I 400 anni di Mattia Preti. Si riscopre il pittore dei Cavalieri di Malta (Corriere della Sera)

di PIERLUIGI PANIA, del 30 Luglio 2013

Da Corriere della Sera del 30/07/2013

Quattrocento anni fa nasceva uno dei grandi pittori di Dio, il Cavalier calabrese Malia Preti. Se. oggi una mostra a Venaria Reale di Torino («Mattia Preti. Tra Caravaggio e Luca Giordano», sino al 15 settembre, catalogo Silvana editoriale) e una monografia (Vittorio Sgarbi, Mattia Preti, Rubbettino, pp. 410, ¬ 24)10 celebrano, e prima lo hanno celebrato altre esposizioni nella natia Taverna («Della fede e umanità», a cura di Giuseppe Valentino e Sandro De Borro), a Palazzo Abatellis di Palermo e a Malta, ciò è stato reso possibile dalla riscoperta – iniziata negli anni Cinquanta con Longhi e Testori – dei caravaggeschi e dei «pittori della realtà», ai quali il tratto di Preti è in qualche modo riconducibile. Dopo questa riscoperta, negli anni Novanta vennero gli studi di Spike e Sciberras a far chiarezza sul carnet del pittore, ai quali si aggiungono i presenti contributi del Comitato scientifico in occasione dell’anniversario.
In vita, la fama di Preti crebbe con la sua adesione a cavaliere dell’Ordine di Malta, al quale era appartenuto anche Caravaggio. Preti divenne il pittore dell’Ordine, per il quale affrescò la co-cattedrale de La Valletta (nella cui sacrestia è conservata la Decollazione del Battista di Caravaggio) e realizzò pitture sacre e ritratti di maestri. Ma presso i circoli pittorici la sua fama fu inizialmente incerta: nelle sue Vite de’ pittori, scultori e architecti moderni (1672) Gian Pietro Bellori non pare apprezzalo e successivamente, a parte la presenza nella Storia pittorica di Luigi Lanzi, le cose, per lui, andranno peggio.
Nato a Taverna, in Calabria (24 febbraio 1613, morto a La Valletta il 3 gennaio 1699), dotto negli studi, Preti si trasferì presto a Roma dove ebbe una fase lunga e feconda, popolata da temi caravaggeschi (il Concertino), raffigurazioni da scene dei Vangeli e culminata negli affreschi per la chiesa di Sant’Andrea della Valle (prima sepoltura di un altro grande artista dell’Ordine di Malta, Píranesi). Un aspetto meno noto che lo caratterizza dopo la sua adesione a cavaliere di Obbedienza dell’Ordine, avvenuta nell’ottobre del 1642, è l’affermarsi di una sua pittura scenografica che quasi fonde dipinto e architettura.
Un esempio sono gli affreschi del palazzo di Valmontone, eseguiti tra il 1657 e il 1661. Qui, la decorazione delle sale del palazzo (affidata anche a Pier Francesco Mola, Gaspard Dughet, Guglielmo Cortese e Francesco Cozza), incentrata sulle allegorie dei quattro Elementi e dei quattro Continenti, è di forte plasticità, con capacità assonometriche e fusione con l’elemento architettonico.
Esperienza diversa, ma sempre di fusione tra le arti, si trova nella co-cattedrale di Malta alla quale Preti lavora tra il 1661 (data del suo arrivo sull’isola) e il 20 dicembre 1666, quando un documento attesta la conclusione della decorazione. Qui, come scrive Giorgio Leone nella monografia di Rubbettino, «la decorazione fa convergere in un unico paradigma stilistico pittura, architettura e spazi reali e illusori tanto da porsi come una originale reinterpretazione del barocco». La visita alla co-cattedrale è ancora oggi un’esperienza commovente: fondata dopo che il gran maestro Jean Parisot de la Vallette respinse l’attacco dei turchi nel grande assedio del 1565, vi sono sepolti numerosi cavalieri delle varie Lingue dell’Ordine in un crescendo di cartigli evocativi delle gesta, figure giacenti, rilievi marmorei, decorazioni parietali e, sulle volte, l’allegoria dell’Ordine gerosolimitano dipinta da Preti, che ne evoca la storia a partire dalla figura del fondatore, il Beato Gerardo.

DI PIERLUIGI PANIA

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