“Giustizia, politica, democrazia. Viaggio nel Paese e nella Costituzione”, di Giovanni Verde (Ed. Rubettino, 250 pp., euro 22.00). Pare che anche nel nostro Paese, martoriato dai populismi, non siano morte la politica e la democrazia, tendenzialmente ricondotte da Mattarella e Draghi, “mentre i partiti sono nel panico”, nell’alveo della Costituzione. Sarà dura, ma c’è da sperare che – munito finalmente di un competente ministro della Giustizia, assente da anni da via Arenula – il nuovo esecutivo avvii con urgenza (oltre agli interventi su sanità, economia, ambiente, scuola) la riforma della Giustizia, presidio della democrazia ormai priva della fiducia dei cittadini, e – nel suo àmbito – con priorità, quella del processo civile. Non perché sia più urgente di quelle della giustizia penale e del Csm, ma perché essa incide più immediatamente sulla crisi economica che devasta il Paese e scoraggia gli investimenti degli stranieri (che si rifugiano spesso in clausole arbitrali per sottrarsi alla giurisdizione italiana) e gli stessi imprenditori nostrani.
Stritolati (gli uni e gli altri) dai folli grovigli di norme e procedure e dalle conseguenti lungaggini, “che spesso si traducono in vere e proprie vessazioni, creando il terreno fertile nel quale alligna la corruzione”. E sono altresì dissuasi dal rischiare dal timore delle responsabilità, che “ingessa gli amministratori pubblici, i quali cercano riparo in regolamenti che riducono a zero la discrezionalità con una crescita esponenziale della burocrazia”, e dal terrore di incappare in guai penali eterni con l’accusa (magari ingiusta o frutto di interpretazione “creativa”) di aver violato qualche regola.
Lo mette in luce, fra tante altre cose di cui tratta (e sulle quali torneremo) in un approfondito, ma chiarissimo libro intitolato Giustizia, politica, democrazia.
Viaggio nel Paese e nella Costituzione, con prefazione di Biagio De Giovanni e postfazione di Gerardo Bianco (Rubettino ed.) Giovanni Verde, maestro universalmente riconosciuto della procedura civile, formatosi alla Federico II alla scuola di Andrioli e Vocino. Ne seguirà – spero – gli insegnamenti la neo-guardasigilli Cartabia, giurista eccellente, anch’essa di elevata genealogia accademica. (A proposito: ma che ci azzecca in un governo “di alto profilo” Di Maio agli Esteri anche se “con Draghi premier avrà autonomia solo sull’Oceania”?).
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