Dal Corriere della Sera – 22 gennaio 2012
Nella sua postfazione all’Autobiografia di Friedrich von Hayek (Rubbettino, pagine 253, € 16), Lorenzo Infantino racconta i rapporti del grande pensatore con vari esponenti liberali italiani: Luigi Einaudi, Marco Fanno, Costantino Bresciani Turroni, Carlo Antoni, Bruno Leoni. E anche con Benedetto Croce, benché il filosofo napoletano non vedesse una stretta relazione tra libertà politica e proprietà privata. L’intesa di Hayek con Luigi Einaudi ebbe inizio nei primi anni Trenta, anche se il loro rapporto intellettuale si sviluppò soprattutto nel secondo dopoguerra, nonostante i pressanti impegni pubblici del secondo (governatore della Banca d’Italia, ministro e poi presidente della Repubblica). In nome dell’antica conoscenza, Hayek nel 1945 decise di affidare una delle sue opere più significative, The Road to Serfdom (La via della schiavitù), alla casa editrice fondata dal figlio di Einaudi, Giulio, benché l’anno prima si fosse rivolto, per un aiuto alla pubblicazione in italiano, a Croce. Questi aveva promesso di appoggiarlo, aveva scritto all’editore Laterza e aveva trovato una traduttrice. Nonostante la richiesta dei diritti avanzata da Giulio Einaudi e il contratto firmato da Mario Einaudi, dopo undici mesi la versione de La via della schiavitù non era pronta. Von Hayek si lamentò con il padre dell’editore: “Ho saputo… che in conseguenza del mutamento delle convinzioni politiche dell’editore, la traduzione non viene fatta”. Dagli uffici di via Biancamano a Torino partì una lettera per rassicurare Luigi Einaudi: “Intendiamo pubblicare lavori di diversa tendenza… il ritardo non è imputabile a noi ma alla molto brutta traduzione di una signora presentataci dal senatore Benedetto Croce”. La via della schiavitù, un classico del pensiero politico, non uscì mai da Einaudi, nel 1948 lo pubblicò Rizzoli. E forse per questo incidente, nota Infantino, l’edizione italiana di Collectivist Economic Planning (questa sì edita da Einaudi con il titolo Pianificazione economica collettivistica) “uscì in forma rimaneggiata e senza l’indicazione del nome di von Hayek come ideatore e curatore del volume”.
Di Dino Messina
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