Da Il Corriere della Sera del 19 luglio
Partendo da storie e convinzioni molto diverse, un ex ministro delle Riforme liberal-conservatore e un giurista cattolico democratico «alla Dossetti» si ritrovano uniti nel giudizio sulla riforma costituzionale: «È un pasticcio». E il termine che mette d’accordo Valerio Onida e Gaetano Quagliariello nel libro a doppia firma, in uscita il 21 luglio, Perché è saggio dire no. La vera storia di una riforma che ha «cambiato verso».
Nel gioco di citazioni tra titolo e sottotitolo è racchiusa la tesi del libro, edito da Rubbettino. La riscrittura della seconda parte della Costituzione è una «riforma sbagliata nel merito e nel metodo». Un’occasione mancata, che per Quagliariello bloccherebbe il sistema istituzionale riportando il Paese all’indietro. E per Onida, che ritiene «sgangherato e confuso» il disegno complessivo, «aggraverebbe la brutta patologia del centralismo statale».
La riforma, che gli autori ritengono congegnata «con arroganza» come strumento per legittimare il potere contingente di Matteo Renzi, se approvata dagli italiani condurrà la politica verso «un inciucio permanente». Un sistema in cui il partito del premier avrà un potere eccessivo e sconterà, al contempo, un’estrema debolezza, che lo costringerà a continue alleanze nel segno di un «trasformismo elevato a sistema».
Per giungere a una conclusione così fosca, Onida e Quagliariello si affidano alla accuratissima «Cronologia degli eventi» realizzata dalla curatrice Claudia Passa. Dalle elezioni del febbraio 2013, da cui emerge il nuovo quadro tripolare, fino al 12 aprile 2016, giorno in cui la riforma passa in via definitiva alla Camera. Nel mezzo, il drammatico travaglio della Repubblica italiana. L’agguato dei 101 contro Romano Prodi, l’«opa ostile» dell’ex sindaco di Firenze su Palazzo Chigi, il patto del Nazareno, l’elezione di Mattarella… Fino alla scelta di trasformare il referendum in un «Armageddon», mossa che Onida, per dieci anni giudice della Corte costituzionale, contesta energicamente: «Porre una questione di fiducia sull’esecutivo svilisce la Costituzione».
Il libretto è la registrazione di una chiacchierata del maggio scorso nella sede della fondazione Magna Carta tra due dei «saggi» chiamati dal Quirinale nel 2013 con il compito di cercare una via di uscita dal pantano istituzionale. Quell’esperienza ha lasciato in entrambi l’orgoglio di aver tentato «gratis» di salvare il proprio Paese e il rammarico di una missione incompiuta. Amarezza o rancore? «La commissione degli esperti fu oggetto di scherno e ironia da parte del futuro premier – ricorda Quagliariello. Quarantadue costituzionalisti e docenti furono liquidati come una banda di parrucconi vacanzieri». E se all’ex ministro fa piacere che Renzi abbia riabilitato i professori, Onida non perdona: «Quelli che si sono schierati per il Sì! Gli altri per il premier sono archeologi che difendono il codice di Hammurabi».
Gli autori parlano da paladini della Costituzione e si mostrano convinti che il presidente del Consiglio abbia tradito il mandato che il Quirinale affidò alla commissione dei saggi. E qui Quagliariello prova a interpretare lo stato d’animo del presidente emerito, schierato per il Sì al referendum: «Penso che lo stesso Napolitano sappia in cuor suo che dei propositi originari è rimasto ben poco». Altra piccola rivelazione l’ex ministro la regala ai lettori quando racconta che alcuni senatori grillini gli hanno «chiesto scusa, per non aver compreso a tempo debito che il governo Letta stava cercando di garantire un percorso di riforma condiviso e salvaguardare i diritti delle opposizioni».
di Monica Guerzoni
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