Un colloquio con Jouan Pablo Marcos Bay
Da Il Corriere della Sera del 3 luglio
Con tutto il rispetto che si deve al filosofo che più si è prodigato, con intelligenza e coraggio, per diffondere in Italia le idee della Scuola austriaca delle scienze sociali, forse qualche obiezione si può muovere a una parte delle tesi esposte da Dario Antiseri nel libro Le ragioni della libertà nei Protagonisti della «Grande Vienna» (Rubbettino), che raccoglie un suo vivace colloquio con Juan Pablo Marcos Bay su autori come Karl Popper, Friedrich von Hayek, Ludwig von Mises, Hans Kelsen.
Sembra esagerata, per giunta da parte di un convinto difensore dei corpi intermedi come Antiseri, l’affermazione che nell’analisi sociale contino esclusivamente gli individui e le loro azioni, cui andrebbero sempre ricondotti «concetti collettivi» come i partiti, le nazioni, gli eserciti. Ancora più discutibile è sottolineare soltanto le radici «socialiste» (meglio sarebbe dire anticapitaliste) del nazismo, ignorando l’assoluta centralità della questione razziale nell’ideologia hitleriana, che la colloca a un’enorme distanza dall’universalismo egualitario.
Resta però senza dubbio valido il nocciolo del discorso di Antiseri, che afferma il primato delle libertà individuali, compresa quella d’intrapresa economica, e raccomanda di tutelare il mercato dalle pretese dirigiste e protezioniste dei governanti assetati di potere. Così come va tenuto presente «il dovere da parte dello Stato di venire incontro ai bisognosi d’aiuto». Purché siano realmente bisognosi, s’intende.
di Antonio Carioti
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