SFORBICIATE LIBRI – Dico subito che ho una grande stima di Carlo Nordio. Fra i tanti magistrati che ho conosciuto, credo che Nordio sia il più indipendente, il più garantista, forse perché – come lui stesso dichiara- essendo in pensione ,si può permettere di “essere più libero di esprimere giudizi che un tempo sarebbero stati impropri “. Nordio, per chi non lo conoscesse, è stato magistrato dal 1997 al 2017.Negli anni ‘80 ha condotto le indagini sulle Brigate rosse venete e sui sequestri di persona; negli anni ’90 sui reati di Tangentopoli. Come procuratore aggiunto della Repubblica a Venezia si è occupato a lungo di reati economici e di corruzione. Nel saggio “La stagione dell’indulgenza e i suoi frutti avvelenati” (Guerini e Associati) Nordio definisce senza reticenze che l’indulgenza equivale a pressapochismo, incompetenza e indifferenza. E naturalmente, aggiunge, i frutti avvelenati sono costituiti da sfiducia, insicurezza, corruzione, illegalità diffusa. Di questi fenomeni sono stati responsabili tutti i partiti, di destra e di sinistra ,nessuno escluso. E ciò per assecondare umori popolari e nel tentativo di conquistare nuovi elettori. Ormai è noto che la maggiore responsabilità risiede nel far approvare leggi dettate dalla cronaca e nell’incapacità di attuare una vera riforma della giustizia. Invocata da diverse forze politiche ma mai realizzata, anche per la forte resistenza di potenti settori della magistratura. Quella di Nordio è ampiamente riconosciuta come una delle poche voci libere, fuori dal coro, pungente e coraggiosa. Ma quanti sono disponibili a dargli ascolto ?
I populisti in ascesa in Europa hanno ispirato due studiosi a pubblicare un saggio di analisi del fenomeno : Angelo Panebianco e Sergio Belardinelli, “All’Alba di un nuovo mondo” (Il Mulino). Quella dei due docenti universitari (Bologna) rappresenta un’analisi approfondita e complementare, anche se con spunti diversi, sulle attuali condizioni dell’ Europa. Entrambi si soffermano sulla civiltà liberale che dovrebbe essere rappresentata, con tutti i suoi limiti, nel vecchio continente. Anzi -sostengono i due studiosi- quella civiltà ( con i suoi principi, le sue istituzioni, le sue regole) costituisce il più importante “dono” dell’Europa moderna al mondo. I problemi però, come si sa, sono grandi come macigni : non mancano i conflitti e le ingiustizie “non si possono sopprimere”. Le conseguenze però si possono rendere meno gravi se si attinge a quel vasto patrimonio culturale e liberale del nostro continente .
Passando alla storia dell’arte ci ha particolarmente colpito un libro scritto “per quasi principianti “ ( “Storie dell’arte”, edizioni Skira) da un esperto della materia (Valter Curzi ,docente alla Sapienza di Roma, dove dirige la Scuola di specializzazione in Beni culturali). Gli interrogativi, com’è noto, intorno a un’opera d’arte sono moltissimi e non sempre decifrabili a un pubblico poco esperto. Sappiamo infatti che solo una èlite di appassionati, di cultori dell’arte, riesce ad appassionarsi di fronte a un dipinto o a una scultura. Il difficile obiettivo di Curzi è di “far capire”, almeno di far far interessare il grande pubblico che ha ripreso a frequentare i musei, le mostre di opere di autori contemporanei ,i palazzi storici. Ci è riuscito ? Non sappiamo. Lo stesso professore se lo augura e scrive: “Questo libro è rivolto agli studenti e a voi che scegliendo di leggerlo forse sentirete per la prima volta l’orgoglio di essere ‘ i figli dei figli dei figli di Michelangelo e Leonardo’ e di tutti quegli altri artisti che avrete modo di incontrare in queste pagine“.
Infine,una pagina di storia raccontata dal giornalista Giancristiano Desiderio (“Pontelandolfo 1861”,Rubbettino). L’autore si è impegnato da tempo a ricostruire eventi storici, così come emergono dai documenti e dalle testimonianze trovate negli archivi , confutando tesi di parte, senza riscontri oggettivi, come fanno certi storici improvvisati,convinti di quanto spesso si va superficialmente affermando (“tanto nessuno perde tempo a controllare, a scartabellare gli archivi”). Bene Desiderio ha scartabellato, archivi borbonici e post unitari, ed ha portato alla luce la verità sulla vicenda di Pontelandolfo. Si è trattato di un incendio e non di un eccidio, come è stato descritto da qualcuno ; ha provocato 13 vittime e non centinaia o addirittura migliaia, come hanno raccontato certi “storici”, che hanno dato di questo episodio una lettura sudista e antirisorgimentale. La storia va raccontata per quella che è, piaccia o meno. Ma questa constatazione ovvia per gli storici autentici, come Renzo De Felice, evidentemente si fa fatica a “digerire”.
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