La moneta è il mezzo principale di scambio economico e si può utilizzare in quattro modi: per gli acquisti in contante di beni e servizi; per avere una riserva di valore per le spese future; per i contratti con pagamenti differiti; per gestire delle unità di conto (ad esempio nei libri contabili). Quindi il denaro serve per misurare le cose, gli scambi e le relazioni, e serve anche come riserva energetica (ci puoi comprare il cibo per poter sopravvivere e i vestiti per proteggerti dal freddo).
L’idea portante del saggio del grande studioso liberale è molto valida e attuale: “L’abolizione del monopolio governativo sulla moneta è stata concepita per evitare gli eccessi febbrili di acuta inflazione e deflazione che hanno afflitto il mondo nei trascorsi sessant’anni. Esaminandola, la proposta dimostra anche di essere la cura più necessaria per una malattia molto più profonda: le ricorrenti ondate di depressione e disoccupazione, che sono state presentate come un difetto connaturato e mortale del capitalismo (p. 201).
Dopotutto il monopolio della creazione della moneta non è “coerente con il principio generale della libertà d’impresa”. Diversamente da quello che sembra, il monopolio produce “un’indebita restrizione piuttosto che un’eccessiva offerta di moneta” (p. 39). Infatti la moneta prodotta da un sistema monopolistico affluisce principalmente all’interno dei sistemi bancari e finanziari, spesso per alimentare delle speculazioni sterili, e non riesce a raggiungere il grande e diffuso sistema produttivo informale delle piccole e medie imprese, che non riescono a crescere. Solo le grandi imprese e le multinazionali riescono a crescere, finché regge il sistema finanziario, giocando sul grande potere contrattuale che hanno con le banche e con gli operatori finanziari.
In realtà “Non è vero che una banca centrale che emetta riserve bancarie puramente fiduciarie, possa farlo basandosi su semplici o complesse regole gestite da un gruppo di esperti. La regola principale, quella della stabilizzazione dei prezzi al consumo, ha mostrato tutta la sua inadeguatezza, anche se ci ostiniamo a non ammetterlo” (José Antonio de Aguirre, prefazione a p. 30, https://fondazionehayek.it, Roma).
Hayek ha sempre creduto nel grande valore dell’autoregolazione nei sistemi economici non monopolistici e “Non si è mai stancato di porre in evidenza i gravi danni (alterazione del meccanismo di allocazione delle risorse, distruzione del capitale, disoccupazione) arrecati al regolare svolgimento dell’attività economica da una politica monetaria posta al servizio della finanza pubblica” (Lorenzo Infantino, www.luiss.it, presentazione a p. 5), o al servizio della finanza bancaria privata e privatizzata (le attuali forme societarie a partecipazione bancaria delle principali banche centrali). Ma Hayek ha anche affermato che “Se è permesso un solo tipo di valuta, è probabilmente vero che il monopolio della sua emissione debba essere sottoposto al controllo del governo” (p. 171). Hayek non avrebbe approvato il vasto e strano monopolio europeo della BCE.
Il grande studioso tedesco aveva pensato a un sistema monetario diffuso con varie monete private in concorrenza tra di loro in molte nazioni, ma non aveva potuto studiare bene l’evoluzione poco comunitaria e troppo privatizzata di molte banche centrali. Durante quasi tutta la sua vita le banche centrali si relazionavano in una condizione paritaria con i vari governi. Oggigiorno solo uno Stato ben riqualificato può spezzare il dannoso monopolio nazionale e a volte sovranazionale.
Ogni Stato dovrebbe avere almeno due tipi di monete a corso legale, con una emissione in mano direttamente allo Stato, in grado di generare una forma di valuta a circolazione nazionale, e una emissione in mano al sistema delle banche private riunite nella Banca Centrale di ogni Stato per la circolazione internazionale. La legge europea consente agli Stati di emettere monete metalliche o i biglietti di Stato spendibili entro i confini nazionali senza il bisogno di passare dalla Banca Centrale Europea (https://it.wikipedia.org/wiki/Biglietto_di_stato). Hayek avrebbe desiderato alcune monete, ma una moneta è come una lingua e in una nazione non possono esserci molti dialetti monetari aziendali o bancari che confonderebbero la percezione dei prezzi. Infatti “il principale vantaggio dell’ordine di mercato è che i prezzi forniscono agli individui l’informazione rilevante” (p. 159) per le compravendite e per gli investimenti.
Il sistema monetario a gestione pubblico messo in sana concorrenza con il sistema privatizzato delle banche centrali, potrebbe funzionare molto bene. Un sistema simile funziona in quasi tutti i paesi del mondo con la presenza parallela di un sistema sanitario privato e un sistema sanitario pubblico. E in molte nazioni questi due sistemi ben strutturati sono affiancati da un sistema diffuso di fondazioni senza scopo di lucro. Lo stesso Hayek ha affermato di non volere “proibire al governo di fare alcunché, ma esso non deve impedire agli altri di fare cose che questi possono fare meglio” (p. 42, nota alla seconda edizione). In molte zone di confine o nei paesi poco sviluppati o in forte crisi economica e sociale, esistono già delle doppie circolazioni monetarie che funzionano benissimo (ad esempio euro e una valuta nazionale, dollaro e una valuta nazionale).
Comunque “il principale compito di un economista teorico o di un filosofo della politica” dovrebbe “essere quello di intervenire sull’opinione pubblica per rendere politicamente possibile quel che oggi è politicamente impossibile” (p. 42). I banchieri più razionali e onesti prima o poi valuteranno l’importanza di cambiare i vecchi sistemi monetari centralizzati e monopolizzati, perché capiranno che “l’interesse più alto è quello di tutti” (slogan della Banca Etica). Molto probabilmente un doppio sistema monetario, arricchirebbe sia i ricchi che i poveri. Invece se stiamo ad aspettare la ripresa, ci attende il famigerato lungo periodo in cui saremo tutti morti (John Maynard Keynes).
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