Santo Gioffrè, medico e scrittore, è anche autore di numerosi studi sulla storia, la cutlrua e le tradizioni popolari calabresi.
Tra le sue pubblicazioni: “Gli Spinelli e le nobili famiglie di Seminara” , “Artemisia Sanchez” (Mondadori) dal quale la Rai ha tratto una fiction televisiva; Leonzio Pilato” (Rubbettino), biografia romanzata del primo traduttore, dal greco in latino, dell’Iliade e dell’Odissea e “La terra rossa” (Rubbettino), tragica storia di un figlio “mulo” agli inizi del ‘900 in una Calabria ancora medievale.
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