Se una frase può riassumere il senso di un libro, per il saggio Gli Altri siamo noi (Rubbettino) di Andrea Nicastro valgono le parole che il padre comboniano Alex Zanotelli scrive nella prefazione: «Il nostro è un mondo assurdo. Il 10 per cento della popolazione mondiale consuma il 90 per cento dei beni prodotti, lasciando agli altri le briciole. E quel 10 per cento ricco e potente, per tenere a bada queste masse impoverite deve armarsi fino ai denti. Importante per capire la comunità maomettana e il jihad contemporaneo è la profonda ingiustizia che regna oggi nel mondo, ingiustizia contro cui i jihadisti lottano e si battono».
Gli Altri siamo noi ricostruisce la genesi del terrorismo islamista e la storia, anche la più recente, dei rapporti tra Oriente e Occidente. Ha come sottotitolo Perché tradire la democrazia scatena il Jihad, tema che Andrea Nicastro, inviato del Corriere della Sera, spiega affrontando un tema complesso con storie e un linguaggio comprensibili a tutti. Un lavoro di divulgazione importante.
«Per decenni» scrive «ci siamo detti democratici e, orgogliosi di quell’etichetta, abbiamo costruito una civiltà dei diritti quale non si era mai vista prima. Un modello per gli Altri». In Medio Oriente, però, di quella civiltà si sono visti solo gli aspetti meno edificanti mentre ben presenti sono dell’Occidente l’umiliazione del passato coloniale, il sostegno ai colpi di Stato, la complicità con presidenti e generali corrotti.
Così ogni volta che l’Occidente, invece di rispettare i principi che proclama, si scontra con la volontà e l’interesse dei popoli islamici la diffidenza e il rancore si alimentano. «La civiltà dei diritti sembra funzionare fino a quando siamo in pochi a goderne. Se al banchetto si presentano altri, si scopre che non ce n’è per tutti» ricorda (a tutti noi) il giornalista.
In tre secoli il mondo musulmano è passato dalla fierezza di un impero mondiale all’orrore del terrorismo suicida. La risposta al declino non è arrivata dalla politica o dall’economia, ma dalle moschee: «l’Islamismo è diventato la miglior “banca dell’ira” sul mercato. Il suo successo è il riflesso della nostra sconfitta perché l’Occidente ha smesso di proporsi come modello, ha rinnegato i valori che difendeva durante la guerra fredda, si è fatto amico di tiranni e golpisti, ha calpestato il diritto internazionale, ridotto l’Onu ad agenzia umanitaria».
Vent’anni di incontri e viaggi in Cecenia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Libano, Tunisia, Egitto, Libia e Marocco consentono ad Andrea Nicastro di ricostruire la storia dell’oggi come la vedono gli Altri, gli islamici (là dove si capisce che Altri con la lettera maiuscola sta a indicare un riconoscimento pieno e non una generalizzazione); di raccontare com’è cambiato il loro mondo e il nostro; di capire (e farci capire) cosa pensano, cosa sperano, cosa ci rimproverano.
Tutto questo lo leggiamo nelle parole di guerriglieri, intellettuali, femministe e studentesse della ummah. Nell’analisi, nel racconto e nei ricordi di quanto accaduto dall’11 settembre alla Cecenia, dall’Afghanistan all’Iran, a Israele e Palestina, all’Iraq, fino alle primavere arabe. Nelle riflessioni che Nicastro attinge da antropologia, massmediologia e anche dalla cultura pop, dai film alle canzoni, dalle poesie alle ricette di cucina.
Gli Altri siamo noi fa parte di un progetto multimediale che comprende lo spettacolo teatrale Gli Altri. Storie di burqa, amore e rabbia nel secolo del Jihad messo in scena da Nicastro e dalla giornalista Francesca Mineo.
«Nel libro e nello spettacolo» spiega Nicastro «si è cercato di capire cosa pensano questi Altri che ci spaventano. L’obiettivo non è aderire alle loro ragioni o flagellarci per i nostri comportamenti riprovevoli. Piuttosto sapere in base a quali informazioni gli Altri agiscono, condannarli se e quando è il caso, ma non giudicarli pazzi o nemici perché è semplicemente troppo faticoso ascoltare quello che hanno da dire».
«Se nello spettacolo presto la mia voce ad Amina che racconta la sua giornata a Kabul» scrive Mineo nella postfazione «se indosso in scena un burqa pesante e cammino a tentoni sul palco, come farebbe Amina per strada, rasente i muri; se ascolto Andrea pronunciare le parole violente di un jihadista poco più che adolescente, nato sotto i bombardamenti e cresciuto con la guerra intorno… forse mi avvicino a comprendere l’altro, le sue ragioni, la sua prospettiva. Succede a noi sul palco, succede a chi è seduto in sala».
Il libro di Andrea Nicastro è dedicato «a tutti i ragazzi nati con la fortuna a portata di mano, perché domani non dicano “Come facevo a saperlo?”. E a tutti i coetanei del mondo più difficile. Per poter loro dire: “Ci ho provato”».
Altre Rassegne
- Affaritaliani.it 2021.03.25
“Gli Altri siamo noi”. Perché tradire la democrazia scatena il Jihad
di Paolo Brambilla