Da Le Monde Diplomatique (Il Manifesto) del 15 aprile
Anche guardando distrattamente gli scaffali delle grandi librerie vi sarete imbattuti in un volume, più o meno agile e dal titolo più o meno accattivante, dedicato alla crisi russo-ucraina che da oltre un anno strappa intere colonne sui media mondiali e che ha lasciato dietro di sé numerose vittime e atroci eventi. Il discorso, però, è che la stragrande maggioranza di quei testi – accalcati nelle tipografie a inizio 2014, a soli 2 mesi dall’inizio di Euromaidan – hanno mostrato una scarsa attitudine all’analisi reale dei fatti, soffermandosi alcuni sul dato evenemenziale della rivolta antirussa e altri sulle tragedie umanitarie che, come in ogni guerra, fanno da corollario alle manovre politiche discusse a tavolino. Se c’è dunque un pregio nel lavoro di Di Rienzo (che non è noto certo per i suoi studi geopolitici) è quello di aver calato l’approfondimento di questo conflitto in un contesto storico ampio, che fa il paio con il coraggio di chiamare per nome alcuni fatti, come nella breve introduzione all’agile saggio in cui la nuova reggenza di Kiev viene candidamente chiamata «colpo di stato» e «Stato-marionetta».
Il punto di partenza dell’autore è esplicito e dichiarato fin dalle prime battute da cui il lettore può cogliere la riflessione di fondo su cui è basato il testo. «Dopo il disfacimento dell’Impero sovietico, Kiev ha iniziato la sua lunga, contrastata, non rettilinea marcia per arrivare a un allineamento con Europa occidentale e Stati uniti e a un allontanamento dalla Russia. [.. .1 I cittadini di Mosca, San Pietroburgo, Vologograd, Novgorod, Vladivostok hanno giustamente interpretato la “rivoluzione di Majdan Nezaldnosti” come il tentativo degli Stati uniti di spingere l ‘Ucraina nella Nato e, quindi, di preparare il terreno per la definitiva disintegrazione della Russia come grande potenza». Quello che a prima vista può però sembrare un totale appiattimento del ragionamento su un malcelato filo-putinismo, si rivela invece un modo trasparente di mettere in fila fatti e ragionamenti capaci di dirci qualcosa di più delle litanie finora ascoltate ai Tg.
Prima di tutto, Euromaidan è la prova lampante che la Nato ha da tempo intrapreso una marcia verso l’Est, contravvenendo al flebile equilibrio creato dall’allora segretario di Stato Usa James Baker che nel 1990 dichiarò solennemente che «mai e in nessun caso la giurisdizione della Nato e quella dell’Unione europea avrebbero potuto estendersi alle nazioni dell’Europa orientale». Il secondo punto su cui si sofferma Di Rienzo è la cronistoria della primavera ucraina divenuta subito una guerra civile combattuta poi con l’intromissione anche militare di potenze straniere. Una considerazione che si sposa con la proclamazione dell’indipendenza della Crimea, la formazione delle Repubbliche popolari del Luhans’k oblast e di Doneck coinvolte poi nelle vendette della «guerra ai civili» scatenata da Poroshenko nel totale disinteresse dei governi della Ue. La terza intuizione spiegata con dovizia da Di Rienzo riguarda invece la strategicità dell ‘Ucraina: un paese che vanta 40mila chilometri dí gasdotti che lo collegano alla Russia e all’area del Mar Caspio e che soddisfano il 25% del fabbisogno energetico dell’Ue. Una nazione, la seconda per vastità in Europa, che vanta una sterminata quantità di risorse minerarie ancora vergini e un’ampia riserva agricola in forte espansione.
Più che in altri casi, inoltre, desta curiosità il fatto che a misurarsi su un piano di discussione così franco e diretto sia un autore che, non ce ne voglia Di Rienzo, non si è mai caratterizzato per essere ascrivibile all’eletta (e ultimamente pigra) schiera di intellettuali che fanno da riferimento all’odierna sinistra di classe. Un elemento, anche questo, su cui aprire una riflessione.
di Samir Hassan
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