Dal Corriere di Como del 7 aprile
«Credo che occorra guardare ai rituali da altri angoli visuali, per coglierne la sorprendente vitalità in tempi e in contesti molto diversi e lontani. È necessario mettere da parte luoghi comuni, stereotipi, pregiudizi e pressapochismo, altrimenti non si riuscirà a capire nulla».
Lo storico Enzo Ciconte, tra i maggiori esperti di criminalità organizzata e autore di numerosi libri sulla ‘ndrangheta calabrese, spiega perché potrebbe essere grave guardare alla ritualità delle cosche in modo superficiale, magari mettendo tutto nel calderone del folklore. Lo fa in un libro appena uscito per i tipi di Rubbettino (Riti criminali. I codici di affiliazione alla ‘ndrangheta, 12 euro, 145 pagine) nelle cui pagine si scoprono – non senza qualche sorpresa – anche i meccanismi di affiliazione messi in atto dalle locali della Lombardia e del Comasco. Vere e proprie cerimonie, capaci di rafforzare e addirittura cementare il sentimento di appartenenza dei criminali alla loro “famiglia”.
«Lo si voglia o no – scrive Ciconte – la ‘ndrangheta è un’organizzazione unitaria che impasta e amalgama antico e moderno, arcaico e globale in un nesso inscindibile»
Nei capitoli dedicati alla Lombardia, lo storico calabrese rivela che già ai tempi delle indagini sui Fiori di San Vito – la prima grande operazione condotta dalla magistratura lariana contro le ‘ndrine sul nostro territorio, a metà degli anni ’90 – gli «uomini d’onore della famiglia Mazzaferro facevano uso dei rituali ed erano soliti battezzare i picciotti e anche conferire la santa […] in nome di Garibaldi, Mazzini e La Marmora». A conferma che «gli uomini d’onore trasferiti in Lombardia avevano un peso che nessuno poteva pensare di ignorare».
Le cose cambiano, spiega lo studioso della criminalità, e anche i rituali si aggiornano. Meno sgrammaticature, meno folklore, appunto. Ma identica forza. simbolica Come dimostra il filmato shock ripreso dalle videocamere delle forze dell’ordine il 12 aprile 2014, o come altrettanto bene chiariscono le parole di Gianni Cretarola, sanremese affiliato alla ‘ndrangheta nel 2008 nella calzoleria del carcere di Sulmona e poi diventato collaboratore di giustizia. Giuramenti e battesimi criminali «non sono colore ma costituiscono la vera forza, il vero collante della ‘ndrangheta».
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Altre Rassegne
- Corriere di Como 2015.04.07
Il battesimo dei “picciotti” delle cosche lariane - Il Sole 24 Ore (Domenica) 2015.03.23
I codici della ‘ndrangheta
di Andrea Di Consoli